martedì 4 ottobre 2011

I migliori angeli siamo noi, forse


Ha ragione Steven Pinker. Noi umani, oggi, viviamo - complessivamente - in una società incomparabilmente migliore di quella in cui hanno vissuto i nostri antenati; una società con minor violenza (e sopraffazione) di quanta ce n'era nei secoli passati. Questo è un dato incontrovertibile.
Attenzione: questo non vuole dire non c'è più pericolo, e che il mondo è bello lanciato verso il punto Omega della totale pacificazione. Vuol solo dire che la vecchia, stolida umanità, per un verso o per un altro, è riuscita, in parte, a “contenere” e a marginalizzare la violenza, a escluderla dal civile commercio umano; certo, tutto ciò avviene con un passo stanco e malcerto, con esitazioni, sbagli, con episodi che - a volte - contraddicono tutto questo assunto. Ma il dato di fondo è che nessuno può fare dello scalpo altrui un vessillo col quale sbandierare il proprio prestigio (a parte i vari capimafia sparsi per il mondo).
Quanto la religione ha contribuito a questa diminuzione lenta, ma progressiva, della violenza? 
Poco, molto poco, quasi niente; erano più bravi, i religiosi, quando la violenza apparteneva al dominio del sacro. Allora era affar loro, dei sacerdoti, contenerla dentro i margini del rito. Da quando i capri espiatori non sono più credibili come pharmakoi capaci di scacciare tutti i mali che colpiscono una società, l'umanità ha cercato nuove soluzioni, ha ascoltato a poco a poco la voce della ragionevolezza prima di lasciarsi prendere dal panico e gettare giraffe nei vulcani. 

A parte.
Tuttavia, qui in Italia, ogni tanto credere che espellendo qualche Edipo venga ripristinata l'armonia ristora l'animo. Io avrei qualche nome da fare, di qualcuno con la patente da testadicazzo per esempio.

3 commenti:

Giovanni Fontana ha detto...

Consigli la lettura?

Luca Massaro ha detto...

A scatola (ops) a libro chiuso.
:)

Pisacane ha detto...

Interessante. Anche se il passo sull'esclusione della violenza dal "civile commercio umano" mi fa venire un brivido; penso all'Iraq e all'Afghanistan, all'Africa. Ma anche ai parenti delle vittime che assistono alle esecuzioni in certi stati degli Usa.