«Se questa realtà noi potessimo
conoscerla in tutte le sue propaggini e conseguenze, la storia – la
vita – non sarebbe che accordo continuo di volontà libere:
idillio, o svolgimento infallibile di un piano razionale. Agiremmo
così “a ragion veduta”, ossia non agiremmo affatto, ma
eseguiremmo coscientemente un disegno prestabilito e sterile. Non
saremmo liberi. Ma siamo liberi, e ciò significa letteralmente che
non sappiamo quel che facciamo. Nell'agire, non abbiamo altra guida
tranne ciò che crediamo gli
uni degli altri e del mondo in cui viviamo. Napoleone, Kutuzov,
l'ultimo dei loro soldati, l'uomo più geniale come il più mediocre,
il più lucido e raziocinante come il più sciocco, nessuno può mai
oltrepassare il limite che, all'ultimo, fa di ogni sapere un semplice
credere, di ogni
azione un colpo di dadi a rischio di se stessi e d'altrui. Nel campo
degli eventi umani, la nozione di causa non ha senso.
«Questo
è il limite che rende così stolta l'arroganza dei potenti».
Nicola
Chiaromonte, “Tolstoi e il paradosso della storia”, in Credere
e non credere, Il Mulino,
Bologna 1993 (pag. 57)
E tuttavia
ci sono aspetti della realtà che si possono (devono) conoscere, che sono lì,
alla portata di tutti, semplici dati oggettivi che solo
«l'arroganza dei potenti» tende a sminuire, camuffare, nascondere sotto il tappeto della mente. Ma
con un po' di sforzo si possono (devono) trovare, portarli alla luce
e crederci che esistano i fatti,
giacché è incontrovertibile
che esistano per esempio i padroni e che esistano gli schiavi, che esista «chi muore per un sì o per un no» e che ci siano coloro che li pronunciano questi sì e questi no, ci vuole
poco a riconoscere chi ha questo potere, a volte è sufficiente solo l'odore per fuggirli, o per tentare di combatterli, per
quanto si può (e si deve), ed esercitare resistenza come
dovere imprescindibile.
Almeno
potremo dire di averci provato a non aspettare che qualcuno abbia tirato i dadi per noi e abbia deciso il risultato.
Immaginare di cambiare le cause che determinano la realtà presente.
Son pronto per sostituire George Clooney nella pubblicità. Progresso.
via Daniel González |
6 commenti:
pensa un po' che danni provocano le sciocchezze di questo chiaromonte stampate a decine di migliaia di copie
No, non credo siano sciocchezze, ma riflessioni stimolanti, anche perché offrono uno sprone critico.
Infine, non sarei sicuro che i libri di Nicola Chiaromonte abbiano venduto decine di migliaia di copie :-)
Non mi sembrano affatto sciocchezze. Piuttosto è una visione lucida della vita umana.
Noi (tutti) non sappiamo mai veramente quello che facciamo.
Il potente arrogante di oggi, è il manichino appeso di domani e lui non lo sospetta nemmeno, magari.
Resistere è fondamentale. Se poi serve a qualcosa, potremmo anche non scoprirlo mai.
Grazie per questo post.
Chiaromonte, per quello che capisco dall' estratto, parte con il piede sbagliato: siamo liberi quindi nessuna conoscenza è vera (o non valida e in alternativa ci rimane solo un credo o una proiezione mentale) perchè se lo fosse non saremmo liberi è una tautologia
da
@ Massimo.
Prego, grazie a te.
@ da
È evidente che, come quasi sempre, ogni estratto che riporto non esaurisce il pensiero dell'autore. Più avanti, Chiaromonte scrive:
«L'errore principale dei filosofi della storia [...] è di aver cercato la verità, la razionalità, la libertà negli avvenimenti temporali. Invece, più l'uomo s'impegna nel tempo e nel vortice delle azioni storiche e più, dal fondo stesso della sua libertà, riemerge la sua dipendenza dal caso e da una necessità incalcolabile».
se coloro che hanno studiato Hegel e Marx oscillano tra caso e necessità a mio avviso si è capito pochino..e parlo di questi due pensatori perchè prima di essi non c'era un vero e proprio concetto unificato di storia di tutta l'umanità
da
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