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domenica 6 giugno 2021

La scatola di vuoto è piena

«Una situazione degna di deliri da funghi allucinogeni»
Giuseppe Piero Grillo

Il prossimo autunno, questo blog compirà quattordici anni. Un adolescente a tutti gli effetti. 
Non ho l'abitudine di rileggermi, ma se lo facessi, son sicuro che non sarei del tutto d'accordo con quanto ho scritto e pubblicato nel corso degli anni. È normale e non me ne vergogno, giacché non ho mai rivendicato quella gran virtù puttana della coerenza; di più: non ho mai avuto l'intenzione di persuadere qualcuno a seguirmi, a darmi la fiducia, per creare, per esempio, un partito o movimento politico che avesse l'intenzione di cambiare, rivoluzionare riformare l'Italia. Non ho fatto promesse, sottoscritto patti, illuso qualcuno che se avessi avuto il potere, allora io avrei potuto soddisfare le illusioni, mantenere le promesse e i patti. E meno male, perché se avessi detto: “Votate il mio movimento e vedrete come il vuoto sarà riempito”, una volta eletto avrei fatto di tutto affinché quel Movimento, da me creato od organizzato e comandato, riempisse quel vuoto, foss'anche con un movimento di corpo per avere concime.

Nondimeno, se le avversità mi avessero impedito di mantenere le promesse, avrei cercato, od onestamente di scusarmi, mortificarmi, fare penitenza; oppure, disonestamente, avrei cercato di ritrattare o censurare quanto ero andato dicendo (anche se non conviene mai, giacché qualche rompicazzo potrebbe ritrovare facilmente la prova della mia malafede). Qual miglior soluzione, allora, che quella di far affidamento sulla labilità della memoria collettiva? Infatti, essa è talmente sommersa dal flusso di informazioni e messaggi contraddittori che difficilmente si troverà un congruo numero di persone disposte ad andare in piazza per sostenere quanto sono stato stronzo.

Tutt'al più uno o due che, dai loro blog sperduti nella rete, me lo dirà, ma tanto che vuoi che sia...

7 giugno 2013



lunedì 13 luglio 2020

Un sonetto

Ieri Grillo Beppe ha pubblicato sul suo blog un panegirico scritto da qualcuno in romanesco sulla sindaca e l'ha chiamato sonetto.
È certamente un lapsus, giacché forse voleva dire: so’ sozzo. 

mercoledì 7 agosto 2019

Te la do io la piramide


Oggi ho preso a seguire B.G. su fb, per vedere quello che scrive senza le intermediazioni delle agenzie che riportano i suoi post. 

1) «L'inutile piramide»: brutta metafora, giacché almeno la piramide puntava al cielo, la TAV invece al buco. 
2). «Non avere la forza numerica [...] non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene». Bene. Allora, per coerenza, dato che ora i cantieri dovranno ripartire anche con la forza (delle forze dell'ordine), il M5S, ministri e deputati in testa (Toninelli con il casco), saranno in prima fila a prendere le botte dai celerini.
3) Sarebbe interessante sapere chi è che sceglie (non credo il Beppe) le immagini, in questo caso Les amants di Magritte, anche perché tale opera, più che illustrare il tema del post (il tradimento), rappresenta in modo efficace l'alleanza di governo: due amanti che, a capo coperto, continuano a baciarsi senza però vedersi, né comunicare. Scrive l'enciclopedista:
«Nascosti dietro i loro sudari, si scambiano un amore muto incapace di un linguaggio diverso da quello del corpo, esprimendo una forte passione nonostante la mancanza di dialogo. Possiamo considerarlo il “bacio della morte”? Un bacio tra due defunti, o in procinto di essere tali?»
E se non possiamo, almeno speriamo. 

lunedì 31 dicembre 2018

In attesa del Discorso all'umanità

Alcuni anni fa, molti anni fa, quando Sky si chiamava Tele +, il 31 dicembre Beppe Grillo faceva il controcanto al discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica (qui un esempio).
Erano discorsi critici, spiazzanti, che di comico avevano soltanto il tono, perché i contenuti erano di forte critica politica e sociale, con una netta marcatura ambientalista.

Col piattume bipolare intorno e la sinistra da anni già dissolta nel calderone del compromesso, il solo sentire quei discorsi faceva voglia di fondare un partito, un movimento e di parteciparvi.

Anni dopo, alla luce del suo capolavoro - dare luogo a un movimento che riuscisse nell'impresa di governare il Paese - Beppe Grillo domani sera sarà abbastanza onesto di gridare vaffanculo a sé stesso?

lunedì 18 settembre 2017

Prova cazzoni

Roberto Saviano, memore della volta in cui persino Grillo cercò di candidarsi alle primarie del PD, sfida i cinquestelle opponendo la propria candidatura a quella Di Maio, con un discorsetto a melanzana sulla sua pagina facebook, nel quale presuppone, presuntuosamente, che la sua presenza determinerebbe la competizione più democratica e cristallina, perché renderebbe più difficile la vittoria di Luigi il Riportino. 

Ma s'illude, giacché, ammesso e non concesso che i grillini gli concedano di candidarsi, non avrebbe chances di vincere contro il rappresentante perfetto dell'acribia nazional popolare, del perfettino puntuale e meticoloso, paladino del partito dell'onestà.

Viceversa, nel 2009, gli allora supervisori ai regolamenti interni al PD, rifiutarono la candidatura di Grillo, perché costui, se avesse avuto via libera, rischiava seriamente, non dico di vincere, ma di avere una forte legittimazione politica all'interno del partito.

Insomma, se Saviano avesse via libera, credo che rimedierebbe una sonora figura cacina.


lunedì 23 gennaio 2017

Bella forza


Anche se è comprensibile che abbia rammentato soltanto i due uomini forti a capo delle due superpotenze più forti, così non vale, giacché se servono uomini forti, occorre ricordare che già altri uomini forti siedono fortemente al potere. Infatti, Erdogan, Al Sisi, Kim Jong Un, Maduro (semiforte), Duterte, Bouteflika, al-Bashir, re Abdullah, Mugabe, eccetera sono o non sono uomini forti?

Di più: perché Grillo ha così fortemente combattuto l'ultimo uomo forte (o presunto tale) che ha governato fino a ieri l'Italia?

Ha cambiato idea perché, sotto sotto, nutre velleità di comando in salsa italica?

Mi permetto di ricordargli che ogni comico italiano serio dovrebbe aver letto Eros e Priapo.
 "Venuto dalla più sciapita semplicità, parolaio da raduno communitosi del più misero bagaglio di frasi fatte, tolse ecco a discendere secondo fiume dietro al numero: a sbraitare, a minacciare i fochi ne' pagliai, a concitare ed esagitare le genti: e pervenne infine, dopo le sovvenzioni del capitale e dopo una carriera da spergiuro, a depositare in càtedra il suo deretano di Pirgopolinice smargiasso, addoppiato di pallore giacomo-giacomo, cioè sulla cadrèga di Presidente del Conziglio in bombetta e guanti giallo canarino". C.E. Gadda, Eros e Priapo, Garzanti, Milano 1967
Insomma, io penso che più di uomini forti, il mondo abbia bisogno di meno uomini stronzi. Sarà dura. Proviamo a evacuarli.

domenica 26 ottobre 2014

La Borsa e (o è) la Mafia?

Da alcune settimane, su Sky, rimandano in onda Gomorra, la serie di sceneggiati per la tv nata da un'idea di Roberto Saviano. Mi sembra fatta bene. E se ha come scopo quello di "impressionare" lo spettatore (nel senso di lasciare un'impressione di quello che la malavita organizzata è), beh, con me ci riesce. Prova ne sia che mi porto le suggestioni dell'episodio trasmesso per un po' di tempo dopo la fine. Ogni volta penso alla frase della poesia di Primo Levi: «Considerate se questo è un uomo [...] che muore per un sì o per un no».

Peggio ancora della fiction è certamente la realtà: per esempio quello che accade in Messico da alcuni anni a questa parte, Messico diventato la centrale mondiale del narcotraffico. Messico divenuto nei fatti «la faccia tragica dell'America» - e vedere, leggere ciò che vi accade, provare a portarsi là con l'immaginazione e patire, compatire, disperarsi (poveri studenti, povera Maria, donna meravigliosa).

Ma tutto questo perché accade?

Oggi Beppe Grillo, durante un comizio, ha detto certe cose.
Ha torto? Non ha del tutto torto. È un dato di fatto che lo scopo dei capitalisti e dei mafiosi è il medesimo: fare profitto. La differenza è che i primi operano nel rispetto delle regole giuridiche che uno o più stati si sono dati; mentre la criminalità organizzata agisce contravvenendo alle leggi di proposito, principalmente perché il prodotto che porta sul mercato è fuorilegge.
Grillo, con una frase a effetto del cazzo, sostiene che la mafia dovrebbe essere quotata in borsa, dimenticando di dire che la mafia in borsa investe già da decenni.
Come dichiarò il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa:
«La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fato grossi investimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. A me interessa conoscere questa "accumulazione primitiva" del capitale mafioso, questa fase di riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti o grafici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi e ristoranti a la page. Ma mi interessa ancor di più la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie di riciclaggio, controlla il potere.»*
La cosiddetta accumulazione primitiva ha (e avrà) ancora luogo fintanto che vi saranno merci la cui commercializzazione sarà proibita. Merci che hanno un'alta richiesta, come la droga o la prostituzione: valori d'uso assai ricercati che le mafie offrono a cattivo mercato. Per le mafie tali valori d'uso non sono altro che meri valori di scambio da portare sul mercato per la realizzazione del profitto, un po' come lo sono la Cinquecento o la Giuletta per Marchionne, o le Tod's o le Hogan per Della Valle (a proposito di De Valle: con la sua personale accumulazione originaria da calzolaio che cazzo ci ha fatto? La Fiorentina ai saldi, Italo, il Corriere della Sera, i braccialetti e poi?).
Per trasformare definitivamente le mafie in S.p.A. occorre quindi legalizzare tutte le merci che esse producono, distribuiscono e vendono. Non c'è altra soluzione per costringere le mafie alla legalità dell'ordine costituito.

martedì 29 aprile 2014

La campagna elettorale del Vac.

Non per replicare, dacché non ci tengo molto ad avere l'ultima battuta; soltanto per specificare meglio, compreso – a lui piacendo – all'acuto Zucconi, che la mia risposta al suo tweet cercava ben altro che sapere cosa che già tutti sanno, ossia che la televisione è, da sempre, il più influente e persuasivo dei media, altresì oggi, in piena voga da social network.
Il mio fallimentare rilievo (fallimentare perché non è riuscito nel suo intento) aveva il solo scopo di invitare Zucconi a riflettere su quanto sia nocivo per i giornali dare spazio in prima pagina (e in seconda e in terza) a quel tipo di eventi che accadono in tv, soprattutto a quelli di carattere politico, nella fattispecie far da eco alle flatulenze che Berlusconi scorreggia sullo schermo in forma differita: possibile che i direttori dei quotidiani non sentano il puzzo?
Aprite le finestre in redazione, cazzo! Non vi rendete conto che il vostro luogo di lavoro ha un terribile bisogno di ossigenazione?
Sono vent'anni (e più) che fate da sponda a qualcuno a cui è stato concesso di essere, insieme, padrone del biliardo e giocatore che spedisce tutti gli altri in buca.
La storia è arcinota e ripeterla è arcinoioso. E la peggior cosa è entrare nel ginepraio della contestazione delle sue enormità, lo stupirsene o, ancor più, lo scandalizzarsene.

In poche occasioni mi trovo in sintonia con Beppe Grillo e una è questa: «Berlusconi è l'oltretomba e [voi giornalisti] siete dei medium che parlano con l'oltretomba». Sono abituati, in fondo, visto tutto lo spazio che hanno dato anche ai santi. Berlusconi vive e lotta insieme a noi. Gli fanno le domande e ascoltano le risposte. E nessuno che gli sputi in un occhio, quello malato.

N.B.
Vac., va da sé, è abbreviativo di vaccaro - chissà se i mammiferi de Il foglio se ne sono accorti.

sabato 22 marzo 2014

Avvolti da tende rosse

Note sparse su Beppe Grillo intervistato da Enrico Mentana.

Dice B.G. che in tv ci va raramente, specialmente non va nei talk show perché sono trasmissioni in cui non riesce a esprimere un concetto: perché stasera lo ha espresso?
Il debito pubblico è immorale, non va pagato: d'accordissimo. E.M. gli ha anche chiesto: e i creditori? B.G. ha risposto citando gli sprechi dell'Expò di Milano e della Tav, opere per cui vengono utilizzati i soldi provenienti dal debito. E. M. non ha chiesto: se nessuno comprasse più il debito pubblico, come si finanzierebbe lo Stato, cioè potrebbe sopravvivere lo Stato? B.G. ha detto che, debito a parte, l'Italia ha il saldo della bilancia commerciale in attivo. E.M. non ha chiesto: e questo basterebbe a tenere in piedi la baracca? Lo domando io, perché vorrei esprimere questo concetto: se un parlamento e un governo di moralisti stracciassero i titoli di credito sovrano, anche distinguendo quelli in possesso a mani italiane rispetto a quelli posseduti da titolari stranieri, in modo tale che il debito pubblico diventi la metà di quello attuale o, poniamo per miracolo, addirittura zero, bene: l'Italia potrà permettersi poi di sostenere le spese dello Stato - reddito minimo garantito compreso - ricorrendo soltanto alle entrate fiscali? 
Mi sarebbe piaciuto che B.G. avesse espresso qui il suo concetto, lo bello.

Inoltre e concludo: B.G. ha dichiarato che lui non dice cose a caso ma che si consulta con esperti in ogni settore, dall'architettura all'ingegneria, dall'ecologia all'antropologia, dall'agricoltura alla finanza. Bene, mi chiedo se qualcuno di loro, per caso, gli ha spiegato la vera natura del capitalismo.

Update

Non vorrei che chi passa di qui perdesse quanto la cara Olympe de Gouges mi ha scritto a commento. Qualcosa, a mio avviso, d'illuminante. Voilà:

«Ma la vuoi smettere di essere razionale e conseguente? E poi quei richiami al capitalismo, suvvia, sei vecchio. Hai mai sentito Grillo pronunciare la parola "capitalismo"? Parla sempre di "sistema", è indeterminato e astratto già in premessa, come puoi pretendere che lo sia in analisi e nelle conclusioni?

Sollevano delle questioni, individuano delle contraddizioni, ma sempre dal lato del fenomeno, della realtà esterna, non indagano mai le cause se non nelle loro determinazioni più superficiali. Succede con l'euro, succede con gli inceneritori e tutto il resto. Il mondo è dominato da uomini cattivi e corrotti, è sufficiente mettere gli uomini giusti nei posti giusti, gli "esperti" e gente "preparata", due mandati, essere onesti intellettualmente, non rubare, e il "mondo", ossia il "sistema", non quello reale ma quello costruito nel loro testone, ritornerà al bene.

È il loro un difetto di analisi, un difetto non solo comune, ma ormai universale. non perché non ne siano capaci, ma obbedisce alla loro posizione, non si può spiegare con idee politiche generiche ma con il loro interesse di classe. Il loro pensiero, la loro critica, non può elevarsi al di sopra del loro orizzonte borghese, alla loro posizione sociale.

Essi vogliono rivedere i trattati europei, come se la questione fondamentale non fosse dapprima d'ordine politico ed economico, di rapporti di forza, ma semplicemente giuridica.

Insomma non vogliono mettere in mora il sistema, lo vogliono su misura, puntano a uno sviluppo armonico delle società capitalista. Non vogliono il fossile perché inquina, vogliono il "rinnovabile", ma cos'è il rinnovabile? Lo vedono, anche questo, solo dal lato positivo, come vedono il fossile solo dal lato negativo. Solo le cose dal lato della mera determinazione "tecnica", non già dal lato del loro sviluppo storico e politico, dei rapporti.
Vogliono cambiare il "sistema", ossia ottimizzare il capitalismo con le "regole". Poveretti, e poveri noi comunque.»

mercoledì 26 febbraio 2014

Kant, Grillo e il radicchio trevigiano che non colsi

«L'antica e famosa domanda, con la quale si credeva mettere i logici alle strette, e si tentava di portarli al punto, in cui essi dovessero o farsi cogliere in un futile circolo, oppure confessare la loro ignoranza, e quindi la vanità di tutta quanta la loro arte, è la seguente: che cos'è la verità? La definizione nominale della verità, secondo cui cioè essa risulta l'accordo della conoscenza con il suo oggetto, è qui concessa e presupposta; si desidera tuttavia sapere, quale sia il criterio generale e sicuro della verità di una qualsiasi conoscenza.
Il sapere che cosa si debba ragionevolmente domandare, è già una grande e necessaria prova di saggezza e di sagacia. Difatti, se la domanda è in sé assurda e richiede risposte superflue, essa allora, oltre ad umiliare chi la propone, ha talvolta anche lo svantaggio di indurre l'ascoltatore incauto a risposte assurde, e di offrire il ridicolo spettacolo (come dicevano gli antichi) di una persona che munge il becco, mentre un'altra tiene lo staccio.
Se la verità consiste nell'accordo di una conoscenza con il suo oggetto, questo oggetto deve in tal modo venir distinto da altri oggetti; una conoscenza è falsa, difatti, se non si accorda con l'oggetto a cui viene riferita, pur contenendo qualcosa che potrebbe certo valere rispetto ad altri oggetti».

Immanuel Kant, Critica della ragion pura, “Dottrina trascendentale degli elementi”, Parte II,
Logica trascendentale, Adelphi, Milano 1976, a cura di Giorgio Colli.

Domandare è lecito, rispondere eccetera.
- Perché a Beppe Grillo e a Casaleggio piace mungere il becco?
- Perché non riescono a tener fermo lo staccio. Hanno bisogno continuo di purificazione, ovverosia di espulsione degli impuri, perché non riescono a espellere abbastanza i lati oscuri del loro Sé.

Ci sarebbe da ragionare ancora sopra, ma rimando, sono stanco, come se fossi stato a Treviso a raccogliere radicchi.

giovedì 20 febbraio 2014

L'Italia in corsa in

Ivo Pannaggi, Treno in corsa, 1922
Io da Grillo non mi aspettavo nulla, così come da Renzi non mi aspetto nulla. 
Io non aspetto, non spero, non m'illudo, per questa mia naturale avversione a sperare che l'Italia possa, politicamente, diventare intelligente (omaggio scipito al genio di Freak Antoni).
Tuttavia, Grillo ha fatto quello che doveva fare, solo poteva farlo con un pizzico di eleganza e di pazienza in più: avrebbe ottenuto lo stesso risultato, magari anche dando poca corda al coro di chi non aspettava altro che additarne la prepotenza, l'intolleranza, l'antidemocraticità.
E Renzi, invece, non ha fatto quello che doveva fare, vale a dire offrire, in diretta streaming, un accordo di governo ai Cinque Stelle - e non l'ha fatto perché manco se lo è immaginato questo film (anche più scarso del pessimo Bers-ani, in quanto a regia).
Nessuno più stupisce nessuno: tutto è, praticamente, déjà-vu. Per cui, niente fretta: vedremo Renzi all'azione, fare due o tre cose che accontenteranno Berlusconi e poi, quanto prima, forse dopo il semestre europeo, dimettersi e invocare le elezioni.
Se non sarà così, ovvero se sarà peggio o meglio - ma io non mi aspetto nessun peggio o meglio, anzi: forse un po' peggio, anche se peggio di così, vero... - pazienza. Sappiate comunque che il mio oroscopo politico è più attendibile di quello del Branko: forse perché tutte queste nuvole del cazzo impediscono di veder le stelle? 

domenica 2 febbraio 2014

Non sono mica cavallette

Non ce la fo a dipanare la matassa, quindi lascio tutto aggrovigliato. All'interno del bellum omniun contra omnes  si fatica a muoversi, a parare tutti i colpi, si prendono e danno schiaffi, nessuno vuole cedere. Ha ragione Grillo! Ha ragione la Boldrini! Fascisti! Squadristi! Servi! Venduti! Puttana! Energumeno! Pompinara! Mafiosi! Provocatori! Viva la patria! Viva la fica! Non capisci un cazzo! Siete degli stronzi! Al regime! Dittatura!...
Basta. Eppure, giusto perché piove e piove, provo a dire due o tre cose:

- Non è la prima volta che i capibastone da golf, Grillo e Casaleggio, cadono in simili nefandezze internettiane, quindi: a) o fanno apposta (nel senso che lasciano espressamente aperto lo sfogatoio per tenere “caldi” i propri sostenitori), oppure b) sono dei cazzoni se non hanno ancora capito che i media della cricca non aspettano altro che simili occasioni per coglierli in fallo e additarli al pubblico ludibrio, avendo così vita facile nel definirli irresponsabili squadristi.
- Se, sia sul piano parlamentare che su un piano mediatico, ce l'hanno i CinqueStelle il monopolio dell'opposizione, di chi è la colpa? Di tua sorella, Laura? Io, per esempio, che non sono un Cinquestelle, sono solo un Duepalle, abbastanza sgonfie, mi sento totalmente all'opposizione di questo governo e del sistema in generale, trovo l'Italia infetta, corrotta, impestata e dissestata. È facile quindi che, sul piano della critica, mi trovi frequentemente d'accordo con il M5S. Non si può, non è concesso, c'è il rischio di una deriva autoritaria? Ma, porcadellamadonna (cit. Caos calmo), sul piano della democrazia l'Italia ha sopportato 8 anni pieni di governo Berlusconi + Lega Nord (sempre che siano finiti, visto l'andazzo che prende la nuova legge elettorale), cosa vuoi che succeda se, putacaso, governassero i grillini? Non sono mica cavallette. A me sta sul cazzo il loro integralismo, il loro ossequio al capo, la loro illusione che il sistema sia riformabile a partire da comportamenti probi, rispetto delle leggi e decrescitismo felice (auguri), insomma: non sono uno di loro. Perdipiù: non leggo e/o seguo il Blog di Beppe Grillo dal 2007 (mi ci volle poco a capire che commentare da quelle parti fa scivolare nell'insensatezza) e le poche volte che recentemente l'ho aperto mi è sembrato sempre più illeggibile: di più, inguardabile esteticamente, con tutti quei banner, quegli slogan, quella pubblicità. Eppure, mi basta un editoriale di Francesco Merlo o di Pier Luigi Battista a dirmi che non hanno tutti i torti.

- Ieri, il pregiudicato ex-senatore ha fatto un comizio in Sardegna, ma non dietro le sbarre, all'Asinara, come sarebbe convenuto. Anche se ci siamo abituati, da un punto di vista democratico, trovo più preoccupante (e repellente) che egli abbia potuto farlo (con tutti i suoi sì davvero eversivi discorsi contro la magistratura), più della pseudo-comicità stupida e della villania grillina espresse via web. Contrariamente a Grillo, il quale, se prendesse il potere, toglierebbe subito i finanziamenti pubblici ai giornali, Berlusconi per Repubblica continua a essere una manna da tutti i punti di vista: 

Pecunia non olet, vero Ezio Mauro, vero ingegner (nonché anche lei Cavaliere del Lavoro) Carlo De Benedetti?
- In ultimo: l'Italia non ha più una fauna politica all'altezza dello sfacelo. Attenzione: non dico questo con la presunzione che io sia un animale adatto, magari. A tutti i livelli, c'è una situazione involutiva evidente. Troppe proteine, troppa televisione, troppo benessere forse, hanno bacato il cervello della gente a cominciare da quella che comanda. Dove cazzo sta un Enrico Mattei, tanto per dire? Io, senza scherzi, l'Italia la vedo bene in mani straniere. Un invasore illuminato, magari. Macché, oggi gli invasori sono delle mezzeseghe che si limitano a scegliere i bocconi migliori che il maggiordomo in carica, onorevole Enrico Letta al momento, gli presenta alle loro tavole, a casa loro (bello vederlo andare dagli Emiri a offrire mercanzia, come Mattei, appunto. Appunto un cazzo). E tutto ciò in nome della governabilità. Ma 
checcazzo ce dovete fa’ co’ tutta ‘sta governabbilità.
 Grande Marino.

P.S.
Ho letto due minuti dopo aver pubblicato quanto sopra questo post dell'anonimoconiglio che condivido.

sabato 7 dicembre 2013

Beppe Gaglioppo


Stasera viaggio in Calabria.
Non pensavo che 'a Vita® si potesse registrare come marchio.
'a vita mia m'a porto in pietto
cantava Vecchioni, in una delle sue migliori canzoni.

***

Da ieri, in seconda battuta, nei pensieri quotidiani giunge il vociferare di Grillo. Oggi strilla che, ai 150 deputati abusivi eletti col Porcellum, va impedito di entrare in Parlamento.
Domanda: se fossero stati suoi i deputati, cioè: se lo scorso febbraio, per un pelo, ad arrivare primo fosse stato il M5S, Beppe Grillo direbbe la stessa cosa?

Io dico di no, e la conferma deriva da pregresse sue dichiarazioni in cui sosteneva di andare al voto subito anche e soprattutto col Porcellum, per ottenere lui e Gianroberto, la maggioranza per mandarli tutti a casa. 

venerdì 6 dicembre 2013

Cercasi maiali

Poco fa, a cena, mangiando quasi settanta grammi di San Daniele tagliato fine fine, mi domandavo perché i coldirettori, in tenuta gialla, l'altro giorno ar Brennero, accompagnati dalla ministra De Gerolamo Limoni, anziché fermare i bastimenti carichi di cosce di maiale senza timbro d'origine di provenienza e mostrarle, dipoi, alle telecamere, ignude e senza sale, appese alla cella frigorifera del rimorchio, non abbiano chiesto all'autista trasportatore delle stesse il luogo di destinazione ove esse sarebbero diventate, previa salatura e stagionatura, dei prosciutti made in italy a tutti gli effetti.
Già, perché non l'hanno fatto? O forse l'hanno fatto, ma io non me ne sono accorto? Chiedo venia nel caso in cui.

È chiaro che l'iniziativa era volta alla salvaguardia del cibo italiano e contro coloro che fanno passare per italiano del cibo che non lo è. Tuttavia, il concetto del made in Italy in campo alimentare è da rivedere, dato che ci sono dei prodotti fatti in Italia, che si pregiano persino di dirlo con il tricolore sulla confezione della merce, la cui materia prima italiana non è. Basti il solo esempio della pasta. È notorio, infatti, che i più grandi produttori di pasta italiani si riforniscano di semola grano duro dall'America del Nord (USA, Canada) o da altre nazioni (Russia? Ucraina?), però in etichetta si guardano bene dallo scriverlo.


***

Beppe Grillo fa di tutto per stare dentro il copione che, in pochi mesi, dopo la sorpresa, gli hanno scritto addosso. Egli - di sé sostiene - incanala la rabbia della gente, rabbia che, altrimenti, si esprimerebbe chissà come. Sarà. A mio avviso incanala la stupidità e il rincoglionimento, giacché, se incanalasse veramente la rabbia, a lui non resterebbe che girare questo film

lunedì 9 settembre 2013

Gesti eclatanti

Poco fa, su Blob (dal titolo Lo Stato del Dritto), ho visto uno stralcio in differita dello streaming in diretta dei deputati del movimento cinque stelle saliti sul tetto di Montecitorio, in cui due deputati uomini hanno dichiarato, entrambi a turno, con fierezza, che stavano facendo un gesto eclatante, quel gesto eclatante, per difendere l'articolo 138 della Costituzione.
Ecco, volevo solo avvisare che se coloro che compiono un gesto eclatante, sentono allo stesso tempo l'urgenza di dichiararlo, l'eclatanza [dal fréclatant, part. pres. di éclater, propr. «scoppiare, schiattare], più che a un grande scoppio, assomiglia a un piccolo peto silenzioso.
- E se puzzava?
- Non importa: tanto erano all'aria aperta.

mercoledì 10 luglio 2013

Ha ricevuto milioni di ansie, per questo è diventato così


Sto ascoltando in diretta la conferenza stampa di Grillo. Sono al 75% d'accordo con lui. Il 25% mantengo una riserva. Di ansia.

martedì 18 giugno 2013

Lo sforatore di palle

Volevo scrivere un post su Beppe Grillo e su come i media classici nazionali (giornali e tv), dopo aver contribuito, sia pure indirettamente, al successo del MoVimento Cinque Stelle, stiano adesso compiendo l'opera di demolizione, decisamente causata da loro stessi perché continuamente prestano il fianco a critiche plausibili persino dei quotidiani o dei telegiornali vicini al regime berlusconiano.
Ed ecco, il punto è che decisamente assistiamo, ancora una volta, all'esempio lampante di quanto il possesso e/o il controllo dei media tradizionali determini il perdurare della merda sulla scena politica.
Non si capisce, o meglio: si capisce ma con molti porcoddio in corpo in corpo tutti dedicati ai maggiorenti del PD (giusto acronimo), come un cadavere politico sia tenuto ancora sulla spiaggia senza che nessuno gli metta un lenzuolo bianco sopra, giocandoci intorno come niente fosse: no, tutti i media gli danno voce come se la sua voce contasse, come se Lui veramente avesse ancora voce in capitolo, ne ha, dopo vent'anni, ne ha, e inaugura persino cliniche in Lombardia assieme al presidente macroregionizzato.

Cioè, uno come Berlusconi che qualsiasi cosa dice potrebbe (e dovrebbe) essere zittito da chiunque giornalista o pseudo tale con qualunque controargomento che gli spiattelli la merda ventennale da lui prodotta e niente, no, si ascolta, tg, gr, giornali, news, gli danno voce e immagine, comunicano il suo verbo e si scagliano, come un sol uomo, contro i grillini.

Volevo scriverlo e non volevo scriverlo perché non vorrei che si credesse che io difenda Grillo e la sua politica. No.
Ma l'ho scritto perché vorrei ricordare, ora e sempre, come suggerisce ogni tanto Leonardo da tempo, che Delenda Cologno: la costruzione della realtà berlusconiana è fondata sulla roccia delle televisioni; quella di Grillo, invece, sulla paglia della Rete: un soffio di vento - autocazzate a non finire - e adieu.

martedì 11 giugno 2013

Un minuscolo e velocissimo grillino


«Mi pavoneggiai; girai lentamente su me stesso, alto come una montagna, visibile a miglia di distanza, facendo ruotare il cerchio del manto, tintinnare le fibbie, scalciare e fulminare gli sproni. Mi feci un cavallo a dimensione di un macigno, e percorsi vociando e nitrendo le pianure, estrassi spade e librai lance, inventai giganti che uccisi e disfeci in nebbia. Mi circondai di trombe e di violini, mi mossi con attori, maschere, burattini, animali da circo, esseri mirabilmente deformi, risi sgangheratamente, mi diedi manate su gigantesche cosce di metallo, fui luminoso come un gong grande come il sole e capace di affrontare lo sguardo. Feci correre cani, simulai gare, e gridai, sempre scrutandomii attorno, in cerca dell'altro. Più di una volta lo intravidi, non più: minuscolo e velocissimo. Ma nulla che mi facesse credere fosse affascinato da quella grandigia demente».

Giorgio Manganelli, Agli dèi ulteriori, Einaudi, Torino 1972.

E così il blogger più famoso e seguito d'Italia, fondatore, insieme all'impresario Casaleggio, del M5S, per replicare a una senatrice del movimento che lo ha criticato circa la sconfitta elettorale alle ammistrative, domanda ai suoi lettori e sostenitori, se è lui il problema o se invece sono i minuscoli e velocissimi parlamentari grillini che, sembra, osano acquisire una certa autonomia di pensiero critico nei confronti del loro mentore supremo.

Trovo divertente la faccenda, perché un blogger, di solito, una domanda del genere «sono io un problema?» se la pone ogni spuntar di luna, ma - appunto - la pone a sé per tentare di dare risposta ai consueti disagi esistenziali che costellano la vita di un pensatore dilettante.
Invece Grillo pone la domanda al suo pubblico (la Rete) perché ha voglia di farsi dare ragione da questo, dalla moltitudine, non gli basta la sua di convinzione di essere - come egli crede indefessamente - nel giusto.
E se dai suoi commentatori emergesse che, inaudito! - fosse veramente lui il problema, avrebbe il coraggio di risolversi?

sabato 1 giugno 2013

Incontro con Pontiggia che incontra Grillo

Mondadori, Milano 2002
Libro recuperato presso bancarella antiquaria (!) aretina. C'era la classica fiera, stamani.
Chissà se Pontiggia confermerebbe il giudizio sull'affidabilità di Beppe Grillo il tribuno.

Avvertenza tecnica.
Tale post rapido voleva essere pubblicato stamani tramite smartphone, l'applicazione di Blogger per Android restituisce delle foto illeggibili.

lunedì 22 aprile 2013

Il metodo analogico

Sostiene Luigi Castaldi che le analogie tra fascismo e grillismo reggono, a fortiori, anche grazie al contesto storico analogo in cui si trovò, il primo, e si trova, il secondo, a svolgere la loro azione politica “rivoluzionaria”: la congiuntura storica di una classe politica completamente slabbrata, sfibrata, lisa, composta - sia allora come oggi (salvo nobili eccezioni) - da pezzi merda e da imbecilli di primissimo piano.
Mi trova molto d'accordo questa posizione, ma io allargherei il contesto storico non solo ai politici, ma altresì all'intera classe dirigente del paese, alla classe che di fatto detiene le leve potere: una borghesia, quella italiana che è, di fatto, per usare una definizione che lo stesso Malvino riserva (in un tweet) alla borghesia partenopea:
«la borghesia più vile e pusillanime d'Europa»
Giudizio che condivide con un'altra blogger illustre, Olympe de Gouges, la quale - da par suo - ha più volte ripetuto, in numerosi suoi post, che quella italiana è la più corrotta e reazionaria delle borghesie europee, borghesia che ha tollerato di tutto, da Mussolini a Berlusconi, passando per trent'anni di potere assoluto della Dc.

Detto questo, però, credo vadano ravvisate delle differenze non di poco conto tra il movimento fascista del 1919 e il M5S del 2013.
Mi limito a due, a mio avviso le basilari.
La prima è che ancora il movimento di Grillo non ha conquistato presso i poteri forti quel ruolo di assicurazione per la vita che, a suo tempo, Mussolini stipulò contro il rischio del terrore rosso. Oggi quale terrore ha da temere la classe dei padroni? Non solo in Italia, ma nella società occidentale, non v'è alcuno spauracchio rivoluzionario, magari l'establishment percepisce il fermento di una popolazione che vede scomparire gradualmente quella sorta di diritti e privilegi da “primo mondo” che, dal dopoguerra a oggi, la classe media ha visto garantiti: sanità, pensione, discreta mobilità sociale, servizi decenti, dignitoso potere d'acquisto del salario, risparmio, prospettiva di futuro per i propri figli. Questo sgretolamento, tuttavia, non ha formato ancora una coscienza di classe, ma solo tante piccole coscienze risentite, arrabbiate, che sputano fuori rabbia e rancore mediante varie modalità, tutte però altamente circoscrivibili e quindi controllabili, in primo luogo attraverso la persuasione dei media e, in secondo luogo, attraverso la politica della crisi e dell'emergenza.
La seconda è che, fortunatamente, viviamo in un'epoca in cui la violenza fascista non è praticabile: magari si espelle chi disobbedisce al puerile diktat del capo (vedi la storia dei talk-show proibiti), ovvero si fa uso di una smodata violenza verbale, ma per ora il M5S non si è macchiato di alcuna rappresaglia squadrista, non ha somministrato olio di ricino, non ha usato manganelli o pistole.
Certo, Grillo usa pericolosamente la piazza, richiamando troppo spesso a raccolta la folla per mandare tutti a casa. Ma, se ci si pensa bene, l'appello in sé (Tutti a casa) è tutt'altra cosa della privazione dei diritti politici e civili. Ribadisco: è l'epoca in cui viviamo a censurare di principio ogni manifestazione di violenza. Qualsiasi leader con un minimo d'intelligenza politica sa che ogni atto violento si ripercuote più su chi lo compie che sulla vittima, giacché oggi lo scopo della lotta consiste in chi meglio riesce a passare da vittima; è una specie di gara in cui i contendenti, più che colpire, sperano di incassare i colpi che li assurgano a tale ruolo vittimario nei confronti della pubblica opinione: poi, chi meglio piange, meglio fotte.

Per il resto, per altre analogie o differenze, staremo a vedere. Per ora, politicamente, dopo il successo elettorale, Grillo ha compiuto, insieme, passi da gigante e da nano. La cosa che più gli è riuscita è stato mandare ko il Pd alla seconda ripresa (elezione del Presidente della Repubblica), dopo una prima (l'elezione di Boldrini e Grasso) in cui era parso vacillare. Adesso lo vedremo alla prova - ed ecco il suo vero peccato: là dentro il Parlamento non sarà lui ad essere messo alla prova, bensì gli eletti del suo MoVimento, i presunti gerarchi che, sin qui, non hanno certo brillato.