martedì 12 febbraio 2013

La nebbia che respiro si dirada


Crepuscolo di febbraio, sera tipo in cui uno si chiede chi è e cosa ci fa qui e ora, cosa ci ha fatto fino a ieri, cosa ci farà domani. Mi dico che è martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, giorno che dovrei ricordare perché fu in tale giorno che rientrai per la prima volta là dove uscii per la prima volta – era una maga vestita di nero, no, non una strega, dio che oceano-mare che fu, altro che Baricco.
Un peso: Berlusconi è vivo e lotta insieme a noi, di lotta di classe neanche l'ombra, forse in Grecia accade qualcosa, ma tutto è sotto controllo.
In questo presente, mi si presenta, immediata, la contraddizione tra ciò che sono e ciò che faccio («La via del fare è l'essere» Lao Tzu) e quello che non saprei nemmeno io cosa esattamente vorrei essere e fare – sempre che voglia essere e fare qualcosa di diverso da ciò che sono e fo. E tale contraddizione, che non ho alcuna intenzione di risolvere, forse perché non la sento abbastanza come problema che mi persegue, ma che si affaccia, appunto, in certi momenti crepuscolari, in cui se avessi meno amor proprio sarebbe facile cadere preda di smanie depressive – insomma, chiudi questa cazzo frase, Massaro, non ti perdere, vieni al dunque.
Sì, ecco vedi, cara amica dai capelli esplosi, forse è proprio per questo che m'impongo l'esercizio (la fatica? Il vizio?) quotidiano dello scrivere: per uscire dalle sacche della non esistenza. Butto fuori le mie ubbie, che altrimenti starebbero qui sospese a mezz'aria, tra petto e ascella, e andrebbero a aumentare la sudorazione - e tenerle a stretto troppo a lungo sul proprio corpo, dopo non basterebbe il sapone alla lavanda, credimi. Così, faccio fuoriuscire dall'io questi pensieri cupi di finitudine e fallimento, di impotenza e di risentimento, di rabbia, di livore, di amore inespresso, anche, di voglia di prendere le armi, come fece Gaetano Bresci fu Gasparo, ma ci sono troppi re in giro e, ancor più, una moltitudine di sudditi che vuole restare tale.

Sai, stasera, ritornando a casa, fatto strano, ho accesso lo stereo, io che ascolto poca musica oramai. Ho ritrovato un vecchio cd raccolta di Battisti, ho pigiato il tasto random, è apparsa una luce.


Ah, dimenticavo: del Papa importa sega.

6 commenti:

Fatjona ha detto...

:)

Fatjona ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
melusina ha detto...

Canzone, minore forse, che mi è carissima. Buon febbraio, amico mio.

Luca Massaro ha detto...

Grazie Mel, altrettanto tanto.

Anonimo ha detto...

beh, ma invece il papa è importante... se cambia il presidente della disney "va saputo" anche se non si crede in paperino...

Luca Massaro ha detto...

@ riccoespietato

Giusto, il mio era solo un piccolo moto di ribellione anti-mediatica