lunedì 31 agosto 2015

Parole d'aria

Mormorii nel silenzio sterminato
(Bocca non so più aprire, né ragionare)
Trattengono in me la vita:
Respiro di un cipresso quella notte,
La voce umana dell'onda marina
Notturna sulla ghiaia, il ricordare
La tua voce che dice «Buona fortuna».

Giorgio Seferis, Epifania, 1937 tradotto da Guido Ceronetti (in Scavi e segnali, Alberto Tallone Editore, 1992

Se vuoi esprimere la luce,
fatti camera oscura.
José Bergamin 
(citazione trovata nel volume sopra riportato).

C'è uno strano silenzio là fuori, qua dentro, ovunque. Un silenzio pieno di rumori indecifrabili, come quello della pioggia in un giorno di sole. (Era qualcuno che orinava su delle foglie secche; l'ho capito dopo, dalla scia.)
Le parole stanno diventando mute, non producono gli effetti sperati dai parlanti. Sono stanche, le parole. Sono troppe. Quelle pronunciate non si contano, quelle scritte non conoscono confini. Più prendono campo nel mondo dei parlanti, più le parole si polverizzano, s'insabbiano e i parlanti ci sbattono sopra i loro umori, le impastano di saliva e sputacchiano fuori dell'ugola per liberare il corpo dalle scorie fatte di lettere, di spazi, di punti d'interpunzione. 
Oramai i parlanti non conoscono freni: parlano e scrivono senza pudore, mandano in giro le parole praticamente nude. Palle di parole, fiche di parole, cazzi di parole, tette di parole, culi di parole, bocche di parole: un'ammucchiata di parole sconvenienti o convenevoli a seconda dello svolgimento orgiastico. 
A volte, a fine corsa, quando le parole dormono esauste, sfiancate dalla prestazione, vedi i parlanti silenti esplodere piccoli soffi dalle labbra come quando si tenta di gonfiare un palloncino. Aria e basta, senza lettere, sillabe e vocaboli che formano le frasi dei consueti discorsi vuoti, ripetitivi, inutili.
Come sono sterili le parole! Se l'arcangelo Gabriele scendesse adesso da Maria gli toccherebbe parlare a gesti, mimare la faccenda, probabilmente si metterebbe a soffiare lo Spirito dall'alto verso il basso. 
Soffi: si ritorna sempre lì. Se le parole non fossero d'aria, sarebbero inesprimibili. Anche quelle scritte; addirittura anche quelle soltanto pensate. Sarà per questo che molte parole soffrono di alitosi. Una mentina per tutte.


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