giovedì 23 giugno 2016

L'educazione nuoce

«Spesso ci rifletto e sempre devo dirmi che la mia educazione mi ha nociuto molto in parecchi punti. Questo rimprovero va contro una quantità di persone; è vero che qui stanno riunite e, come nei vecchi ritratti in gruppo, non sanno che farsene l'una dell'altra, non viene loro in mente di chinare lo sguardo e per l'attesa non osano sorridere. Ci sono i miei genitori, alcuni parenti, alcuni maestri, una determinata cuoca, alcune fanciulle delle lezioni di ballo, alcuni frequentatori della nostra casa in epoca precedente, alcuni scrittori, un maestro di nuoto, un bigliettaio, un ispettore scolastico, poi alcuni che ho incontrato una sola volta per la via, e altri che in questo momento non riesco a ricordare, e taluni che non ricorderò mai, e infine altri del cui insegnamento essendo allora distratto da qualche cosa non mi sono affatto accorto, insomma, sono tanti che bisogna stare attenti per non nominarne uno due volte. E di fronte a tutti loro esprimo il mio rimprovero, così li presento l'uno all'altro, ma non tollero contraddizioni. In verità ho sopportato abbastanza contraddizioni e, siccome nella maggior parte sono stato confutato, non posso che comprendere anche queste confutazioni nel mio rimprovero e dichiarare che, oltre alla mia educazione, anche queste confutazioni mi hanno nociuto molto in parecchi punti.»
Franz Kafka, Diari - 1910.

È tanta la gente che ti sciupa il pomeriggio o il mattino o la sera o insomma l'intero giorno, compresa la notte, perché voi sapete che, tecnicamente, il giorno comprende le ventiquattr'ore, delle quali le ore di luce sono chiamate dì, mentre le ore di buio appartengono alla notte. Fatta questa distinzione pleonastica, ma ragguardevole, desidero ritornare all'argomento principe del post: che cosa nuoce alla nostra educazione? Dico nostra per solidarietà nei confronti di Roberta, condannata a due mesi di condizionale perché nel 2014 ha scritto un tesi di laurea sui No Tav usando il «noi partecipativo».

Il plurale maiestatis lo possono usare soltanto i politici, gli allenatori di calcio e il Mago Otelma.

Ecco il punto: oggi ho avuto un incontro educativo che mi ha nociuto molto, due euro per la precisione. È andata così: percorso un sottopasso dove ho indifferenziato il buonomo di colore che ha in programma di prendere la pensione lì seduto a vendere le solite chincaglierie di ambulante, e prima di affrontare la rampa di scale che mi avrebbe condotto dove dovevo condurmi, ho incontrato una signora di mezza età, dai tratti gitani ma dall'accento di Alberobello, alta un metro e un cazzo[*] po’ come Brunetta (per ascoltare quello che aveva da dirmi ho dovuto chinarmi come coi bambini), capelli neri raccolti malamente e occhi azzurri, che mi ha chiesto a bruciapelo se potevo aiutarla perché tiene famiglia da sfamare (e io, per l'appunto, stavo mangiando un panino). 
«Ormai l'ho addentato», ho bofonchiato col boccone in bocca, cercando in tasca, allo stesso tempo, se avevo qualche spicciolo. Sì, l'avevo: due euro.
«Però, sono due euro, non vorrei essere spilorcio, ha mica il resto?».
La signora ha fatto finta di non capire, s'è presa la moneta, l'ha messa in borsa, estraendo al contempo un piccolo sassolino rosso che mi ha messo in mano.
«Ecco per te questo corallo portafortuna, perché te sei una persona buona, di buon cuore, si vede dagli occhi che sei di buon cuore, ma intorno purtroppo hai persone cattive, invidiose di quello che hai, di quello che fai, di quello che sei, persone che ti vogliono male e con questo corallo vedrai che non avrai niente da temere da queste persone che approfittano della tua bontà».
«Veramente io non sono buono: è che mi disegnano così».
«No tu sei buono, vedrai, questo corallo ti aiuterà se lo porterai sempre con te».
«E dove lo dovrei mettere?»
«Nel portafogli. E darmi altre cinque euro perché tu sei una persona buona e io tengo una famiglia a casa che ha fame».
«Te l'avevo detto che non sono buono. Tieni questo corallo.»
E me ne sono andato, con due euro in meno e un po’ di educazione nociva in più.

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[*] Mi sono lasciato andare a un turpiloquio di bassa lega, particolarmente sgradevole quando indirizzato verso le caratteristiche fisiche individuali. Chiedo venia ai lettori e all'interessata. 

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

quanto all'asterisco, fai pure; ché anzi torneremo (mi si perdoni il plurale marinitatis) anche più spesso e più volentieri.

Olympe de Gouges ha detto...

a proposito di roberta, questa democrazia vale solo se sei un suddito obbediente.