giovedì 10 febbraio 2011

Tutta colpa della Stasi


“Chi, come voi dite, predica una Repubblica della virtù, con toni puritani e giacobini, ha in mente una democrazia autoritaria, il contrario di un sistema fondato sulla libertà, sulla tolleranza, su una vera coscienza morale pubblica e privata. Io, qualche volta, sono come tutti anche un peccatore, ma la giustizia moraleggiante che viene agitata contro di me è fatta per ‘andare oltre’ me, come ha detto il professor Zagrebelsky al Palasharp. E’ fatta per mandare al potere attraverso un uso antigiuridico del diritto e della legalità, l’idea di cultura, di civiltà e di vita, di una élite che si crede senza peccato, il che è semplicemente scandaloso, è illiberalità allo stato puro”.
Giuliano Ferrara, ormai in trincea (“e le mutande che noi portiamo son disciplina, son disciplina”), si è sdoppiato definitivamente: adesso persino si autointervista. Egli sa che, molto probabilmente, la sua strategia alla lunga pagherà. Il can can mediatico della difesa è assordante (e inguardabile: sotto le gonne puzzo di fogna). Bisogna buttarla sul moralismo, ma non tanto per convincere gli italiani, quanto per rinsaldare le facce beote che escono tramortite dalla sequenza di fregnacce ad alzo zero del loro capo mandamento. E infatti li vedi in tv i pretoriani di Palazzo Grazioli come se fossero sotto l'effetto di un'emotrasfusione; sembrano degli stralunati pantani prima della partenza, pronti ad affrontare la salita di un confronto che non dovrà vertere assolutamente sul merito (telefonata in questura, menzogna sull'identità della minorenne marocchina, presunta prostituzione di costei ad Arcore) e parlare di altro. 
L'emergenza è che Berlusconi non sia giudicato, a tutti i costi. Per questo si cerca di far passare il messaggio che qualunque processo nel merito sia in realtà un processo volto a scalzare la legittima investitura popolare a capo del governo.
Ma se è per questo, ho un'idea. Siano proposti una tregua e uno scambio a Berlusconi: se accetterà di farsi processare dal Tribunale dei Ministri (suo giudice naturale) avrà la garanzia ufficiale di restare capo del governo fintanto che il processo non si sarà concluso nel suo terzo grado di giudizio, anche qualora venisse condannato in primo grado per i reati contestatigli. Detto questo, egli avrà il diritto-dovere di governare l'Italia fino alla fine del suo mandato, sempre e solo finché la sua maggioranza avrà i numeri per farlo. Tutto qui. Mi sembra una proposta equa... che non sarà accolta.
Tutta colpa della Stasi, di Honecker, di Bertolt Brecht.

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