lunedì 5 marzo 2018

Valzer

La vita scorre comunque sui prati inzuppati di neve disciolta veloce da pioggia insistente, e il fiume, in piena potente, a portare l'ombra dei passi nel mare. Quello che succede, succede, restiamo disposti, aperti e conseguenti, perché inutile forzare la mano, la mano che forza si piega, si duole, e poi pure l'intenzione rientra nel fondo di sé, si scusa e capisce che è meglio non insistere come la pioggia, lasciare che la piega del vento alzi il cappuccio e copra i capelli che sembravano pronti a ricevere gocce dal cielo che finisce di essere grigio nel lampo di occhi che hanno riflesso un arcobaleno a mezz'aria, di cui sono stato l'unico spettatore.
E il caffè è stato possibile e la gentilezza è diventata visibile e ci ha fatto restare sospesi in un incantevole silenzio che diceva tutto, rispettando i segreti della non parola, del pensiero che deve prendere forma ma non osa, perché la forma è davanti, si ha voglia di accarezzarla, ma il pudore subentra, il timore di far dire qualcosa di più di quanto la faccia già esprima, qualcosa che trasformi la benevolenza in diffidenza - e invece no: solo a vederti mi fido.
Forse perché ti penso senza motivo, senza conoscerti oltre le sillabe del tuo nome e la grazia fuggevole con la quale hai detto arrivederci, come se ti vedessi di già.

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