domenica 27 maggio 2018

Felicità in contrappunto

Una sera, al tramonto, mentre un resto di nuvole sgonfie di pioggia si incorporava al giallo uovo del sole all'orizzonte, Franco Cappa si sospese tra tempo passato e a venire, facendo suo il presente, con contezza, felice senza un perché - e se ne vergognò.
Sapeva che quell'attimo sarebbe durato un secondo, perciò tirò un sospiro di sollievo e si disse: «Tanto passa». E infatti passò.

«Che senso hanno queste fugaci apparizioni della felicità?», si chiese, dandosi immediatamente una risposta: «Nessuno» - e la vergogna lasciò spazio a un sorriso lieve, di autocommiserazione [avrebbe detto qualcuno che lo conosceva, ma siccome dov'era non lo conosceva nessuno, nessuno lo disse, lo dico io, per dovere di cronaca].

Poi successe l'inaudito: qualcuno, alla radio, parlò con dimestichezza del contrappunto. Franco Cappa, lesto, estrasse taccuino e penna dal suo borsetto e prese appunti. E scrisse: «Non ci sono possibilità di essere felici due volte nello stesso modo. Di più: i modi di essere felici andranno via via depotenziandosi nel tempo, poiché ben presto ci accorgiamo dell'impossibilità di essere felici come lo siamo stati la prima volta. È la prima felicità che inganna, perché si fa sempre riferimento a essa per essere felici un'altra volta. Per tale motivo, ogni volta che capita la possibilità di essere felici,  ogni volta che felicità si ripresenta, si fa fatica a riconoscerla, perché non sarà mai uguale alla prima nelle forme e nelle modalità».

L'applicazione Play Radio ebbe un blocco anomalo. Franco Cappa smise di prendere appunti e, per non degradare la sensazione appena vissuta a una felicità di terzo grado, si sforzò di non fare paragoni, ed evitò di ricordare certi occhi e il desiderio a esso connesso. Una signora tatuata in leggings e canottiera (bel seno e bel culo) gli passò accanto, ma lui - noncurante - fissò nuovamente lo sguardo verso l'orizzonte: il giallo uovo era diventato una frittata.

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