giovedì 16 febbraio 2017

La tazzina del cesso

Non so se devo cospargermi di cenere il capo in pieno carnevale, ma io non lo sapevo che Gramellini è passato al Corriere della sera, non so quando, né in che termini, con quanti milioni di euro Cairo del Torino lo abbia strappato agli Agnelli della Juventus. Ho visto soltanto oggi che il Vostro ha una rubrica chiamata il Caffè. Dal Buongiorno al Caffè.



E dal Caffè al cesso. 

Per questo - è necessario, dato che non è mestiere, ma mero divertimento - il blogger deve trovare strade diverse, la cronaca non può essere un assillo, la politica un tormento, la filosofia un tarlo, la letteratura un obbligo. Il blogger, soprattutto, se decide di non giudicare, non non solo non giudica, ma non parla affatto di un argomento che si giudica da sé; non premette; non spiega, se non nei minimi termini, la questione; tempo da perdere per riassumere lo scontato non ne ha. Il rito bloggeristico è un recinto aperto, quindi non è un recinto né un rito; un post non ha una funzione religiosa, costringente, mettetevi in ginocchio, confessatevi, ché parla lo Spirito Santo.
Questa, casomai, è la pretesa delle vie più illeggibili rubrichette del cazzo - e io, vedi Gramellini, giudico eccome, dato che ne parlo - il cui preteso servizio è quello di informare la pubblica opinione, di prestar parole al dominio pubblico, così che i dominati possano ingozzarsi di ironico buon senso, da vomitare senza pericolo per strada, come uno striscione che, anziché scrivere anfamona d'una mamma, copia un bacio perugina.

P.S.
Dedico il post a Marino, perché senza il suo non avrei mai letto dello striscione.

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

giudicare il comportamento di quella madre è questione spinosissima. tuttavia poteva evitare due cose: chiamare "lo Stato in divisa" per un po' d'erba, e non strumentalizzare la morte del proprio figlio. forse un giorno si ravvederà, anche se il dubbio è lecito.