Vito Mancuso mi ha favorevolmente abituato coi suoi sorprendenti articoli su Repubblica. Dico sorprendenti perché essi offrono ogni volta stimolanti spunti di riflessione e danno voce probabilmente a una parte consistente di cattolici e/o cristiani che non sono appiattiti sulle posizioni vaticane; e sentire questo tipo di voci, diffuse da un'importante testata, è per me, appunto, una sorpresa. Invito quindi alla lettura del suo intervento di oggi (che potete trovare anche qui).
In modo precario vorrei fermarmi su alcuni passaggi:
«A mio avviso è necessario iniziare a coltivare nella mente l'idea di un Vaticano III, applicando lo spirito del Vaticano II a ciò che di più urgente c'è nel nostro tempo, cioè la comprensione della natura e della vita umana in essa.»
E se tale comprensione ci allontanasse sempre più dall'idea di Dio; cioè, se si arrivasse onestamente a farne a meno, grazie all'acido universale di matrice darwiniana [leggere], cosa dovrà fare il Concilio Vaticano III? Inventare un Contenitore universale che impedisca d'intaccare il concetto di Dio?
«La svolta positiva che il Vaticano II ha introdotto nel rapporto tra cattolici e storia deve essere estesa al rapporto con la natura.»
Ma la storia si doma, si rivisita, si interpreta. La natura invece è più complicata; ci offre i nudi fatti e questi cozzano contro ogni pretesa creazionistica di un Dio padre onnipotente.
«Una volta fatto ciò, avverrà che, come oggi i cattolici sono tra i piu equilibrati nell'interpretare le questioni economiche e sociali, e tra i pochi ad avere una coscienza profetica di fronte alla forza militare, lo stesso equilibrio apparirà sulle questioni bioetiche.» Si tratta solo di estendere alla natura il medesimo principio di laicità applicato alla storia dal Vaticano II. Il criterio è quello indicato dal Concilio nel punto 7 della dichiarazione "Dignitatis humanae": "Nella società va rispettata la consuetudine di una completa libertà, secondo la quale all'uomo va riconosciuta la libertà più ampia possibile, e non dev'essere limitata se non quando e in quanto è necessario".»
Questa dichiarazione non promette nulla di buono. Molti cattolici potrebbero correttamente interpretarla come segue: finché l'individuo è cosciente gli si riconosce la possibilità di decidere; se invece non è più cosciente, a nulla potranno valere le dichiarazioni che lo stesso aveva fatto precedentemente in coscienza.
«Se questa libertà, come insegna il Concilio, deve essere garantita agli uomini nel rapporto con Dio (che è il bene più prezioso che c'è),»...
...tipo gli hedge funds?
... «è evidente che una sana teologia non puo non estenderla anche alla deliberazione degli uomini sulla propria vita naturale mediante il principio di autodeterminazione. È questo passaggio che la dottrina della Chiesa, in fedeltà a sé stessa, è chiamata a esplicitare.»
Autodeterminazione: caro Mancuso, sarà difficile che al futuro Concilio - dove, se non vado errato, ci saranno anche i lefebvriani - la Chiesa possa accettare, o esplicitare, che gli uomini e le donne possano disporre della propria vita come credono meglio.
Comunque, auguri.
In modo precario vorrei fermarmi su alcuni passaggi:
«A mio avviso è necessario iniziare a coltivare nella mente l'idea di un Vaticano III, applicando lo spirito del Vaticano II a ciò che di più urgente c'è nel nostro tempo, cioè la comprensione della natura e della vita umana in essa.»
E se tale comprensione ci allontanasse sempre più dall'idea di Dio; cioè, se si arrivasse onestamente a farne a meno, grazie all'acido universale di matrice darwiniana [leggere], cosa dovrà fare il Concilio Vaticano III? Inventare un Contenitore universale che impedisca d'intaccare il concetto di Dio?
«La svolta positiva che il Vaticano II ha introdotto nel rapporto tra cattolici e storia deve essere estesa al rapporto con la natura.»
Ma la storia si doma, si rivisita, si interpreta. La natura invece è più complicata; ci offre i nudi fatti e questi cozzano contro ogni pretesa creazionistica di un Dio padre onnipotente.
«Una volta fatto ciò, avverrà che, come oggi i cattolici sono tra i piu equilibrati nell'interpretare le questioni economiche e sociali, e tra i pochi ad avere una coscienza profetica di fronte alla forza militare, lo stesso equilibrio apparirà sulle questioni bioetiche.» Si tratta solo di estendere alla natura il medesimo principio di laicità applicato alla storia dal Vaticano II. Il criterio è quello indicato dal Concilio nel punto 7 della dichiarazione "Dignitatis humanae": "Nella società va rispettata la consuetudine di una completa libertà, secondo la quale all'uomo va riconosciuta la libertà più ampia possibile, e non dev'essere limitata se non quando e in quanto è necessario".»
Questa dichiarazione non promette nulla di buono. Molti cattolici potrebbero correttamente interpretarla come segue: finché l'individuo è cosciente gli si riconosce la possibilità di decidere; se invece non è più cosciente, a nulla potranno valere le dichiarazioni che lo stesso aveva fatto precedentemente in coscienza.
«Se questa libertà, come insegna il Concilio, deve essere garantita agli uomini nel rapporto con Dio (che è il bene più prezioso che c'è),»...
...tipo gli hedge funds?
... «è evidente che una sana teologia non puo non estenderla anche alla deliberazione degli uomini sulla propria vita naturale mediante il principio di autodeterminazione. È questo passaggio che la dottrina della Chiesa, in fedeltà a sé stessa, è chiamata a esplicitare.»
Autodeterminazione: caro Mancuso, sarà difficile che al futuro Concilio - dove, se non vado errato, ci saranno anche i lefebvriani - la Chiesa possa accettare, o esplicitare, che gli uomini e le donne possano disporre della propria vita come credono meglio.
Comunque, auguri.
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