PLUTO
(all'araldo) Bisogna farsi
coraggio, star calmi e lasciar accadere ciò che è destino che
accada. Tu, per solito sei pieno di ardire. Orbene fra pochi istanti
accadrà una cosa spaventevole: i contemporanei e i posteri lo
negheranno caparbiamente; ma tu lo registrerai fedelmente nei tuoi
protocolli.
ARALDO
(afferrando la bacchetta che Pluto tiene in mano)
Passo a passo i nanerottoli guidano il grande Pan verso la sorgente
del fuoco; questo ribollendo sale dal profondo abisso, poi
nell'abisso torna a ripiombare: oscura resta la gran bocca
spalancata; ma ecco che la fiamma risale e ribollendo trabocca. Il
gran Pan sta lì animoso; egli si diverte al magico gioco, mentre a
destra e a sinistra si alza in spruzzi di perle la schiuma. Come mai
tanta fiducia nel misterioso elemento? Si piega in giù per spiare
nel fondo... Ma ecco la barba gli cade nel calderone! Di chi mai sarà
quel mento glabro; lo cela la mano al nostro sguardo. Ma oh,
sventura! La barba s'infiamma e vola in su, e gl'incendia la corona,
il capo, il petto: in lutto ecco trasformata la festa. I suoi
coribanti corrono per tentar di spegnere l'incendio, ma nessuno si
salva dalle fiamme; più la gente si dimena più il fuoco si allarga;
lambito dal feroce elemento già tutto un mucchio di maschere arde.
Ma
quale notizia ci giunge, passando di bocca in bocca, da orecchio a
orecchio? O notte eternamente funesta, quale sventura ci recasti mai!
L'alba prossima annunzierà al mondo ciò che tutti qui rifuggiamo
dall'udire. Sento gridare da ogni parte: «Chi soffre questo
supplizio è l'IMPERATORE». Qualunque altra notizia deh! fosse vera!
Arde l'imperatore con le sue squadre. Maledetto chi lo indusse a
venir qui tutto impiastricciato di resina a impazzar tra canti
frenetici per la comune rovina! O giovinezza, giovinezza, non
apprenderai dunque mai a limitare ragionevolmente la tua gioia? O
sovrani, sovrani, non apprenderete mai a unire all'onnipotenza la
ragionevolezza?
Già
il bosco è tutto in fiamme, lingueggiando esse salgono e lambiscono
il soffitto dalle traversine di legno: un universale incendio tutti
ne minaccia. Colma è la misura del dolore, né so chi ci possa
salvare. E domattina un mucchio di cenere sarà ciò che rimane della
reggia sontuosa.
Wolfgang
Goethe, Faust, Parte
seconda, Atto primo, Einaudi,
Torino 1965 (traduzione di Barbara Allason).
La
possibilità, il potere di dire di no, di ritornare indietro, di non
lasciarsi travolgere dalle promesse, dall'inquietudine di venire meno
alla parola data, accorgendosi che ogni parola data è una parola una
parola una parola. Ma non può, Obama, non può perché non riesce a non essere il degno presidente della “gentaglia” che rappresenta:
«Sono questi banditi i padroni del mondo che fanno e disfano regimi e nazioni a tutela esclusiva dei loro interessi. È questa gentaglia che nel corso di decenni ha messo al bando il nazionalismo arabo favorendo l’islamismo, l’ala più fanatica e radicale, il pericolo, dopo gli Usa, che l’umanità deve temere di più.» Olympe de Gouges
Assad
è un pezzo di merda di dittatore, ok. Ma quanto sono meglio i suoi
oppositori, soprattutto i fondamentalisti islamici finanziati dagli
sceicchi arabi sunniti? E quanto saranno meglio gli americani quando
avranno seppellito sotto le macerie altre migliaia di morti?
«There’s no question that the Assad regime is nightmarish. The atrocities that we’ve seen the results of should sicken everyone. They certainly sicken me – and I would love to be able to find a way to stop them. That, however, does not mean that I would do ‘anything’ that is suggested – however bad things are, they can get worse, and they very often do when a seemingly simple solution is suggested.» Paul Bernal
Damasco
è una città strana. Ricordarsi cosa successe a Saul e la
conseguente nascita del cristianesimo (giacché Gesù detto il Cristo
non ha fondato il cristianesimo, converrete).
Cosa
cazzo verrà fondato dalla fulminazione
della città bombardata da missili intelligenti?
Aver
bisogno di sparare per affermare il proprio dominio – analogo al bisogno di pisciare lungo i bordi della strada per
marcare il proprio territorio.
Obama,
Obama non riuscirai a unire onnipotenza alla ragionevolezza?
«'We have to do something'. This argument isn't an argument. It's just one step up from 'think about the children'. If you're thinking 'we have to do something', just do yourself a favour and fill your mouth with cake or something. And anyway, as I was saying, who is this 'we', mammal?» Richard Seymour
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