venerdì 1 febbraio 2013

Voler andare verso il popolo


[Col fascismo il] «processo di pubblicizzazione dell'industria e di assunzione del ruolo di imprenditore da parte dello Stato non intaccò tuttavia il fondamentale carattere capitalistico privato dell'economia; gli ambienti industriali e finanziari conservarono un forte ruolo nella gestione delle imprese a partecipazione statale, e poterono così controllare ai loro fini la compenetrazione tra Stato e capitale e difendere i meccanismi dell'accumulazione. E valga al riguardo una testimonianza non sospetta, quella di Ettore Conti, uno dei più potenti industriali e finanzieri del ventennio, che nel settembre 1939 annotava nel suo diario:

In questo periodo in cui si afferma quotidianamente di voler andare verso il popolo, si è venuta formando una oligarchia finanziaria che richiama, nel campo industriale, l'antico feudalismo. La produzione è in gran parte controllata da pochi gruppi, ad ognuno dei quali presiede un uomo. Agnelli, Cini, Volpi, Pirelli, Donegani, Falck, pochissimi altri, dominano letteralmente i vari rami dell'industria.

In conclusione l'industria italiana tra le due guerre mondiali seguì, tra fasi di espansione e di recessione, un cammino ascendente, anche se con tassi di incremento moderati (tra il 1929 e il 1936 l'aumento complessivo fu del 15%). Non è quindi accettabile la tesi, che ha avuto largo credito, la quale interpretava il ventennio come un periodo di ristagno delle attività industriali, sacrificate agli interessi degli agrari e della grande proprietà latifondistica».

Franco Della Peruta, Storia del Novecento, Le Monnier, Firenze 1991, pag. 200-201

Mussolini fece anche del bene e il testa di cazzo non ha tutti i torti. 
È la stessa cosa ch'egli intende di se stesso: nonostante tanto male e tanto niente fatto nei suoi precedenti governi, egli ha fatto anche del bene a qualcuno, oltre che per sé, vedi Scilipoti, per esempio. 

Torno a ripetere: giustifico e comprendo, ma non approvo: maledico, coloro che votano Berlusconi per un chiaro interesse di classe (capitale), o di servigi pagati lautamente (servizi orali, legali, editoriali), o di mero tornaconto per piccole-grandi evasioni (vedi professionisti o artigiani che non amano emettere fattura); ma il restante popolo come fa ancora a dargli credito e fiducia?

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

forse conti aveva letto L'imperialismo fase suprema del capitalismo o, più semplicemente e ben prima, l'opera di Hobson?

Marx è stato tutt'altro che smentito (come fai a smentire le leggi e le contraddizioni del modo di produzione capitalistico che hanno forza delle leggi di natura?), il capitalismo nel suo sviluppo non fa che confermarlo, punto per punto. Marx si era sbagliato nel 1848, come molti altri, ritenendo imminente la rivoluzione sociale. Ma di ciò prese nota, eccome.

Quello che disturba della critica dell'economia marxiana è proprio il fatto di aver svelato l'arcano e l'ineluttabile, aver cioè rivelato scientificamente al proletariato 1) come avviene lo sfruttamento e 2) che sebbene ogni epoca si ponga solo i problemi che può risolvere, tuttavia per gli sfruttati moderni non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti.

willyco ha detto...

Ecco forse il problema principale e' capire perché le persone prese a crescenti dosi di calci in culo non si ribellino, ma anzi aumentino i consensi nei confronti dei poro aguzzini. Forse perché non li percepiscono come tali? Perché non possono che appendersi alla speranza delle promesse pur sapendone l'inconsistenza? Perché temono un maggior male dal nuovo rispetto a quello che già conoscono? Mi ha sempre colpito il fatto che nel 1940 ci fossero 75000 antifascisti schedati dall'ovra

willyco ha detto...
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