Non avevo mai fatto sfoggio, ma oggi lo confesso: da tempo, prima che diventasse presidente del consiglio - come se lo presagissi, in quanto l'iscrizione l'ho riservata, oltre alla sua, soltanto a quella di Forzasilvio - da tempo, dicevo, mi sono iscritto alla newsletter di Matteo Renzi. Ecco l'ultimo paragrafo dell'odierna (Enews 384: 384, capite? E scritte, pare, tutte di pugno, anzi: di polpastrello).
Pensierino della Sera. Federica Mogherini è stata indicata Alto Rappresentante della Politica Estera europea e primo vicepresidente della commissione. Si tratta di un incarico di grande responsabilità e sono molto convinto che Federica farà un ottimo lavoro perché è competente, tenace, preparata. Credo anche che la nomina di Mogherini sia un simbolo. Perché è una giovane donna che fa politica in Italia. Non sempre alle giovani donne è stato consentito di fare politica. Specie in Italia. Invece credo che una delle caratteristiche della fase che il nostro Paese sta vivendo sia proprio l'apertura a una classe dirigente nuova. Vorrei essere chiaro: io non ho fatto il tifo per la rottamazione perché volevo fare qualcosa di nuovo rispetto a quelli di prima. Io ho fatto il tifo per la rottamazione perché volevo fare qualcosa di meglio rispetto a quelli di prima. Su questo saremo giudicati, non su altro. Ma c'è un dato inoppugnabile. Per anni in Europa si è dipinta l'Italia come il Paese nel quale i soliti noti fanno e disfano e in alcuni casi si è cercato di dare una rappresentazione di macchietta alla classe politica del nostro Paese. Federica farà bene perché è brava, competente e capace. Ma facendo bene ci aiuterà anche a vincere lo stereotipo. L'Italia è fatta di tante storie diverse, anche più giovani rispetto alla media europea e affida alle sue donne la guida di settori strategici. Per l'Italia e per l'Europa.
Un sorriso,
Matteo
Lasciamo perdere l'incedere paratattico composto di frasi smozzicate che terminano come treni sui binari morti, cercando di creare, non so quanto volutamente, un effetto assertivo proprio dell'uomo d'azione 2.0 che fa, fa, fa e se falla sorride.
Concentriamoci su
«Ma facendo bene ci aiuterà anche a vincere lo stereotipo»
Quale stereotipo? Quello del Paese che ha una classe politica di macchiette; ma occorre ritornare indietro con la lettura per ritrovare cosa si dovrebbe vincere, ché non si capisce mica tanto bene cosa dovrebbe essere vinto. Infatti, qui il verbo vincere può dare adito a malintesi. È bello malintendere, vale a dire, in questo caso: anziché intendere vincere come sconfiggere, battere lo stereotipo, io qui lo malintendo appositamente nel senso che a vincere sarà lo stereotipo, ossia: in Europa dipingeranno i nostri politici come macchiette e lo stereotipo vincerà.
Inoltre, lo stereotipo vincerà anche per una altra ragione: quella che, dal dopoguerra a oggi, i nostri politici sono stati sempre zelanti servitori degli interessi statunitensi (episodi di Enrico Mattei e di Craxi con gli accadimenti di Sigonella a parte). Basta vedere come il neo ministro degli esteri della Ué (accento acuto, tipico dei neonati che rompono le palle coi loro piagnistei), ancora in pectore, stia facendo bene la voce grossa con la Russia e, altrettanto bene, la voce afona cogli USA. E se la Nato equipaggia quattromila uomini, ella non domanda per conto di chi, se della Ué o degli USA.
Come esordio di prefica non c'è male, Federica.
Altro problema: tutto mio naturalmente.
Riassunto: nel febbraio 2013, grazie a una legge elettorale dichiarata poi anticostituzionale, il PD vinse di misura le elezioni. Bersani tentò di fare un governo, fallendo. Fu rieletto Napolitano che disse o fate fate fate o mi dimetterò quando muoio. Fu fatto il governo Letto Letta, PD + Berlusconi. Berlusconi condannato: di lì a poco, crisi governo Letta e quindi incarico a Renzi. Fiducia del parlamento eletto in modo anticostituzionale a due governi: Letta + Renzi, tutte e due uomini del PD. A maggio europee: vince il PD e Renzi gonfia come un tacchino (aspettando il giorno del ringraziamento?).
In tutto questo ambaradan, che non si sa da che parte porti, mi girano le palle perché io, nel febbraio 2013, votai PD. E mi sento in parte responsabile (sia misurata tale parte dividendola per il numero di elettori di tal partito). E anche se è un'inezia di parte, beh, mi viene da piangere.
Sorrido un cazzo,
Luca