lunedì 12 marzo 2018

Non posso fare a meno di compiacermi

Dentro di me si affrontano 
l'entusiasmo per il melo in fiore
e l'orrore per i discorsi dell'imbianchino.
Ma solo il secondo impulso
mi spinge alla scrivania.

Bertolt Brecht, da Tempi grami per la lirica, Poesie 1937-1941


«Il podestà mi riconosce e mi chiama È un giovinotto alto, grosso e grasso, con un ciuffo di capelli neri e unti che gli piovono in disordine sulla fronte, un viso giallo e imberbe da luna piena, e degli occhietti neri e maligni, pieni di falsità e di soddisfazione. Porta gli stivaloni, un paio di brache a quadretti da cavallerizzo, una giacchetta corta, e giocherella con un frustino. È il professor Magalone Luigi: ma non è professore. È maestro delle scuole elementari di Gagliano; ma il suo compito principale è quello di sorvegliare i confinati del paese. In quest'opera egli pone [...] tutta la sua attività e il suo zelo. Non è egli forse stato definito da S. E. il Prefetto, come subito trova modo di dirmi con una vocetta acuta da castrato, che esce sottile e compiaciuta dal quel suo corpaccione, il più giovane e il più fascista fra i podestà della provincia di Matera? Non posso fare a meno di compiacermene con il professore».

Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi 1951


***
Non avendo votato mi dicono di stare zitto, perché non ho partecipato al voto e quindi non posso lamentarmi se ha vinto quello o quell'altro, o se ha perso qualcun altro, chiunque abbia vinto o abbia perso; e me lo dicono nonostante, pianamente, spieghi loro che il mio non voto è stato un gesto altamente politico, l'unico che ritenevo necessario, anche se poi, tutto sommato, l'astensione non ha avuto un risultato soddisfacente - e posso capirlo, sono stato tentato sino all'ultimo di andare alle urne, è stata la mia prima volta in bianco da quando ho maturato il diritto di voto, potete capire, la prima volta in vita mia che non ho esercitato il potere sovrano demoltiplicato conferito dalla costituzione a ogni cittadino...
A una settimana dal non voto, nonostante mi si dica di tacere, confesso, senza sarcasmo, che sono contento della mia decisione (e di ciò mi compiaccio), giacché è e sarà dimostrato che la volontà popolare sarà, una volta di più, mortificata e derisa, sarà resa vana, perché il voto una tantum la imprigiona e la schiaccia, perché il votare incatena l'elettore e fa volare l'eletto sui piani alti della responsabilità e del senso dello Stato. 
E lo Stato, gli Stati, nonostante abbiano le costituzioni più belle del mondo, hanno l'obiettivo primario di mantenere inalterati i rapporti di produzione e quindi di classe sociale, rimanendo così inalterato l'abisso che separa sfruttati e sfruttatori - tanto ci ha pensato il voto a dare uguaglianza ai cittadini. Che vuoi di più? Un abbonamento a Sky?

Infine, sorvolando non con compassione, ma con indifferenza sulle meritate disgrazie degli sconfitti, due parole sui giovinotti leader dei partiti che hanno vinto le elezioni, Di Maio e Salvini: chiunque di voi sarà il prossimo presidente del consiglio, sappiate che vivrò la vostra esperienza governativa da lontano, come fossi in esilio o al confino, confidando in cuor mio che non sarete imbianchini e professori, nonostante i vostri corpaccioni e le vocette acute, da castrato.

2 commenti:

Weissbach ha detto...

Ma perché mai uno dovrebbe stare zitto? Al massimo questa cosa può valere all'assemblea di condominio o a quella di un'associazione di 30 persone, non certo per le elezioni nazionali. Poi non si capisce perché non possa valere anche il reciproco: "Li hai votati tu quelli lì? E allora taci"; e comunque no, sarebbe sbagliato ugualmente. Io non ci sono ancora arrivato allo stare a casa, però tutta questa mitologia delle elezioni non ha fondamento e mi infastidisce.
Per me è plateale che la libertà di espressione viene ancora prima del diritto a votare. Se uno non ci arriva dovrebbe... stare in silenzio? ;-)

Luca Massaro ha detto...

Ehilà, Weissbach, bentornato. Molto piacere ritrovarti qui.
Grazie del commento e, bon, vediamo un po' che combinano.