A conclusione di un articolo pubblicato da Jacobin Italia sull'accordo tra Poste e Amazon, si legge.
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Se potrebbe sembrare utopistico invocare la nazionalizzazione di Amazon, lo stesso non può dirsi della possibilità di sottrarre al gigante dell’e-commerce la capacità di generare e accumulare profitti sullo sfruttamento della filiera logistica. Un passaggio che impone un rovesciamento del punto di vista, riconoscendo una verità quasi ovvia: non sono i lavoratori e le lavoratrici del servizio postale né le infrastrutture del nostro paese ad avere bisogno di Amazon, ma è Amazon che ha bisogno di assumere la proprietà e il controllo di un settore nevralgico della struttura produttiva italiana per incrementare i propri profitti. Squarciando il velo di Maya che separa la narrazione dei vincitori dalla realtà si torna alla durezza di un rapporto di forza, in cui la posta in gioco torna a essere quella di sempre: il potere su chi, come e cosa si produce.»
Marta Fana e Simone Fana
«Il potere su chi, come e cosa si produce»,
1. Il potere su chi produce.
Il potere di chi su chi.
Il potere statale sui produttori? Tipo - per essere stringenti - la Cina?
E voi, bella gente di Sinistra, vorreste in Italia e in Europa un capitalismo controllato dallo Stato come quello cinese per avere, anziché dei rontinculo alla Bezos («l'uomo più ricco del mondo»!), delle canaglie testedicazzo tutte ordine e disciplina come i dirigenti di partito cinesi?
2. Il potere su come si produce.
Come si produce? Seguendo le cosiddette Leggi del Mercato che il sistema economico e produttivo capitalistico impone. Leggi non scritte, o scritte un po' come cazzo vogliono i padroni, convengo, epperò, a parte qualche microscopica economia di prossimità in culo al mondo, tutti i produttori, compresi gli Stati, seguono tali leggi (sebbene gli Stati possano più facilmente agire in regime di monopolio), leggi che sono informate da una sola logica: quella del valore. E qui che nasce il problema dei problemi: la logica del valore non ha altro dio che se stessa: la produzione deve avere un ritorno in valore maggiore di quello impiegato per produrla altrimenti non sta in piedi. Stop. E questo vale per Amazon, per le Poste e per l'agricoltore biologico della Val Trebbia (al quale, se va male, almeno può tentare una vita da Robinson).
E sebbene questa logica del valore sia la causa della desertificazione (o della alluvione) del pianeta, ancora - e soprattutto a Sinistra - non vi è un'autentica riflessione su come uscirne prima che sia troppo tardi (è già troppo tardi). Peggio, si crede ancora che il problema sia come distribuire meglio gli utili - ed è chiaro che i Jeff Bezos scandalizzino, mentre mille dirigenti testedicazzo di partito comunista (!) cinese molto meno, perché il problema è chi e come si mettono le mani sul plusvalore (ai tempi dei gloriosi trent'anni del dopoguerra c'era un po' più di ripartizione, convengo. Ma se c'era è perché in quegli anni colava parecchio grasso in eccesso dalle porchette infilzate della produzione).
3. Il potere su cosa si produce.
Cosa si produce? Generalmente, merda. Però anche merda buona. Per esempio: io su Amazon ho comprato e compro anche roba buona. Meglio su Tannico, epperò come cazzo faccio a spendere 199€ per te,
bella fica?
A parte: Amazon è un recettore e, quindi, venditore della tanta disparata roba che viene prodotta in ogni dove (per lo più in Cina). E lo fa online. E io ho sempre amato comprare per corrispondenza (anche quando ero bambino, per finire l'album Panini, facevo un vaglia postale per farmi mandare le figurine che mi mancavano anziché continuare a comprar doppioni) e, finora, nessun altro come Amazon mi ha fatto sentire - anche con du' spicci - un Signor Cliente (capirai che soddisfazioni: ma vedi di andare in un ufficio postale il sabato mattina e trovarti la fila e l'impiegata sfavata che tenta di vendere la Sim postemobile a un pensionato e poi mi dici).
Ma per ritornare al punto. ‘Cosa’ si produce lo stabilisce sempre la suddetta logica del Valore. E non vi annoierò a dirvi che cosa sia più redditizio produrre e cosa meno, perché il discorso andrebbe a finire sulla carta igienica (lo stupore che ancora la carta igienica non sia considerata patrimonio dell'umanità e quindi prodotta gratis e senza generare utili e consumo di forza lavoro eccessivo - i turni da otto ore anche di notte nelle cartiere compresa la domenica! - in tutto il globo).
Fare un quadro generale su cosa convenga produrre per stare tutti bene un po' senza faticare troppo e goderne, una vita da piccoli Jeff Bezos in minore (i membri del Comintern mi mettono tanta tristezza addosso che urlo).
Ecco una seria piattaforma programmatica per il 2019.
Ma potrebbe andare bene come analisi per un partito di Sinistra, chessò, a un Potere a stocazzo di Popolo?
Nutro dubbi. Telefonatemi.