Visualizzazione post con etichetta facezie postfasciste. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta facezie postfasciste. Mostra tutti i post

martedì 10 settembre 2019

Consigli social


Suggerimenti per i due movimenti (di corpo) politici.

1. Aprire social personali: Fasciobook e Fascinstagram nei quali, oltre ai programmi e interventi politici, mostrare anche liberi e arditi capezzoli.
2. Tentare l'iscrizione con nomi nuovi: Casa Paunde e Forza Fava; quindi diffondere pace, amore, gioia infinita.
3. Mantenere e potenziare l'account su Twitter usando gli hashtag giusti per avere più probabilità di essere retwittati da Salvini, Trump o da un professore della Luiss che scrive articoli per Limes.
4. Ultima ratio: rinunciare ai socialmedia, aprire un blog cadauno (questa è cattiveria mia pura).

domenica 12 maggio 2019

Le condizioni democratiche

«Come era già accaduto, la democrazia dà vita al fascismo. Una volta, Adorno ha detto che si preoccupava non tanto del fascismo contro la democrazia, quanto del fascismo nella democrazia. Al di là di Adorno, tuttavia, il fascismo va visto come il proseguimento della democrazia fatto con altri mezzi. Questo diventa chiaro quando si capisce che la democrazia ha come condizione di essere sottomessa al movimento di valorizzazione del capitale e che, nella crisi, la famosa democrazia si riduce perciò a quello che è il suo nucleo repressivo. Che a partire da ogni euro, bisogna farne due e che le persone che non possono più essere utilizzate per il "posto di lavoro" (così miserabile ed insensato quanto lo è per quegli "eletti" che diventano sempre meno numerosi) devono crepare più in silenzio possibile, in quanto queste sono cose che non possono più essere negoziabili democraticamente. Tutto dipende dalla sostenibilità finanziaria, e in fin dei conti, la priorità è che lo Stato si affermi nella concorrenza globale. » Thomas Meyer, Editoriale del n. 16 della rivista tedesca Exit.

L'articolo è lungo, ma è un quarto d'ora (anche meno) speso bene. 
Al netto di alcuni errori di battitura e di qualche virgola fuori posto, va ringraziato Franco Senia per la traduzione.

Insomma, finché lo Stato potrà permettersi di pagare le forze dell'ordine per mantenere l'ordine sociale esistente, l'involucro della società aperta, liberale e democratica sarà - con molte manganellate, fermi preventivi e identificazioni fuori luogo - conservato; quando invece finanziare l'ordine sarà insostenibile, entreranno in scena gli sgherri fascisti o nazionalisti o maoisti (tipo Cina, perché da quelle parti, sebbene sia della stessa sostanza, la repressione ha un colore diverso), perché lo Stato, per quanto possa dichiararsi democratico, prima della libertà e della dignità dell'individuo, deve garantire la libertà del Capitale. 

mercoledì 8 maggio 2019

Lo sturbo fascista

Viviamo in una società ipermercificata e ipersessualizzata - e io rimango solo, qui, con una sega e un carrello in mano.
È ora di sfrondare le aiuole, vocali comprese. Resti solo una L, per abbreviare la firma.
Tornando a noi, cioè a lei, alla società, di cui faccio parte, seppur in disparte. Quanto sesso, quanta merce, c'è in giro, signori miei, quanto fanno girare il mondo, il sesso e le merci, quanto sono finalità dell'agire umano?
Abbandonando per un momento le merci al loro destino di sovrapproduzione, mi rivolgo al sesso e e penso: sebbene sia una pratica praticabile in privato, quella sessuale è una pratica  allusa pubblicamente in ognidove: in primo luogo, è argomento principe dei media; della pubblicità, ma anche delle pause caffè lavorative, dei discorsi tra congeneri, in margine a cene da fari o da dispari, a seconda, dipende dalla prepotenza, persino negli scenari razzofascisti  come quel pezzo di merda che per minacciare la «prendi questa mano», le ha detto "te strumpo", il rutto umano, je pijiasse 'no sturbo e secco lì, sul posto, senza pippi e senza franchi a soccorrere (soccorri stocazzo, stronzo bburino).
Ma sesso a parte (ma non tanto da parte): come mai a Roma e dintorni è annidato sociarmente tanto fascismo der cazzo?
Ché è corpa de li ormoni? Der testosterone testadicazzeggiante, de la gnoranza schifa della suburbia infame e stronza? Che ddèh, o Roma, che dici in tua discorpa? Possibile che il Merda romagnolo morto fucilato ed esposto appeso abbia ancora (!) tanta presa?, che il fascino fascistico eserciti a Casalbruciato tanta attrazzzione con tre zeta? Ma non vi viene il vomito diodiddio, che cazzo avete in corpo, viscere di lucertole schiacciate da suvve tedeschi cor motore elettrico? Vu schiantassi subito, e amen.

«Al casello, detto da taluni di Casal Bruciato, lo si attendeva ogni giorno, una volta al giorno, con l'algebrica certezza e la trepidazione d'animo con cui alla specola di Arcetri o all'osservatorio di Monte Palomar, ogni settantacinque anni, il ricorrere della cometa di Halley». Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (cap. 9).

Non riesco a comprendere come nell'umana miseria della ggente ci sia questo bisogno del Grande Stronzo, del mascellismo virillico e sburroso, del tragicomico esercizio della comando unito al patetico desiderio di sottomissione alla disciplina organizzata dal merdificio della razza attestadicazzata, rasata pure, a vorte. E che di sicuro je puzza l'ascella.

E domando, giusto per perdere tempo: perché compensare la propria condizione sottosotto proletaria o borghesuccia avvizzita da due lire dapparte, con i din don pavloviani di una ideologia idiota? 

Perché il fascismo promette tutto e subito, come ai caporali?

domenica 24 marzo 2019

La vita è così facile

«L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. »

Umberto Eco, Il fascismo eterno, La Nave di Teseo


Ieri, un sabato qualunque, un sabato italiano, si sono radunati molti fascisti. Per commemorare. Sono stati autorizzati dalle autorità, entro certi limiti. Le cosiddette libertà associative e di manifestazione  garantite dalla Costituzione (la quale, però, carta muta, vieta la ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma, tranne quelle sperimentate, sotto spoglie innocenti, dall'attuale alleanza di governo).

Parrebbe "normale" che, in Italia, data la Costituzione, essere e/o dichiararsi apertamente fascista dovrebbe essere un stigma riprovevole. Purtroppo, come notava Claudio Pavone in Alle origini della Repubblica:
«Il fascismo, come forma storicamente sperimentata di potere borghese, non si esaurisce nei quadri del partito fascista ma è un sistema di dominio di classe in cui proprio gli apparati amministrativi tradizionalmente autoritari hanno parte rilevante. Di parata va piuttosto definita, dato il fallimento dell'epurazione, la democratizzazione post-resistenziale.»
Insomma, in Italia non è tanto un problema di Ur-Fascismo, quanto di fascismo vero e proprio, dato che la mala erba non fu sradicata del tutto, non ci fu alcuna Cartagine.
E se i fascisti italiani, dopo la guerra, sono stati un po' nelle fogne (a cielo aperto), adesso rimettono piede nelle strade e nelle piazze con il lasciapassare delle autorità. 

Ma al di là delle evidenti condizioni storiche, sociali ed economiche, che determinano la ricomparsa sul terreno di queste muffe, quello che mi sbalordisce è come certi individui, quasi tutti maschi, prestino i loro neuroni a siffatta causa.

***
Non seguo più il calcio da anni. Barella è per me ancora quell'attrezzo che serve a portare i giocatori infortunati a bordo campo. Ma ricordo che, non molti anni fa, per qualcosa che con il gioco in sé c'entrava poco, il portiere del Milan (era ancora del Milan? Boh), Abbiati, dichiarò in conferenza stampa (non ricordo se su domanda di un giornalista), che lui era (e credo sia ancora) un fascista. Di punto in bianco, così, gli uscì di bocca come una scorreggia vestita improvvisa che non si riesce più a trattenere e t'immerda le mutande. 
Lui, la faccia.

Però nessuno fece una piega. Nessuno notò il puzzo e il colore. Di più: non ebbe alcun provvedimento disciplinare, del tipo: radiato a vita, o anche solo dalla società (per esempio: rescissione del contratto e vendita al Predappio).

Così questi soggetti che sfilano: a parte radunarsi e farsi le seghe collettive eccitandosi con le mascelle volitive del Duce, se non sono portieri del Milan, come riproducono la loro vita? Come si mantengono o chi li mantiene? Dove lavorano, con quale contratto? Hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza? A proposito: il reddito di cittadinanza agli italiani fascisti è concesso, mentre agli stranieri democratici no? Provengono da famiglie borghesi o proletarie? Hanno genitori o parenti fascisti? Che cosa li ha avvicinati al fascismo, a parte la fascinazione per le testedicazzo? Ordine e disciplina? I treni in orario? La supremazia della razza? La sottomissione verso un'autorità riconosciuta come Capo supremo e quindi l'adesione viscerale alla dittatura e al sottocomando? L'amore per la Patria? L'odio verso lo Straniero, verso il Diverso? Diverticolosi? Eccetera.

Quali che siano le cause, il dato è uno: sono orgogliosamente fascisti. Per loro è una modalità d'essere, è garanzia di identità. È una fede. Ma come tante altre fedi, al fascismo non basta solo pregare, o influenzare, ma vuole comandare, dare direttive; vuole che il mondo sia modellato a manganellate. Per l'Eterno Ritorno della (ri)produzione schiavista. 

Poveri ebeti.

venerdì 15 marzo 2019

Cose buone

Detto altrimenti: anch'io penso che Mussolini abbia fatto cose buone: si sarà lavato le mani dopo aver orinato o defecato. Avrà sorriso, amabile e paterno, all'infante che le post ingravidate per la patria gli mostravano a osanna durante le marce fascistiche a celebrazione di. Avrà fatto arrivare i treni in orario (cit.). Avrà mostrato come, in Italia soprattutto, avere l'appoggio della Borghesia e della Chiesa (o meglio: della Chiesa e della Borghesia) sia determinante per raggiungere e mantenere il potere. Con la sua fallimentare strategia di guerra e conseguente sconfitta, avrà contribuito a screditare irreparabilmente casa Savoia e a far diventare l'Italia una repubblica (merito, questo, che gli spagnoli, ahiloro, grazie a quel gran figlio di puttana di Franco, non possono vantare). Sarà morto fucilato ed esposto a testa in giù.

E il fascista eterno chi sarebbe? Il prepotente testadicazzo che, in virtù di qualche potere conferitogli, lo esercita in modo dispotico, rognoso e violento. E per essere tale, a volte, basta essere un dirigente, o un capoufficio, o un capotreno (cit.), o un semplice capofamiglia.

venerdì 15 febbraio 2019

Meglio di una canna

Per quel che vale
Io ho firmato e voi fate come vi pare.

P.S.
Questa è, dopo quella della liberalizzazione dell'uso legale della cannabis, la seconda petizione che firmo, ma questa mi sballa di più.

mercoledì 25 aprile 2018

La Liberazione a metà

[*]
[dal risvolto di copertina, credo]

Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i piú alti vertici militari delle Forze armate italiane avrebbero dovuto rispondere di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia e all'estero. A salvarli furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli alleati occidentali grazie a cui l'Italia eluse ogni forma di sanzione per i suoi militari. Diversi di loro furono reintegrati negli apparati dello Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri della Repubblica e coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei gruppi coinvolti nel «golpe Borghese» e nel «golpe Sogno» del 1970 e 1974. Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana. Attraverso documenti inediti, Conti ricostruisce vicende personali, profili militari, provvedimenti di grazia e nuove carriere nell'Italia democratica di alcuni dei principali funzionari del regime di Mussolini.

Nel corso degli ultimi anni la storiografia si è occupata approfonditamente dei crimini di guerra italiani all'estero durante il secondo conflitto mondiale e delle ragioni storiche e politiche che resero possibile una sostanziale impunità per i responsabili. Meno indagati sono stati i destini, le carriere e le funzioni svolte dai «presunti» (in quanto mai processati e perciò giuridicamente non ascrivibili nella categoria dei «colpevoli») criminali di guerra nella Repubblica democratica e antifascista. Le biografie pubbliche dei militari italiani qui rappresentate sono connesse da una comune provenienza: tutti operarono, con funzioni di alto profilo, in seno all'esercito o agli apparati di forza del fascismo nel quadro della disposizione della politica imperiale del regime, prima e durante la Seconda guerra mondiale. La gran parte di loro venne accusata, al termine del conflitto, da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani, di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia o epurato, nessuno fu mai estradato all'estero o giudicato da tribunali internazionali, tutti furono reinseriti negli apparati dello Stato postfascista con ruoli di primo piano. Le loro biografie dunque rappresentano esempi significativi del complessivo processo di continuità dello Stato caratterizzato dalla reimmissione nei gangli istituzionali di un personale politico e militare non solo organico al Ventennio ma il cui nome, nella maggior parte dei casi, figurava nelle liste dei criminali di guerra delle Nazioni Unite.

lunedì 12 marzo 2018

La voce della fogna



A margine della meritoria lettera di Laeticia Ouedraogo, vorrei giusto far notare che se cancellassimo la parola «negri», si otterrebbe una splendida autoesortazione a fare piazza pulita degli stronzi, giacché sarebbe plausibile leggere la scritta inneggiante a Luca Traini così come segue:
«Uccidiamoli tutti sti ࿕ + 🕈 [nazisti + neofascisti]»
Chissà, forse lo scrivente (demente) anonimo, per rappresaglia, rincarerebbe la dose con una nuova scritta. Già. Ma a quel punto la sorveglianza ha piazzato una telecamera nascosta che lo coglie in fallo (anche per vedere se egli - è un maschio, state sicuri - si lava le mani dopo essere stato in bagno)*. Sarebbe interessante scoprire chi è il milite ignoto fascista dentro e grafomane nei cessi, più che altro per sapere a quale corso di laurea della Ca' Foscari è iscritto, quali lezioni frequenta, magari scienze politiche e/o affini, sì da sapere se, di poi, è in grado di sostenere la sua fede politica anche pubblicamente, o forse no, non mi sembra, a naso, un tipo da outing.

Io mi auguro che le intelligenze di destra provvedano, quanto prima, a una riedizione, anche online, de La voce della fogna che abbia una rubrica dedicata alle scritte sui cessi dei fascisti repressi, sì che “sti” poveri mentecatti trovino un canale di scolo di sfogo più pertinente ed elegante: la carta o la pagina web stampata. Così a sera si rileggono e magari trovano anche il coraggio di firmarsi. Belli a papà.

_________
* Nota: ho messo l'indicativo perché, nel caso, faranno così i sorveglianti, nevvero?

martedì 6 febbraio 2018

Buonsenso


In coda ai molti che subitamente (e acutamente) hanno segnalato l'enormità del sopraddetto, con il quale il segretario del Partito Democratico non fa altro che inseguire e avallare le posizioni reazionarie e parafasciste dei suoi avversari politici (da Salvini a Berlusconi che dal milione di posti di lavoro del tempo che fu, è passato a seicentomila immigrati da rimandare a casa), provo a dare una lettura diversa, ingenua, stolida, chiaramente opposta alle intenzioni del boccaperta che non conta mai fino a 10mila prima di parlare.

E cioè (interpreto): «l'assunzione per ogni anno di diecimila tra carabinieri e poliziotti» sarà effettuata per impedire che i pistoleri dalla potenza passino all'atto, e per contrastare tutti quei neo o postfascisti politici o fascisti semplici da stadio (derattizzare tutte le curve del calcio italiano) e da caserma (quanti ce ne sono, appunto, di simpatizzanti fascisti tra le forze dell'ordine? Non solo quelli che espongono, a loro insaputa, bandiere neonaziste in camerata), in modo che tali figuri dalle sopracciglia depilate non rappresentino più un reale pericolo per la Repubblica italiana fondata sulle ceneri della dittatura.

Ci si vede a Predappio.

giovedì 28 dicembre 2017

La prova finale


Non so come funziona il concorso per entrare a far parte della Polizia di Stato, quali domande d'ingresso, quali esami scritti, orali e prove pratiche debbano i candidati effettuare per entrare in organico. Nondimeno, nelle restanti settimane in cui ancora sarà in carica, suggerisco al Ministro dell'Interno di provvedere ad aggiungere al concorso per entrare in Polizia, che i candidati, una volta superato gli esami e prestato giuramento di fedeltà alle istituzioni democratiche della Repubblica italiana, debbano espletare, a seconda degli incarichi che andranno a ricoprire, le seguenti funzioni fisiologiche sul testone in bronzo raffigurante il Duce che tanta presa in tante testedicazzo ancora ha:

  • Per il ruolo di agenti e assistenti, uno sputo semplice o scelto.
  • Per il ruolo di sovrintendenti, uno scaracchio con supplemento di caccola da appiccicare sul naso del soggetto raffigurato.
  • Per il ruolo di ispettori, una minzione di una durata minima di quindici secondi.
  • Per il ruolo di commissari, sputare e orinare al contempo per un minimo di venti secondi
  • Per il ruolo di dirigenti, una defecazione semplice o complessa (strutturata).
Si fa presente che tali verifiche finali di tenuta democratica dovranno essere eseguite in ritirate (non di Russia) attrezzate all'uopo, aventi, al posto del vespasiano o del buco di scarico, il suddetto bronzo raffigurante il mascellone volitivo che tanta presa in tante testedicazzo ancora ha.

mercoledì 6 dicembre 2017

Forza uova (d'oro)

Uno squillo al telefono, saranno state le sette stasera, rispondo. Pronto? Pronto? Solo un fruscio. E poi, d'un tratto, sottofondo, nel fruscio persistente, una voce...

... dico, c'ho quarche migliardo fatto in un modo o in un altro, parecchio sottobosco e sottotraccia, tutta roba poco produttiva, ma raccattata non necessariamente nell'illecito, piuttosto nel torbido, avvisi di garanzia, condanne, qualche esproprio, una clinica privata, ma tutto sommato un bel gruzzolo da parte, che a finirlo non bastano una ex moglie che non si decide a morì e i figli e nipoti, i nipoti dei nipoti forse se proprio sono sciagurati o viene, anvedi un po', la dittatura der proletariato.
E io che ce faccio de una parte minima dei soldi? Il mio cuore nun se scioje e li salotti buoni non lo vonno perché c'ho la scabbia? Embè, finanzio du ragazzotti anima e core, coi gagliardetti e forza lazio e forza roma e forza stocazzo, tutta brava gente fascista dentro e stupida sempre, je le finanzio io le magliette cor simbolo, e le mascherine, non sia mai che si divertano anche per fare cose politiche, tipo blitz fascisti, qualche fumogeno, du' cazzate rimbrodolate di Evola e di come cazzo si chiama quel blogger giornalista che scriveva su Avvenire, in fondo, oltre ai soldi cache, qualche soldino investito per bene ce ll'ho, per esempio: gliel'ho fatte comprà a un prestanome le azioni del Gruppo De Benedetti che stanno andando mica bene nonostante il rinnovamento e il nuovo carattere Eugenio Euchessino, sai che, diamo una scossa alla redazione, sti giovinotti scavezzacollo che non hanno da fare un cazzo da mane a sera, che domani forse si respira, così quelle azioni fanno il rally, le rivendo e dopodomani mi compro i bitcoin e le azioni di facebook...

martedì 12 settembre 2017

Fiano Fiano, poco poco, come piace a noi

E sicché, dopo - aspettate che conto - sessantanove anni è stato approvato, oggi, alla Camera dei deputati del Parlamento della Repubblica italiana, un articolo di legge che stabilisce il reato di propaganda fascista.
Bravi.
Grazie.
Scusi una domanda.
Mi dica.
Finora si poteva (si può, visto che l'articolo di legge deve passare l'esame del Senato) propagandare il fascismo tranquillamente?
No, però, sa: questa è una estensione della legge Scelba del 1952.
Ah, quella non bastava più?
Quella legge non contemplava i "gesti individuali" e i "gadget" (esempio: la calamita cor testone da attaccare al cruscotto, tipo Padre Pio).
Cosicché, dopo, anche dichiararsi fascista dentro sarà reato?
Sì, in un certo senso sì: si potrà essere fascisti soltanto a livello inconscio: l'importante, dopo, è non andare da uno psicoanalista.
E questa severità tardiva a che cosa è dovuta?
Accipicchia.
Non faccia lo spiritoso: non vorrà scambiare la libertà d'opinione con l'apologia del fascismo.
No, affatto: e tuttavia sono preoccupato.
Per cosa?
Per due cose: per l'economia di Predappio...
...e?
Che mettano in galera l'intrepido gerarca Gaetano Maria Barbagli, appena ritorna da Marte.

domenica 27 agosto 2017

Vigilanti dottrinari

Gli indomiti attivisti di Forza Nuova che, sfidando il vituperio della gente, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica di un prete di Pistoia, don Massimo Biancalani, per «vigilare sulla sua dottrina», una volta finita la messa e andati in pace, amen, a chi faranno rapporto? Alla Fraternità sacerdotale San Pio X?

In effetti, la diocesi di Pistoia, tramite il vicario del vescovo, ha espresso massima solidarietà al parroco, il quale, nell'omelia odierna, ha predicato:
«Gesù non fa l'esame del sangue e le porte della Chiesa sono sempre aperte",
ricordando, altresì, le parole del Papa, per il quale:
«la Chiesa è un ospedale da campo» 
Inoltre, don Biancalani ha definito
«fondamentale l'accoglienza verso i migranti: è un principio etico. Se siamo giunti a questo punto è anche perché finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole, e spesso anche le parrocchie. Io faccio politica nel senso di polis perché siamo chiamati ad esprimerci sulla vita comune e quando sono in gioco diritti umani dobbiamo avere diritto di parlare"»
Parole, queste, che rispecchiano, indubbiamente, il dettato evangelico e, in particolare, l'attuale interpretazione dottrinale proposta da Papa Francesco.

Quindi, per conto di chi i suddetti attivisti (di estrema destra) intendono vigilare sulla dottrina?

Mi sa che non lo sapremo. Pazienza. Epperò, mi chiedo perché, invece di passare da fascisti bischeri, preoccupati di salvaguardare tradizione e cristianità del suolo patrio, non si concentrano sul fianco scoperto (ma mica tanto) che il sacerdote, la chiesa cattolica mostra sempre al popolo (bue) italiano? Ovvero: quando il prete dice «finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole» perché non rispondergli: tra questi luoghi, tra queste scuole, sono comprese le paritarie cattoliche?
E poi: perché non ricordare al priore la notevole differenza che c'è tra accoglienza (a tempo determinato) e convivenza (a tempo indeterminato)? Tra il gesto (individuale e tacito) del Samaritano e i compiti dello Stato (collettivi e pubblici)?
E poi, signori miei, pur sapendo che su questo non sarete d'accordo, come non replicare al parroco che il principio etico non informa uno stato laico, bensì uno teocratico? E che la questione migratoria non è una questione etica, non riguarda cioè la bontà e la cattiveria, bene o male, altruismo ed egoismo degli individui, bensì è una questione economica e sociale che uno Stato (serio) avrebbe il dovere di (tentare) di governare con una "programmazione" politica di medio-lungo periodo?
Insomma, o primatisti nazionali di stocazzo, il punto non è vigilare la dottrina, giacché nessuno, da Porta Pia in poi, ha vigilato il cattolicesimo; il punto è chiedersi: perché i preti in Italia fanno politica, da sempre? E la fanno non nel loro Stato, bensì dentro uno Stato che, in teoria, non è cosa loro?
Provocazione dottrinaria: se il Vaticano avesse un territorio più vasto, poniamo: grande come il Lazio, o meglio: come al tempo delle Diciassette Legazioni, si potrebbe sapere che politica dell'accoglienza migratoria adotterebbe? Sarebbero disposti ad accogliere, a mantenere, a trovar casa, lavoro e luogo di preghiera ai migranti diversamente credenti che si presentano ai lor confini?

Per tornare a don Biancalani: se i sacerdoti cattolici, nelle loro omelie, cercano di persuadere i fedeli ad essere accoglienti e buoni cristiani, e questi, di buon grado, accolgono la predica, c'è poco da obiettare. Invece, da obiettare c'è, eccome, quando i sacerdoti, il Papa in testa, chiedono alla politica di essere accogliente: con i soldi e le case dello Stato.

venerdì 1 febbraio 2013

Voler andare verso il popolo


[Col fascismo il] «processo di pubblicizzazione dell'industria e di assunzione del ruolo di imprenditore da parte dello Stato non intaccò tuttavia il fondamentale carattere capitalistico privato dell'economia; gli ambienti industriali e finanziari conservarono un forte ruolo nella gestione delle imprese a partecipazione statale, e poterono così controllare ai loro fini la compenetrazione tra Stato e capitale e difendere i meccanismi dell'accumulazione. E valga al riguardo una testimonianza non sospetta, quella di Ettore Conti, uno dei più potenti industriali e finanzieri del ventennio, che nel settembre 1939 annotava nel suo diario:

In questo periodo in cui si afferma quotidianamente di voler andare verso il popolo, si è venuta formando una oligarchia finanziaria che richiama, nel campo industriale, l'antico feudalismo. La produzione è in gran parte controllata da pochi gruppi, ad ognuno dei quali presiede un uomo. Agnelli, Cini, Volpi, Pirelli, Donegani, Falck, pochissimi altri, dominano letteralmente i vari rami dell'industria.

In conclusione l'industria italiana tra le due guerre mondiali seguì, tra fasi di espansione e di recessione, un cammino ascendente, anche se con tassi di incremento moderati (tra il 1929 e il 1936 l'aumento complessivo fu del 15%). Non è quindi accettabile la tesi, che ha avuto largo credito, la quale interpretava il ventennio come un periodo di ristagno delle attività industriali, sacrificate agli interessi degli agrari e della grande proprietà latifondistica».

Franco Della Peruta, Storia del Novecento, Le Monnier, Firenze 1991, pag. 200-201

Mussolini fece anche del bene e il testa di cazzo non ha tutti i torti. 
È la stessa cosa ch'egli intende di se stesso: nonostante tanto male e tanto niente fatto nei suoi precedenti governi, egli ha fatto anche del bene a qualcuno, oltre che per sé, vedi Scilipoti, per esempio. 

Torno a ripetere: giustifico e comprendo, ma non approvo: maledico, coloro che votano Berlusconi per un chiaro interesse di classe (capitale), o di servigi pagati lautamente (servizi orali, legali, editoriali), o di mero tornaconto per piccole-grandi evasioni (vedi professionisti o artigiani che non amano emettere fattura); ma il restante popolo come fa ancora a dargli credito e fiducia?

martedì 29 gennaio 2013

Qualcosa che incombe

Ieri l'altro Berlusconi ha detto quello che ha detto sul secondo più grande statista che l'Italia ha avuto dall'Unità in poi e io non voglio dire niente, io, perché sennò divento fascista anch'io, perché la rabbia potrebbe prevalere, la voglia di sputare, di lanciare treppiedi e madonnine in peltro, di prendere a brani e conficcare in un tirso la sua testa di catrame. Dunque, calma, finta di niente. A cosa serve urlare? A COSA SERVE URLARE? 

«E così qualcosa ci incombe. Questi innumerevoli morti, questi massacrati, questi torturati, questi calpestati, questi offesi sono affare nostro. Chi parlerebbe di loro se non ne parlassimo noi? Chi ci penserebbe? Nell'universale amnistia morale concessa da molto tempo agli assassini, i deportati, i fucilati  i massacrati hanno soltanto noi che pensiamo a loro. Se cessassimo di farlo, finiremmo di sterminarli, ed essi sarebbero annientati definitivamente. I morti dipendono interamente dalla nostra fedeltà... Questo è proprio del passato: il passato ha bisogno che lo si aiuti, che lo si ricordi agli smemorati, ai frivoli e agli indifferenti, che le nostre celebrazioni lo salvino continuamente dal nulla, o almeno ritardino il non essere al quale è votato; il passato ha bisogno che ci si riunisca appositamente per commemorarlo: perché il passato ha bisogno della nostra memoria».

Vladimir Jankélévitch, Perdonare?, Giuntina, Firenze 1987, traduzione di Daniel Vogelmann

L'ho già detto e non molto amo molto ridirlo, anche se devo ridirlo. Mio padre, nell'estate del 1943, fu preso a sedici anni dai tedeschi e fu deportato a Berlino, tramite tradotta ferroviaria, in un campo di lavoro. Non era ebreo e lavorò da schiavo insieme ad altri suoi compagni di sventura. Dopo un anno e mezzo vide la capitolazione in diretta del nazismo, schiena a terra nella notte a osservare l'immenso e incessante bombardamento degli alleati. Poi furono i russi ad aprire i cancelli e a liberare lui e gli altri. Al ritorno, ogni volta che qualcuno intorno lui si provava a difendere minimamente il fascismo, lui s'incazzava e se qualcuno insisteva, data la sua forza (lavoro di miniera, lavoro da meccanico), ci metteva poco a dare un pugno in faccia a chi lo faceva. Vorrei avere quel pugno e quella forza, ora. Vorrei avere quella faccia da pezzo di merda ora, qui.

sabato 22 dicembre 2012

I Superciuk vivono ancora

Rientra nella logica delle cose che la Destra di Storace candidi al Senato l'ex console fascista Vattani [1], così come è normale che La Russa, tutto entusiasta, sia pronto a candidare i due fucilieri della marina italiana [2], liberati su cauzione (assai cospicua) per quindici giorni dalle autorità indiane. Qualcuno forse si aspettava che Storace candidasse Corrado Guzzanti o che La Russa candidasse due medici senza frontiere?

Se la storia della sinistra italiana è costellata da tante contraddizioni, quella della destra, invece, è perfettamente lineare e coerente. Parlo, chiaramente, della destra fascista, postfascista o clericofascista, non di quella liberale, anche perché i veri liberali non sono né di destra né di sinistra*.

Senza stare qui a fare la gara su quale dei sistemi politici abbia provocato più morti e disperazione nel Novecento, gara che tanto piace allo storicismo imbecille di Berlusconi (il quale racconta in tv le storielle sul comunismo russo, però quando è in compagnia del suo amico autocrate russo Putin non glielo racconta mai a lui quanto i sovietici erano cattivi, chissà perché), si può dire, senza tema di smentita, che il fascismo è il più stupido e fallace dei sistemi politici mai sperimentati sulla faccia della terra, giacché è un solerte restauratore e fortificatore dell'esistente, esso fa da perfetta guardia del corpo al potere, di più: offre il corpo dello stato al servizio della maggior gloria del capitalismo - e questo è il destino, tra l'altro, anche del comunismo cinese, nonostante ora i compagni dirigenti del Pcc leggano Micheal J. Sandel.
Il fascismo è stupido perché è il regime dei Superciuk:

«Il personaggio di Superciuk è un antieroe concepito come il negativo di Robin Hood: egli ruba ai poveri per dare ai ricchi. Persegue in realtà un vero e proprio ideale: nel suo lavoro di netturbino si imbatte infatti sovente in un'umanità miserevole, poco attenta all'igiene, laddove i ricchi sono a suo dire educati e rispettosi della pulizia delle strade.»

In Italia, poi, luogo dove è nato, il fascismo ha un radicamento tutto suo particolare, si tramanda di solito per vie familiari, o si sviluppa nel giovane quando è vittima di qualche frustrazione. Uno diventa fascista o postfascista per il gusto di essere nel branco, per ridare spirito a quell'animalità interna a ogni individuo, per soffocare, insomma, il raziocinio. Il neo fascista pratica alla sua intelligenza una sorta di shibari, ovvero lega i suoi neuroni che, all'interno del suo cervello, si sforzano di fargli capire che il mondo non è una pallina da baseball da manganellare.

Necessariamente e giustamente, il circuito mediatico ha relegato il postfascismo nei bassifondi della scarsa visibilità. Ogni tanto scappa qualcuno di relativamente famoso che si dichiara tale, ma mai nessuno, tra questi, finora è riuscito a risollevarne le sorti. E tali condizioni permarranno fintanto che non si ripresenterà una forza politica rivoluzionaria in grado di mettere in scacco il sistema. Allora e solo allora il Capitale scioglierà il guinzaglio ai propri eroi di riserva.

*Cito a braccio perché è una frase che ho sentito in tv anni addietro a una trasmissione su rai tre che ricordava la figura di Mario Pannunzio. Tra i vari personaggi intervistati, mi sembra Enzo Forcella rammentò il pensiero politico del direttore del mitico Mondo, il quale soleva dire: «Non sono democristiano per motivi di ragione; non sono comunista per motivi di libertà; non sono fascista per motivi d'intelligenza».

venerdì 21 dicembre 2012

Indorati e fritti

Oltre al pollo,

alle zucchine,
ai tramonti

e alle albe,


di dorato io conosco anche la pioggia.


Chissà, forse la Costituente di Pioggia Dorata avrebbe avuto una maggiore partecipazione, chissà.

domenica 28 ottobre 2012

Arditi, com'altro nomare questi baldi fiori del regime?

Predappio, 28 ottobre 2012
Fra settant'anni saranno altrettanto numerosi i presenti al Mausoleo di Arcore?

P.S.
Il titolo è una citazione presa da qui.

giovedì 25 ottobre 2012

Provocare le coscienze

Giorni fa c'è stata un'incursione di giovani militanti di destra in un liceo romano, il Giulio Cesare. Essi, a dispetto delle prime impressioni, non si dichiarano fascisti, ma «no global di destra». Essi sostengono
di aver voluto «provocare le coscienze in modo futurista, fiumano e dannunziano, seppure forse magari un po’ forte». Al Giulio Cesare hanno lasciato un volantino con scritto: «La generazione perduta tifa rivolta contro un governo illegittimo e al servizio delle banche»
Ora, a parte che richiamarsi al Rapagnetta e alle sue imprese fa ridere, e di molto, la cappella (la mia sorride spesso, beandosi davanti allo specchio di camera, anche se certo non mi esercito nell'autofellatio), mi trovo in sintonia con loro sulla considerazione che il governo Monti è al servizio delle banche e del capitale, anziché del popolo.
È stata salvata l'Italia dalla bancarotta e sono stati rispettati i vincoli europei del patto di stabilità, imponendo però dei sacrifici che ledono più gli interessi popolari che capitalistici. Tuttavia, nonostante questo comune sentire, preferirei avere altri dodici governi Monti piuttosto che uno presidiato da qualcuno che piace a loro.

Va detto che in Italia, attualmente, il postfascismo è un fenomeno abbastanza parodistico, becero e surreale; più temibili, a mio avviso, sono i movimenti di estrema destra di altri paesi europei, dove il fascismo cresce in sordina ma mica tanto, e grida a brutto muso slogan che sembravano finiti nella cloaca della storia.
Doveroso sarebbe non nascondere il fenomeno e relegarlo alla marginalità. Soprattutto la politica democratica dovrebbe domandarsi donde deriva tale revanscismo. Basta domandarlo, che subito, senza indagare troppo, si trova il responsabile: la politica paneuropea del capitale. 
Questi fenomeni si sviluppano perché, dopo alcuni decenni, dopo il crollo del muro di Berlino e la riunificazione delle due Germanie, e la nascita della moneta unica, l'Europa non ha mantenuto le sue promesse, non è diventata l'Europa dei popoli, ma - necessariamente, dato il sistema economico - è diventata il luogo degli interessi del Capitale (soprattutto quello tedesco, il più vorace e il più qualificato).

Dice bene il sociologo tedesco Claus Offe (in un'intervista per Il Mulino che ho trovato qui e da leggere con attenzione)
L'Europa erode più sostegno di quanto non riesca a generarne, lo usura lentamente senza fornire nuova linfa alle motivazioni profonde che dovrebbero sostenere l'idea stessa di Unione. Questo circolo vizioso è sempre più rapido e nessuno sa come fermarlo. Lo scenario da incubo che mi prefiguro è che vedremo risorgere una forma di autoritarismo simile a quella degli anni Trenta, che io chiamo fascismo austroclericale, in un gruppo di Paesi europei, cinque almeno: Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria e Grecia. C'è una tradizione di autoritarismo specifica dell'Europa sud-orientale e abbiamo bisogno dell'Unione Europea per controllarlo e resistervi: lo vediamo all'opera adesso in Romania e in Ungheria, ha rischiato di prevalere in Austria ai tempi di Haider.
Ecco, queste cose andrebbero segnalate tutti i giorni a un organismo che tra poco andrà a ricevere il premio nobel per la pace.