Ogni mattina, sulla Terra, come sorge il Sole (ma anche quando tramonta: dipende dai turni), un proletario (uomo o donna che sia) si sveglia e sa che dovrà lavorare, altrimenti non potrà campare.
Ogni mattina, sulla Terra, come sorge il Sole, un capitalista (uomo o donna che sia) si sveglia e sa che dovrà sfruttare il lavoro che compra al lavoratore per produrre una determinata merce (quale che sia: «una cosa che mediante le sue qualità soddisfa bisogni umani di un qualsiasi tipo»), altrimenti non potrà aggiungere un grammo di valore al capitale inizialmente investito per produrla.
Ogni mattina, sulla Terra, come sorge il Sole, non importa che tu sia proletario o capitalista: l'importante è che tu venda o tu compri forza lavoro, ovverosia, sotto le ferree leggi della logica capitalistica, è necessario che il lavoro sia ridotto a merce.
Certo, notevoli sono le differenze tra l'appartenere all'una o all'altra delle due categorie:
«L'operaio lavora sotto il controllo del capitalista, al quale appartiene il tempo dell'operaio. Il capitalista sta attento a che il lavoro si svolga per bene e che i mezzi di produzione vengano impiegati appropriatamente».
Ma soprattutto:
«il prodotto è proprietà del capitalista, non del produttore diretto, dell'operaio. Il capitalista paga, per es., il valore giornaliero della forza-lavoro. Dunque, per quel giorno, l'uso di essa gli appartiene come quello di ogni altra merce, per es., di un cavallo noleggiato per un giorno. Al compratore della merce appartiene l'uso della merce; infatti, il possessore della forza-lavoro, dando il suo lavoro, non dà altro che il valore d'uso che ha venduto. [[Il capitalista], mediante la compera della forza-lavoro ha incorporato il lavoro stesso, come lievito vivo, ai morti elementi costitutivi del prodotto, che anch'essi gli appartengono».
Ecco, in questi ebbri giorni di anniversario, quanto è stato riflettuto e discusso sul tema lavoro, marxianamente inteso quale
«processo che si svolge fra l'uomo e la natura, nel quale l'uomo, per mezzo della propria azione, media, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura [in cui] contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura»,
affinché tale processo possa essere affrancato, una volta per tutte, dalla logica capitalistica di sfruttamento e alienazione?
Io penso poco.
E io penso che vivere il lavoro (o la sua assenza) come una sofferenza, un patimento, una costrizione, un obbligo - sia qualcosa che ancora massimamente affligge il genere umano. Anche e soprattutto a partire da quei luoghi che fanno del lavoro il fondamento della propria costituzione.
Per es. L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Domandiamoci - con e grazie a Karl Marx - quale.
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Le citazioni marxiane sono tratte dal Capitolo V de Il Capitale.
1 commento:
ottimo
(va specificato il rif. bib.: Capitolo V INEDITO, cioè quello non inserito da M. nell'opera pubblicata, perdona la pignoleria)
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