sabato 31 agosto 2013

O sovrani, sovrani

PLUTO (all'araldo) Bisogna farsi coraggio, star calmi e lasciar accadere ciò che è destino che accada. Tu, per solito sei pieno di ardire. Orbene fra pochi istanti accadrà una cosa spaventevole: i contemporanei e i posteri lo negheranno caparbiamente; ma tu lo registrerai fedelmente nei tuoi protocolli.
ARALDO (afferrando la bacchetta che Pluto tiene in mano) Passo a passo i nanerottoli guidano il grande Pan verso la sorgente del fuoco; questo ribollendo sale dal profondo abisso, poi nell'abisso torna a ripiombare: oscura resta la gran bocca spalancata; ma ecco che la fiamma risale e ribollendo trabocca. Il gran Pan sta lì animoso; egli si diverte al magico gioco, mentre a destra e a sinistra si alza in spruzzi di perle la schiuma. Come mai tanta fiducia nel misterioso elemento? Si piega in giù per spiare nel fondo... Ma ecco la barba gli cade nel calderone! Di chi mai sarà quel mento glabro; lo cela la mano al nostro sguardo. Ma oh, sventura! La barba s'infiamma e vola in su, e gl'incendia la corona, il capo, il petto: in lutto ecco trasformata la festa. I suoi coribanti corrono per tentar di spegnere l'incendio, ma nessuno si salva dalle fiamme; più la gente si dimena più il fuoco si allarga; lambito dal feroce elemento già tutto un mucchio di maschere arde.
Ma quale notizia ci giunge, passando di bocca in bocca, da orecchio a orecchio? O notte eternamente funesta, quale sventura ci recasti mai! L'alba prossima annunzierà al mondo ciò che tutti qui rifuggiamo dall'udire. Sento gridare da ogni parte: «Chi soffre questo supplizio è l'IMPERATORE». Qualunque altra notizia deh! fosse vera! Arde l'imperatore con le sue squadre. Maledetto chi lo indusse a venir qui tutto impiastricciato di resina a impazzar tra canti frenetici per la comune rovina! O giovinezza, giovinezza, non apprenderai dunque mai a limitare ragionevolmente la tua gioia? O sovrani, sovrani, non apprenderete mai a unire all'onnipotenza la ragionevolezza?
Già il bosco è tutto in fiamme, lingueggiando esse salgono e lambiscono il soffitto dalle traversine di legno: un universale incendio tutti ne minaccia. Colma è la misura del dolore, né so chi ci possa salvare. E domattina un mucchio di cenere sarà ciò che rimane della reggia sontuosa.

Wolfgang Goethe, Faust, Parte seconda, Atto primo, Einaudi, Torino 1965 (traduzione di Barbara Allason).

La possibilità, il potere di dire di no, di ritornare indietro, di non lasciarsi travolgere dalle promesse, dall'inquietudine di venire meno alla parola data, accorgendosi che ogni parola data è una parola una parola una parola. Ma non può, Obama, non può perché non riesce a non essere il degno presidente della “gentaglia” che rappresenta:
«Sono questi banditi i padroni del mondo che fanno e disfano regimi e nazioni a tutela esclusiva dei loro interessi. È questa gentaglia che nel corso di decenni ha messo al bando il nazionalismo arabo favorendo l’islamismo, l’ala più fanatica e radicale, il pericolo, dopo gli Usa, che l’umanità deve temere di più.» Olympe de Gouges
Assad è un pezzo di merda di dittatore, ok. Ma quanto sono meglio i suoi oppositori, soprattutto i fondamentalisti islamici finanziati dagli sceicchi arabi sunniti? E quanto saranno meglio gli americani quando avranno seppellito sotto le macerie altre migliaia di morti?
«There’s no question that the Assad regime is nightmarish. The atrocities that we’ve seen the results of should sicken everyone. They certainly sicken me – and I would love to be able to find a way to stop them. That, however, does not mean that I would do ‘anything’ that is suggested – however bad things are, they can get worse, and they very often do when a seemingly simple solution is suggested.» Paul Bernal
Damasco è una città strana. Ricordarsi cosa successe a Saul e la conseguente nascita del cristianesimo (giacché Gesù detto il Cristo non ha fondato il cristianesimo, converrete).
Cosa cazzo verrà fondato dalla fulminazione della città bombardata da missili intelligenti?
Aver bisogno di sparare per affermare il proprio dominio – analogo al bisogno di pisciare lungo i bordi della strada per marcare il proprio territorio.
Obama, Obama non riuscirai a unire onnipotenza alla ragionevolezza?
«'We have to do something'. This argument isn't an argument. It's just one step up from 'think about the children'.  If you're thinking 'we have to do something', just do yourself a favour and fill your mouth with cake or something.  And anyway, as I was saying, who is this 'we', mammal?» Richard Seymour

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