domenica 12 dicembre 2021

Osservazioni

«Convenne finalmente col crescere della peste e il moltiplicarsi giornalmente il numero de' morti disingannare il popolo, e persuaderlo che il malore purtroppo era nella città, e laddove i discorsi nessun effetto producevano, si dovettero far manifesti sopra gran carri gli ammassi de' cadaveri nudi aventi i bubboni venefici, e così per le strade dell'affollata città girando questo spettacolo portò infine la convinzione negli animi, e forse propagò più estesamente la pestilenza. Allora fu che il popolo furiosamente si rivolse ad ogni eccesso di demenza. Nei disastri pubblici l'umana debolezza inclina sempre a sospettarne cagioni stravaganti anzi che crederli effetti del corso naturale delle leggi fisiche».

Pietro Verri, Osservazioni sulla tortura, 1776

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma se mi prendi ciò che ha scritto Pietro Verri filosofo economista storico e scrittore oltre che fondatore della scuola illuministica milanese, ma non certo ricercatore e studioso di malattie infettive, che è quello che serve a noi, e appartenente ad un' epoca dove le scoperte in medicina non erano certo ai livelli dove siamo arrivati oggi, ti dai torto da solo, tu che 6 contro l'obbligo vaccinale. All'epoca c'era tanta ignoranza ed è perciò comprensibile che anche il Verri non ci abbia capito una "cippa" di niente. Ma smuovere oggi un Verri, e in questo contesto mi sembra completamente fuori luogo.
Le due epoche si contrastano proprio perché le differenze sul piano delle scoperte scientifiche in campo medico sono enormemente a favore della nostra epoca, ma talmente grande che non fa testo.
Per questo l'ignoranza di quel tempo ha tutta la mia comprensione e penso anche quella di
altri.
Antonio

bonste ha detto...

Per tutta la vita si pensa di essere al vertice della conoscenza, anche i faraoni 7000 anni fa ne erano all'apice, mi chiedo quanto enorme possa essere la differenza delle scoperte sul piano scientifico ma non solo, tra quell'epoca e la "nostra".
Non sarà che forse quando saremo morti, e dopo una ventina di anni, diranno che l'ignoranza del nostro tempo ...non può far testo?
Qualche tempo fa', a tavola, ci si rammaricava per quella poca quantità di eccellente cibo, qualcuno sosteneva che la qualità senza la quantità valeva poco e niente, evidentemente ero dell'avviso opposto, (perché diverso il mio concetto di valore) e che forse proprio la quantità poteva pregiudicare la qualità, come è evidente in agricoltura e nell'allevamento intensivo.
Forse oggi possiamo anche "sintetizzare" il terreno sul quale far crescere un sistema biologico, che sia di vita animale o vegetale, ma quello che ho sempre in mente riguarda la qualità dei risultati. Ci sono quei sapori, in senso lato, di cui oggi siamo consapevoli, ne abbiamo conoscenza, ma che tra 20 o 30 anni non esisteranno più, ci sono stati dei sapori di cui non potremmo mai percepire la minima consapevolezza. Sopratutto poi nella scienza medica si dovrebbe coltivare l'umiltà dell'ignoranza dell'epoca in cui si vive, perché se ci sono voluti 7000 anni per arrivare a questa scienza, forse ce ne vorranno altrettanti ad esempio, per smettere di fabbricare e vendere armi.

Anonimo ha detto...

"Non sarà che forse quando saremo morti, e dopo una ventina di anni, diranno che l'ignoranza del nostro tempo ...non può far testo?"
Ma certo che è così. Più si va avanti più le scoperte avanzano e sono sempre più complete ed esaurienti e più aumentano la nostra ignoranza a confronto con la loro. E menomale che è così. Non è accettabile che si possa pensare che l'uomo all'improvviso blocchi la sua mente e rimane fermo senza più studi ne scoperte scientifiche.
Ogni epoca ha una storia fatta di avvenimenti e di nuove scoperte. Per loro la nostra epoca avrà lo stesso "sapore" che proviamo oggi ripensando ai vecchi tempi quando tante erano le cose che non sapevano e si perdevano ( come si usa dire) in un bicchier d'acqua.

Anonimo ha detto...

La dimostrazione della relazione tra ciò che si è acquisito in conoscenza e ciò che si è perduto definitivamente. Un lungo momento di decadenza, un vero peccato.
bonste