domenica 5 febbraio 2017

I conti prima dell'oste

Alla Bocconi studiano sodo e serio, serio e sodo, intorno a temi complessi, analoghi allo studio dei buchi neri, non quelli sparsi nell'universo, bensì quelli dei Costi del Non Fare (CNF, acronimi bizzarri sui cui si potrebbe pure discutere e turpiloquiare)
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Se il «non fare» costa 606 miliardi di euro è perché a farlo, forse (e dico forse sdraiato bocconi in terra, perché io non sono bocchiniano)  ci vogliono - butto giù ’na cifra, così a stronco - almeno 303 miliardi d'euro. Orbene, boccucce care che state a fare i CNF , ditemi un po’: dove li trova lo Stato tutti sti sòrdi? Glieli dà piccola media e grande impresa, insieme a tutti coloro che pagano le tasse? Mi sa che con il gettito ricavato dall'Irpef si fa poco.

bocchinini stanno a riflettere (sognare) sui futuri prossimi rilanci dell'economia (alias: nuovo ciclo di accumulazione capitalista), stimolata dalla spesa pubblica in infrastrutture, che sbocchino in un nuovo Miracolo economico, stile anni '60 - epoca in cui, per esempio, si costruì un'autostrada come quella del Sole in pochi anni. Che cari. Oggi si accontentano delle autostrade informatiche, a banda ultralarga, per collegare ultraveloce tutta la penisola. Bravi. E chi le dovrebbe costruire? La Sip?
I boccaperti restano silenti, tengono le boccucce chiuse, non tanto perché qualcuno gli ha detto che «la Bce comincerà presto a discutere l'uscita dal Qe» (questi son sempre stati sòrdi muti, giacché utilizzati massimamente dalle banche per comperare i titoli di Stato) ma proprio perché gli risulta più semplice fare una previsione su quanto costa il non fare che studiare quanto costa il fare e basta (e come ‘fare’ a finanziarlo).

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