La mattina del primo gennaio 2018, l'editore Ubald von Schenker si alzò con un forte senso di nausea e un gran mal di testa. Ebbe a mala pena la forza di orinare e, dipoi, giunto sul divano, sdraiarsi, socchiudere gli occhi, faccia alla tenue luce di un'alba grigia e piovigginosa, nel vano tentativo di difendersi dalle spirali di dolore concentrico che gli aggredivano la fronte.
Eppure non aveva partecipato ad alcun cenone, né tantomeno bevuto più del solito, soltanto un bicchiere di vino buono, durante i pasti, com'era solito fare; inoltre, era andato a letto presto, poco dopo la mezzanotte, giusto per rispettare la sola tradizione che si era imposto di rispettare, a capodanno: sputare sullo schermo televisivo allo scoccare della mezzanotte, prendendo la mira sul conduttore di turno di quelle trasmissioni idiote che fanno il conto alla rovescia, sul niente.
Olga, la domestica, conosceva il rituale dell'editore e quindi provvedeva subito, un minuto dopo la mezzanotte, a pulire lo schermo con carta assorbente e un pulivetri comune. Dopodiché, era invitata da lui a partecipare al brindisi, visto che erano soli in quella casa: Ubald von Schenker era rimasto vedovo da un paio d'anni e i figli vivevano altrove.
«Che disdetta», pensava, «proprio stamani questo fottuto malditesta a tormentarmi, con tanti giorni che ho a disposizione per subirlo in santa pace, oggi, invece, devo affrontarlo in pubblico, a quel cazzo di concerto che si ripete da tempo immemore, con quelle musiche, che, nevvero, hanno il solo pregio di essere eseguite una volta all'anno e poi basta, fine, i restanti giorni richieste soltanto a qualche matrimonio o da una banda di paese in cerca di applausi fuori tempo».
Ubald von Schenker era infatti stato invitato dalla Baronessa Magdalene von Frish, sua cara amica, ad accompagnarla al concerto di capodanno al Musikverein di Vienna. Erano le sette e trenta e, tra due ore, doveva passare a prenderla, e - sempre sul divano - al malditesta si aggiunse la nausea e una sospetta voglia di vomitare.
«Olga, per favore: preparami un caffè».
Nonostante lo bevesse contro stomaco, il caffè produsse in lui, di lì a poco, lo stimolo per andar di corpo, cosa che fece, copiosa e che gli dette l'impressione di star meglio. «Speriamo, via», disse, mentre montava il sapone da barba. Quindi si rasò, si fece una doccia più lunga del solito, molto calda e insistita sulla fronte, si asciugò, si vestì come conveniva per l'occasione, si guardò allo specchio, chiamò Olga per sottoporsi al suo occhio clinico di donna - e lei gli disse che era tutto a posto, «È proprio un bell'uomo signor Ubald» - e via, l'autista era pronto, la baronessa si era raccomandata di essere puntuali.
Quando entrarono, la platea e gli spalti del Musikverein erano quasi gremite, tranne le prime file, naturalmente, riservate agli ospiti più illustri. A lui e alla baronessa erano riservati due posti di seconda fila, proprio dietro le autorità. Una maschera provvide ad accompagnarli con deferenza e loro, per un attimo, sentirono addosso gli occhi di tutti gli spettatori da tempo seduti, che li seguivano con uno sguardo frammisto di invidia e ammirazione.
Il concerto ebbe luogo, come di prassi. Il maestro Muti, poi, era una garanzia: con lui i musicisti davano sempre il meglio; inoltre, il maestro impreziosì il programma, centrato come sempre sulla famiglia Strauss, con pagine di altri autori, tra i quali Suppé e Czibulka [m.c.]. Poteva, infine, mancare la marcia di Radetzky? Non mancò. E fu proprio in quel momento, durante le prime battute, che l'editore Ubald von Schenker sentì, più forte degli applausi a tempo del pubblico, il rumore di un grande scorreggione, al quale non seppe attribuire l'esatta provenienza: poteva essere la baronessa? La sua sorridente tranquillità non lo faceva presagire. Poteva essere il nuovo cancelliere austriaco, Kurz, oppure il presidente della Bulgaria o quello dell'Estonia, seduti proprio davanti, o i loro rispettivi capi di gabinetto? Fatto sta che, al tuono, seguì il vento: un fetore potente invase le prime due file, gli occupanti delle quali, stoicamente, condotti a ritmo dal direttore d'orchestra, resistettero sino alla fine a portarsi un fazzoletto o qualcos'altro di tela, al naso. Solo la baronessa ebbe un cedimento: smise di applaudire, tuffando le narici in una boccetta di eau pour femme di Guerlain.
Per fortuna, il personale addetto alla sicurezza corse in soccorso delle personalità coinvolte nello sturbo, facendo giungere nelle prime file, a riscontro, aria fredda e umida del Danubio che presto riportò la situazione alla normalità.
Il concerto ebbe fine di lì a poco, tra gli scroscianti applausi del pubblico. L'editore e la baronessa, salutati i conoscenti più illustri, si recarono a pranzo insieme presso un ristorante rinomato della capitale. Trascorsero ore piacevoli, di pacata conversazione, consolidando con ciò un'amicizia che era sorta da poco, più o meno da quando lui era rimasto vedovo e lei ebbe ottenuto il divorzio dal marito.
Quando furono al dessert, la baronessa, inaspettatamente, chiese: «Scusami Ubald, ma durante Radetzky, l'hai sentito anche tu prima quel "rumore" e poi, a seguire, quell'insopportabile puzzo?». E lui: «Sì». «E secondo te - continuò lei -, perché nessuno ha detto niente?». «Magdalena - rispose - forse perché chi la sente ne è parente». «D'accordo Ubald. Ma se nessuno l'ha sentita, secondo te, da quale culo "importante" sarà uscita?».
Dopo aver terminato il dolce, in attesa del caffè, si guardarono a lungo negli occhi in attesa di una risposta, muti. E scoppiarono a ridere.
2 commenti:
Fantastico.
Grazie Alberto, troppo gentile.
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