Sostiene Luigi Castaldi che le analogie tra fascismo e grillismo reggono, a fortiori, anche grazie al contesto storico analogo in cui si trovò, il primo, e si trova, il secondo, a svolgere la loro azione politica “rivoluzionaria”: la congiuntura storica di una classe politica completamente slabbrata, sfibrata, lisa, composta - sia allora come oggi (salvo nobili eccezioni) - da pezzi merda e da imbecilli di primissimo piano.
Mi trova molto d'accordo questa posizione, ma io allargherei il contesto storico non solo ai politici, ma altresì all'intera classe dirigente del paese, alla classe che di fatto detiene le leve potere: una borghesia, quella italiana che è, di fatto, per usare una definizione che lo stesso Malvino riserva (in un tweet) alla borghesia partenopea:
«la borghesia più vile e pusillanime d'Europa»
Giudizio che condivide con un'altra blogger illustre, Olympe de Gouges, la quale - da par suo - ha più volte ripetuto, in numerosi suoi post, che quella italiana è la più corrotta e reazionaria delle borghesie europee, borghesia che ha tollerato di tutto, da Mussolini a Berlusconi, passando per trent'anni di potere assoluto della Dc.
Detto questo, però, credo vadano ravvisate delle differenze non di poco conto tra il movimento fascista del 1919 e il M5S del 2013.
Mi limito a due, a mio avviso le basilari.
La prima è che ancora il movimento di Grillo non ha conquistato presso i poteri forti quel ruolo di assicurazione per la vita che, a suo tempo, Mussolini stipulò contro il rischio del terrore rosso. Oggi quale terrore ha da temere la classe dei padroni? Non solo in Italia, ma nella società occidentale, non v'è alcuno spauracchio rivoluzionario, magari l'establishment percepisce il fermento di una popolazione che vede scomparire gradualmente quella sorta di diritti e privilegi da “primo mondo” che, dal dopoguerra a oggi, la classe media ha visto garantiti: sanità, pensione, discreta mobilità sociale, servizi decenti, dignitoso potere d'acquisto del salario, risparmio, prospettiva di futuro per i propri figli. Questo sgretolamento, tuttavia, non ha formato ancora una coscienza di classe, ma solo tante piccole coscienze risentite, arrabbiate, che sputano fuori rabbia e rancore mediante varie modalità, tutte però altamente circoscrivibili e quindi controllabili, in primo luogo attraverso la persuasione dei media e, in secondo luogo, attraverso la politica della crisi e dell'emergenza.
La seconda è che, fortunatamente, viviamo in un'epoca in cui la violenza fascista non è praticabile: magari si espelle chi disobbedisce al puerile diktat del capo (vedi la storia dei talk-show proibiti), ovvero si fa uso di una smodata violenza verbale, ma per ora il M5S non si è macchiato di alcuna rappresaglia squadrista, non ha somministrato olio di ricino, non ha usato manganelli o pistole.
Certo, Grillo usa pericolosamente la piazza, richiamando troppo spesso a raccolta la folla per mandare tutti a casa. Ma, se ci si pensa bene, l'appello in sé (Tutti a casa) è tutt'altra cosa della privazione dei diritti politici e civili. Ribadisco: è l'epoca in cui viviamo a censurare di principio ogni manifestazione di violenza. Qualsiasi leader con un minimo d'intelligenza politica sa che ogni atto violento si ripercuote più su chi lo compie che sulla vittima, giacché oggi lo scopo della lotta consiste in chi meglio riesce a passare da vittima; è una specie di gara in cui i contendenti, più che colpire, sperano di incassare i colpi che li assurgano a tale ruolo vittimario nei confronti della pubblica opinione: poi, chi meglio piange, meglio fotte.
Per il resto, per altre analogie o differenze, staremo a vedere. Per ora, politicamente, dopo il successo elettorale, Grillo ha compiuto, insieme, passi da gigante e da nano. La cosa che più gli è riuscita è stato mandare ko il Pd alla seconda ripresa (elezione del Presidente della Repubblica), dopo una prima (l'elezione di Boldrini e Grasso) in cui era parso vacillare. Adesso lo vedremo alla prova - ed ecco il suo vero peccato: là dentro il Parlamento non sarà lui ad essere messo alla prova, bensì gli eletti del suo MoVimento, i presunti gerarchi che, sin qui, non hanno certo brillato.
1 commento:
Le analogie tra M5S e fascismo delle origini, semplicemente, non ci sono.
Basterebbe tenere conto che la borghesia italiana, per quanto vile, corrotta, come sempre, non è MAI STATA TANTO UNITA E FORTE NEI SUOI INTENTI: Niente riesce ad infilarsi, avendo a disposizione TUTTE le risorse, TUTTI i mezzi di informazione e TUTTI i mezzi di persuasione.
L'accanimento stesso che persone che dovrebbero avere un minimo di raziocinio, continuano a riversare contro Grillo & C, ne è la dimostrazione. Invece di vedere quello che questa borghesia italo-europea, di cui questa ignobile classe politica (Napolitano in testa) è espressione, compie bellamente da almeno 20 anni sulle nostre teste, si perde tempio ad analizzare le analogie tra M5S e fascismo delle origini.
Invece di vedere come ogni movimento di piazza (che, per quanto inutile, sorge da una indignazione ormai stellare) venga demonizzato e ridicolizzato, si parla di gerarchi del Movimento.
A furia di essere, a parole, anti consumismo e critici del capitalismo, si diventa borghesi quanto gli altri. Si è vissuti per anni nella pia illusione che votare PD fosse espressione di buon senso, perché l'alternativa era il merda. E adesso che i giochi sono più che mai sotto gli occhi di tutti, il dittatore in pectore è Grillo. Vorrei ridere per non piangere, ma faccio veramente fatica.
Si ha paura della violenza di piazza, quando ci viene usata violenza h24. Non c'è proprio nulla da fare, ognuno vede quello che vuole vedere, in base a quello che gli rimane ancora da perdere.
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