domenica 11 ottobre 2015

Quando uno scrive

Dunque, quando uno scrive s'immagina di avere davanti un lettore foss'anche solo se stesso. Altrimenti non scriverebbe se non fosse obbligato da qualcuno a scrivere, come a scuola quando gli studenti devono scrivere testi per i maestri e i professori. 
Dunque, se uno scrive, scrive di proposito, avendo in mente un destinatario. Anche il confine ristretto di un diario privato è, a mio parere, una scrittura pubblica. Perché scrivi sapendo che ti rileggi, per forza ti rileggi, sennò non scrivi e se scrivi senza rileggerti scrivi comunque cazzate anche se fossero scritte da Joyce.

La scrittura è insieme specchio e finestra: ti guardi e sei guardato.

Io qui dentro, da circa otto anni, mi specchio e mi affaccio. Mi guardo e sono guardato. È chiaro che qui è chiamato in causa un giudizio. Il mio, severo, dice: hai perso, stai perdendo sostanzialmente tempo, anche se è un perderlo indispensabile perché - ecco perché giudico severamente il mio esercizio quotidiano - altrimenti non sapresti come esprimere te stesso al mondo là fuori, senza la mediazione del quotidiano, la gratificazione che si ricava dai rari applausi che ogni tanto senti arrivare, lontani e poi il silenzio, e quindi di nuovo in scena, nuova rappresentazione, forse nuovo applauso... un teatrino, insomma. O anche - e, in questo caso, il giudizio è bonario - il tentare di ordinare i pensieri altrimenti disordinati, spersi in balia del quotidiano, che danno una definizione del mondo e dell'epoca in cui vivo. Una specie di testimonianza per improbabili posteri, insomma.

Comunque sia, non mi obbliga nessuno, tranne me stesso, la stessa persona.

C'è una parte buona: il fatto che non devo onorare alcun contratto verso chicchessia. 

Penso a certi scrittori che pubblicano a cadenza regolare romanzi o saggi o che cazzo ne so, e cosa ne esce fuori, massimamente irrispettosi di se stessi e dei lettori. Hanno allevato lettori così. Vendono quattrocentomila copie. Bravi bravi bravi.

Ora capite cosa abbia provocato questo post sconclusionato. Ho visto Serra presentare il suo nuovo romanzo da Fazio, Ognuno potrebbe, Feltrinelli. Non avrei scritto niente su questa presentazione se non avesse letto una pagina. Ascoltandola, ho immaginato le facce dei lettori che accorreranno ad acquistare il libro e ho provato un certo imbarazzo. Per l'autore e per i lettori. Per l'autore perché si compiace di rivolgersi a lettori che apprezzeranno la trama, lo stile, la caratterizzazione dei personaggi di siffatto libro. Per i lettori che si compiaceranno di trovare nel libro parole e situazioni alle quali avevano anche loro pensato ma che non avevano mai espresso, ma che sagoma, ma che genio questo Serra, eh

Ecco perché scrivo: perché io non sono uno di quei lettori e non sono uno di quegli autori. Chiunque io sia, testimone della mia epoca o no, sappiate che io non c'entro. Sto parlando ai posteri.

6 commenti:

luigi castaldi ha detto...

Quando e se dovessi tornare a bloggare, sarà da questo post che prenderò lo spunto per dire che scrivo non da scrivente, tanto meno da scrittore, ma da lettore.

lozittito ha detto...

il tentare di ordinare i pensieri altrimenti disordinati..

anche questo, o meglio: rafforzare i nessi interni alla propria concezione del mondo che a volte, riesaminata alla luce della parola scritta o grazie ad un interlocutore critico, appare una rappresentazione inadeguata, non logica o parecchio incompleta, che rimuove i fatti, che va buttata via

Olympe de Gouges ha detto...

Ti aspettiamo comunque

Luca Massaro ha detto...

Sì, Luigi: i lettori aspettano il "lettore" per ridare forma alla blogosfera.

Unknown ha detto...

Ricordo un pezzo di Serra su Cuore in cui reclamava il diritto alla blasfemia, elencando una serie di bestemmie appunto memorabile. Facevo il liceo e mi sembrò di aver trovato un eroe.
Speriamo di invecchiare meglio.
(Pure io leggerei ancora Malvino, non l'ho scritto a casa sua, ne approfitto qua).
Paco

Rachel ha detto...

A metà di questo tuo post ho pensato agli scrittori invitati da Fazio, poi lo hai citato.
Ecco, preferisco leggerti senza vederti su quel divano.