martedì 22 febbraio 2011

La folla è mobile

Se le rivolte popolari che “sconvolgono” i regimi autocratici e dittatoriali dei paesi arabi sfoceranno (speriamo) in democrazia, dovremmo ringraziare Ben Ali, il presidente della Tunisia, che per primo si è fatto, abbastanza facilmente, cacciare dal comando – e, soprattutto, il popolo tunisino che ha dato l'esempio a tutto il mondo arabo, facendo scoccare la scintilla che ha dato fuoco alle polveri (desertiche) della ribellione. Se dico del mimetismo della folla non dico niente di nuovo. Quello che c'è da notare, sulle tracce del pensiero girardiano, è che la folla, per trasformarsi in turba, ha bisogno di una «causa accessibile che sazi la sua brama di violenza». E il popolo tunisino ha mostrato per primo l'accessibilità, la possibilità di riuscire a
«purgare la comunità dagli elementi impuri che la corrompono, dai traditori che la sovvertono. Il diventare folla della folla è una cosa sola con il richiamo oscuro che la riunisce o che la mobilita, im altre parole, che la trasforma in mob. È da mobile, in effetti, che viene questo termine inglese distinto da crowd come in latino turba è distinto da vulgus. La mobilitazione è soltanto militare o partigiana, cioè contro un nemico già designato, o che lo sarà ben presto, se ancora non lo è stato, dalla folla stessa grazie alla sua mobilità». René Girard, Il capro espiatorio, Adelphi, Milano 1987 (pag. 38-9)
Certo che, col senno di poi, diventa ancora più stupido e illogico aver sostenuto la guerra di Bush e Blair contro il regime di Saddam Hussein in Iraq: bastava aspettare, o anticipare di qualche anno il la rivoluzionario dato dalla Tunisia (stimolandolo all'interno di ogni paese con l'efficenza dei vari servizi segreti) e tutto il castello dei regimi dittatoriali impiantati prima (e ben voluti) dagli ex paesi coloniali si sarebbe sgretolato.

P.S.
Gheddafi, prevedendo la mal parata, si è certamente meglio premunito rispetto a Ben Ali o a Mubarak. Suggerimento per gli americani: perché non fate correre voce, tra i mercenari assoldati dal Colonnello, che voi offrirete di più come paga? Ci sarà meno spargimento di sangue.

3 commenti:

Valerio ha detto...

Forse gli americani (con la nuova strategia obamiana, questo nuovo format sorretto anche dallo sputtanamento programmato della vecchia diplomazia da parte di Wikileaks) vogliono anche loro uno spargimento di sangue... Ogni democrazia liberale che si rispetti ha bisogno del suo bagno di sangue per rinsaldarsi, di un suo olocausto... Serve a rendere più coesa la comunità... Innesca la giusta dose di ressentiment... crea un punto di non ritorno.
Già ci sono stati i primi linciaggi e impiccagioni... i rivoltosi, con le mani sporche di sangue, già cominciano ad abbracciarsi commossi... (la cosa peggiore è che tutto questo è una merce, è spettacolo, è un format appunto... si son letti Girard, ma anche Debord, un po' di psicologia cognitiva, PNL, ecc... a modo loro...).

Gians ha detto...

Il capro espiatorio: che bel mezzo di fuga!

Luca Massaro ha detto...

Il problema principale è che il meccanismo del capro espiatorio è inceppato e non esiste meccanico serio in grado di farlo funzionare. Bene così, da un lato; dall'altro, contenere la violenza diventa sempre più un problema.