venerdì 24 ottobre 2014

Il momento in cui la sera

« Un tavolo spostato sul balcone vicino attirò l'attenzione di Karl; qualcuno era seduto a quel tavolo e studiava. Era un giovane con una barbetta a punta, che arricciava di continuo mentre leggeva, muovendo rapidamente le labbra. Sedeva a un tavolino coperto di libri con il viso rivolto verso Karl, aveva tolto la lampadina dalla parete e l'aveva sistemata tra due grossi volumi, sicché si trovava in piena luce.
    «Buona sera», disse Karl, poiché gli sembrava che il giovane avesse guardato dalla sua parte.
    Ma probabilmente si era sbagliato, il giovane non si era ancora accorto di lui, perché mise la mano a visiera sulla fronte per ripararsi dalla luce e constatare chi l'aveva salutato, quindi, non riuscendo ancora a vedere, alzò la lampadina per illuminare anche il balcone vicino.
    «Buona sera», rispose poi, fissando per un momento il balcone con uno sguardo severo, e aggiunse: «Che altro vuole?».
    «La disturbo?» chiese Karl.
    «Certo, certo», disse l'uomo, rimettendo al suo posto la lampadina. Queste parole naturalmente indicavano che egli voleva troncare la conversazione, comunque Karl non abbandonò l'angolo del balcone più vicino all'uomo. Rimase a guardarlo in silenzio mentre leggeva il libro, sfogliava le pagine, di tanto in tanto consultava qualcosa in un altro libro afferrandolo con estrema rapidità, e spesso prendeva appunti in un quaderno, chinandovi sopra il viso quasi fino a toccarlo.
    Che fosse uno studente? Sembrava proprio che studiasse. Non molto diversamente - tanto tempo fa - a casa sua Karl aveva fatto i compiti seduto al tavolo dei genitori, mentre il padre leggeva il giornale e registrava i conti o sbrigava la corrispondenza per qualche società, e la madre si dedicava a un lavoro di cucito tirando in alto il filo sopra la stoffa dopo ogni punto. Per non disturbare il padre, Karl teneva sul tavolo solo il quaderno e l'occorrente per scrivere, mentre i libri necessari erano sistemati su due sedie alla sua destra e alla sua sinistra. Quanta pace c'era allora! In quella stanza non erano quasi mai entrati estranei. Già da bambino Karl aveva sempre trovato piacevole il momento in cui la sera sua madre chiudeva a chiave la porta di casa. Certo allora non avrebbe immaginato che Karl un giorno arrivasse al punto di forzare con i coltelli le porte altrui!
    E a che cosa erano serviti tutti i suoi studi! Aveva già dimenticato tutto; se avesse dovuto riprenderli avrebbe avuto molte difficoltà. Ricordò che una volta, a casa, era stato ammalato per un mese; con quanta fatica poi aveva ripreso lo studio interrotto! E ora da tempo non aveva più letto un libro, tranne il manuale di corrispondenza commerciale in inglese!
    «Senta, giovanotto», si sentì dire all'improvviso Karl, «non potrebbe mettersi da qualche altra parte? Mi disturba terribilmente che lei stia lì a fissarmi. In fondo, alle due di mattina si può anche pretendere di lavorare tranquilli sul balcone. Che cosa vuole da me?».
    «Lei studia?» chiese Karl.
    «Sì, sì», disse il giovane approfittando di quel momento di pausa per riordinare i suoi libri.
    «Allora non voglio disturbarla», disse Karl. «Torno subito in camera. Buona notte».  

Franz Kafka, America, Garzanti, Milano 1989 (traduzione di Giovanna Agabio). »

A 8½ stasera ho sentito la deputata del PD Simona Bonafè dire che alla Leopolda ci sono cento e passa gruppi di lavoro, i quali si siedono intorno a un tavolo, tavolo dal quale emergono delle idee. Abracadabra.
Personalmente - e pregiudizialmente - penso che emergeranno delle cazzate, sia pure di governo, ma non mi permetto certo di disturbarli, studino pure, chissà su quali libri. Tutta gente acculturata che ha studiato tanto, che non ha dimenticato niente, perché ha imparato un'unica lezione dalla vita: essere presenti nel posto giusto al momento giusto, disposti sin da subito a essere fedeli a chi gli darà modo di esercitare la propria vocazione di servi.

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

ciò che mi fa vergogna di loro è che essi non provino il minimo imbarazzo. e come potrebbero dal momento che sono lì, al seguito dell'ennesimo venditore di pentole bucate? e non ti viene il dubbio che in fondo in fondo non abbiano ragione questi piccoli gerarchetti? dare un senso alla propria vita arraffando ciò che è a portata di mano, senza alcuna fatica e affanno. in fin dei conti tutto questo era già in premessa, essi sono i figli e i nipoti di coloro che un tempo volevano cambiare il mondo al solo scopo di trovare un posto comodo e di comando. né più e ne meno di quanto era successo già qualche generazione prima, e poi ancora sempre più in antico. perciò a me piace di tanto in tanto risalire gli alberi genealogici di certa gente, perché trovo conferma: generazione dopo generazione sempre le stesse canaglie, anche quando per incrocio cambiano cognome.

giovanni ha detto...

Tutta gente che sgomita per occupare i posti che, inevitabilmente, lasceranno i dinosauri presenti nel partito. Insomma un rinnovamento che non serve a nulla perché i D'Alema e robaccia varia ex comunista non mi è mai piaciuta, ma riconosco che sa leggere e scrivere. Questi altri sono delle bestie ignoranti che non sfigurerebbero sul blog di Grillo, ma andranno, comunque, bene per eseguire ordini.