giovedì 11 gennaio 2018

Pensavo

Pensavo al merito. Pensavo al rituale del me. O al me ritto, quando, manifestamente, il testosterone impone le sue ragioni e io - appunto - me ne sto ritto, in disparte, come un ragno senza tela a veder passare prede accessorie accanto che non catturerò mai. Lo sospettavo: non sono abbastanza meritevole. La meritocrazia impone le sue leggi e io sono, a tutti gli effetti, un fuorilegge nei confronti di tale potere. Quanto costa un pacchetto di merito da venti?

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HAIKU

Pensavo a Berlusconi. 
Anzi, no: non ci pensavo.

Pensavo a Renzi. 
Figuriamoci.

Pensavo al resto. 
Mancia.

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Poi scesi in una valle di lacrime con le infradito ai piedi - come mi aveva suggerito un'amica esperta nel percorso Kneipp. Fu un'esperienza rilassante, soprattutto la moltitudine, la confusione susseguente e la mancanza di concentrazione che ne scaturì. Capii definitivamente che non potevo più sostenere tesi, solo vaticinare o lanciare strali contro la corruzione degli esempi di vita che il tardo capitalismo propone e impone a modello di una raggiunta perfezione umana. 

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STRESS PICCOLO BORGHESE¹

Moglie? Bene.
Lavoro? Bene-bene.
Casa? Bene.
Figli? Bene.
Salute? Bene.
Palle? Piene.

¹ Roberto Freak Antoni, Non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti, Feltrinelli, 1991

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Onde evitare, soglio adottare una tattica preventiva, che distragga e faccia fluire una pienezza che altrimenti incatenerebbe la mente a un pensiero fisso. La donna è mobile. Infatti.

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La donna? Si dà.
Il bambino? Può darsi.
Gli uomini? Alti e bassi.
La terra? Spartiacque.
La morte? Giro di vite².

² Alessandro Bergonzoni, L'amorte, Garzanti 2013

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Mi sussumo, nel senso che mi prendo per le mutande e mi butto in terra fuori dal dohyo. Ho vinto.

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