venerdì 4 marzo 2011

Aux armes, aux larmes


Sono da poco le sette pomeridiane e scrivo questo post senza aver ancora letto alcuna notizia, alcun giornale, ascoltato nessuna radio, visto alcuna televisione. Non ho aperto la posta né il mio reader, e sono qui a scrivere pressoché glabro delle pelose interferenze quotidiane mediatiche. A tu per tu col mio racconto, lo rifiuto. Lungo il tragitto casa-lavoro-casa ho fissato insistentemente le secche, resistenti foglie dei cerri, così ostinate a non voler cedere spazio alla nuova chioma. La vita di cartapesta, privata d'umido, è più difficile a decomporsi. Potresti prenderne un ramo, metterlo in un vaso del soggiorno e osservare che dura anni così, intatto. Berlusconi resiste perché è già morto e nessuno se ne è accorto. È un impagliato, svuotato delle viscere, soprattutto del tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia. Madonna che tarlo. Perfino le feuilles mortes mi fanno pensare a Lui. Sono del 49% degli italiani che lo detesta? Non so, preferirei essere parte di quell'1% che lo decolla. Aux armes et cætera. 

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