giovedì 13 ottobre 2011

Lettera da Marsala

Lucas, una volta vivevi aspettando di incontrare colei che invece di incontrarti cercava altre piazze, altre strade. E anche se ti mettevi ai crocevia dove pareva impossibile evitarti, lei riusciva lo stesso a farlo, diventando invisibile. Lei non sapeva che collaborava alla costruzione del tuo sé. Lei non sapeva che stava per farti rinascere un'altra volta, gettando via lontano la placenta che vi aveva avvolti per un periodo considerevole di amore onnipotente. Dato che eri tu l'espulso dal ventre, volevi spiegazioni di questo cesareo innaturale, che aveva spezzato la tua nuova gestazione. La sua tetta era stanca di te, come la luna di rispecchiare il sole. Per lei erano una fatica le tue esigenze, le tue false ambizioni, il tuo restare fermo a osservare le stagioni passare senza fare un cazzo altro che pensare al tuo cazzo duro dentro lei. E lei, forse bisognosa di sgravarsi, decise di partire, di partorirti, e di lasciarti lì vicino a un cassonetto malandato, pieno di tristezza e di lacrime. Tu non capivi, perché eri senza respiro e non c'era manco un cane a darti una botta nella spalla o a farti un pompino in sua sostituzione. O Gesù, quante preghiere, quanti salmi mandasti a mente per sostituire il pensiero di lei con qualcosa di più Assoluto. Ma Dio faticava a darti delle risposte, così cercasti direttamente altre madonne - troppo poco puttane, evidentemente - per farti dimenticare il ricordo di quando eri nel ventre di lei. Ma dimmi, Lucas, se tu fossi stato lei, come ti saresti comportato? Ti saresti sopportato sempre lì attaccato ai tuoi coglioni senza darti nessuna aria e prospettiva? Certo, lei sentiva e ricambiava in misura eguale l'amore che scaldava i vostri corpi ricamati di sudore. Ma poi fu il vento, la strada, la sete di libertà che vinse. Tu non capisti. In fondo, come fa a capire chi non vuole nascere e preferisce restare prigioniero? No, lei non fu la tua carceriera, ma solo una sapiente maestra che ti aiutò a crescere e volle promuoverti a qualcosa d'altro che a suo servitore. L'amore vero accade quando svaniscono del tutto le reciproche dipendenze. L'amore si fonda solo sulla libertà, quando l'unico bisogno che uno ha dell'altro è quello di vedere di fronte il modello della propria indipendenza. Vivi, entrambi, e consapevoli che i gesti sono contati e che ogni carezza è riconoscenza e non misconoscimento.
Lucas, tu filosofi. Tu vorresti, diciamocela tutta, prendere il posto di Alberoni al Corriere della Sera. Ma tu non la sai lunga, tu inventi, e non scrivi certo per consigliare i fortunati dirigenti di Mediobanca (bella classe dirigente, la nostra, la fottuta). Risolversi, ecco tutto. Certo è vero, hai ragione. Te la potrebbe anche scrivere, ogni dieci anni, una Lettera da Marsala. E se non te la scrive, scrivigliela tu, adesso, «solo tre righe di biglietto», vai.


1 commento:

Irene Qohèlet Angelino ha detto...

E quanto desidero, io, rivedere, riabbracciare un amore uguale al tuo. Mostrarsi la libertà che ci siamo ripresi, le vite.

Eravamo troppo vicini, ero troppo vicina a lui da non lasciargli più aria per respirare.
Mi ha donato nuova vita con l'amore che mi ha lasciato.

Vorrei saperlo vivo, più vivo di prima, più libero di prima.