lunedì 28 maggio 2018

Fondata sul debito

«Ho chiesto, per quel ministero, l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l'accordo di programma. Un esponente che - al di là della stima e della considerazione per la persona - non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell'Italia dall'euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell'ambito dell'Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano.
A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato - con rammarico - indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato.
L'incertezza sulla nostra posizione nell'euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L'impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali. 
Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane.
Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando - prima dell'Unione Monetaria Europea - gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento.
È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri - che mi affida la Costituzione - essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani».

Aldilà della contesa politico istituzionale in corso, l'estratto della dichiarazione del presidente Mattarella certifica una cosa soltanto: che l'Italia è una repubblica fondata sul debito, giacché non può prescindere da esso in alcuna maniera. 
Il punto è che, davanti a questa evidenza inconfutabile e difficilmente risolvibile, il potere politico diventa impotente, perché il debito è il polmone d'acciaio al quale la politica, le istituzioni, lo Stato tout court devono restare attaccati per sopravvivere. 
Il problema non è dunque a chi appartenga la prerogativa di nomina dei ministri (al Presidente della repubblica su proposta del Presidente del consiglio), bensì il perché ancora gli appartenga, giacché, stante così le cose, il ministro dell'economia lo dovrebbero nominare ufficialmente «gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende». Questo ha lasciato intendere Mattarella ieri sera impedendo la nascita del nuovo governo.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ha avuto paura di assumersi la responsabilità di una firma. Nel caso Savona avesse condotto l'Italia fuori dall'euro, cosa alla quale non credo, lui sarebbe stato attaccato dai soliti.
Chi ha stimolato tutte le critiche dei giornali stranieri, sono propri i diversi partiti che ne erano rimasti fuori. Hanno fatto tanto di quel chiasso, che non potevano non destare reazioni.
Ha avuto paura lui e anche i precedenti capi di governo che ha differenza loro questi senza battere il famoso pugno sul tavolo con un esperto in economia poco convinto della equità dei trattati potesse avere ragione.
Mattarella forse è stato spinto dalla invidia di chi lo ha messo a fare il presidente e ha reagito.
Comunque così facendo ci ha buttati nella me..a.

Massimo Villivà ha detto...

Forse nella m...a ci eravamo già. Come minimo dal 2013. Come minimo.