Momenti
particolari della vita in cui si ha contezza che siano momenti
particolari nello stesso momento che accadono, né prima né dopo,
durante, e la percezione intera di qualcosa che cambia, dentro,
orologio biologico e psicologico, un movimento diverso, un mutato
atteggiamento faccia alla quotidianità e alle faccende che impone, o
anche agli eventi che il politico, tramite il mediatico, sugli
schermi, propone. Isolamento dell’io che fa i conti con se stesso,
usando gli addendi d’impotenza e rassegnazione, consolazione e
resistenza.
Tutto si tiene, non avere niente da dimostrare perché
non era stata fatta alcuna ipotesi su quello che avremmo potuto essere. Nessuna fede che abbia piegato la
mente verso taluna o talaltra direzione. Essere franco coi propri
limiti per non cedere alla menzogna che l’io potrebbe essere se volesse.
Io non voglio – e finita lì. Non per cedere al vittimismo, ma è preferibile dare la colpa a se stessi, ai propri limiti, ai preferisco di no, sono stanco, chi me
lo fa fare, che alle circostanze. Tanto oramai il filo a piombo del
caso mi ha piombato qui, in questo spazio tempo e luogo e non mi chiedete di fare, viaggiare, essere, lettera o testamento. Quanta parte ancora di pensiero userò per conoscere me stesso?
Speriamo poca.
«Connais toi toi-même. Maxime aussi pernicieuse que laide. Quiconque s'observe arrête son développement. La chenille qui chercherait à bien se connaître ne deviendrait jamais papillon.»
André Gide, Les Nouvelles Nourritures, 1935
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«Conosci te stesso. Massima tanto perniciosa quanto brutta. Chiunque si osserva, arresta il suo sviluppo. Il bruco che cercasse di conoscere bene se stesso non diventerebbe mai farfalla».
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