Dato che non devo farmi convincere da nessuno, la campagna elettorale - e le stronzate che l'accompagnano - per me non esistono, se non come flatus vocis, piccoli peti vaganti che io scanso aprendo altre finestre che non quelle della cronaca politica.
È una sensazione particolare perché, bene o male, poco o tanto, fin dal mio primo certificato elettorale ricevuto, io mi interessavo alle proposte politiche avanzate dai candidati, ascoltavo le varie tribune politiche, leggevo editoriali, insomma: mi facevo un'idea su quale partito fosse preferibile votare e, il giorno delle elezioni, votavo quello scelto con un minimo di convincimento e speranza.
Così è stato, dalla X alla XVII legislatura.
La diciottesima, per contro, quella che sarà eletta il prossimo quattro marzo, da bravo maggiorenne, niente, non suscita in me alcun interesse, curiosità, analisi, ricerca, ascolto... niente. Quasi completo distacco, salvo - ripeto - dover subire il rumore di fondo, il brusio, l'insistita attenzione che i media nostrani inevitabilmente dedicano alla campagna elettorale.
Da un punto di vista bloggeristico, questo è un guaio, giacché le facezie politiche erano per me una pressoché costante fonte di ispirazione, linfa grezza che elaboravo in scrittura quotidiana. Scrittura che, conseguentemente, si è diradata. Pazienza.
D'altronde non mi va di scrivere di meno di niente, coi puntini che lo compongono, maschere rifatte o create ex novo. Anche i simboli dei partiti, unica cosa che poteva ancora offrire qualche suggestione... Un disastro, fanno tutti graficamente pena, non uno che si salvi dallo squallore. E dire che, un tempo, complice una giovinezza meno ammorbata dall'orgia di immagini digitali, mi soffermavo sovente davanti ai cartelloni affissi nelle strade della città a guardare i cerchietti con scudi crociati, soli dell'avvenire o ridenti, falci e martelli, pugni, rose, garofani, fiamme, bandiere tricolori con acrostico, foglie d'edera (esteticamente, la mia predilezione andava a questa, e se non fosse stato che era il simbolo preferito anche da Gianni Agnelli, chissà...).
E invece adesso me ne sto in disparte, maturo e fisiologico, come l'astensionismo nella democrazia matura.
[continua]
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