sabato 25 ottobre 2014

Di sabato a Roma

a Effepelle

Come di sabato
romi 
nel fresco credo arrivato 
per strade ricolme di gente
e reclame?
Io niente, non romo
né periferico ma assolvo
al compito di un isolato
verderante e silente
la faccia assolante finché
il sole è restato poi niente
la casa i tasti qwerty
la voglia di averti un minuto
vicina
per ritrovata amidenza
incrociata di palpebre e falangi
che si scollano pellicine.

Io innesto e mi pesto all'impiedi
ricamando i contorni del cielo
con pensieri svolanti
svilenti e irridenti al dato
volevo dire al fato
sarà meglio dica lato
così mi ci appoggio e concordo
nel muto riaffastellarsi
del ricordo.

Carpisco come un cristo
che si desta da croci
che erano voci soltanto
amaranto nel senso di un colore
amaro tanto come l'amore
che non ho mai capito 
e appunto al petto mio smunto
il bello dell'essere stato un unto
un fortunato 
tra braccia essenti
e presenti (e il mio essente
è diventato presente
a me stesso).

Quindi inducimi in azione
ritentata come si ritenta
la salita senza fiatone o
una carezza alla stazione
in attesa del freccialenta:
la paura è spenta 
la mano aperta 
come una piazza che roma.

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

eh, proprio niente male davvero

puoi scegliere: puntare al nobel o alla bacchelli. :)

Luca Massaro ha detto...

Per il Nobel ho poche chance, dacché non son per niente ammanicato con gli accademici dei Lincei (sono loro che segnalano il letterato italiano meritevole, lo sapevi?); quindi,
tutto sommato, la Bacchelli mi farebbe comodo per arrotondare la futura miserrima pensione :-/