Tra le tante cose che annualmente si ripetono come l'allergia alle graminacee, il Festival di Cannes¹ si presenta all'attenzione popolare infilandosi nella coda dei tele e radio giornali, dato che tutte quante le testate zuccone, soprattutto quelle della Rai, hanno inviato corrispondenti per corrispondere di quel che passa sulla Croisette.
E i corrispondenti vedono i filmi, i fichi e le fiche, i registi iraniani cambogiani danesi maltesi dalmati armeni e maremmani (per citare le razze più esotiche), e ci raccontano tutto, ma proprio, dandoci più voglia d'andare a vedere l'Atalanta (a me, che l'ultima volta che sono andato allo stadio giocava Socrates).
E tutti gli anni aggiungono un ordinale alla manifestazione per riconoscere, a fatica, la diversità tra un'edizione e l'altra e dare un numero all'inconsistenza.
Chissà quest'anno chi la vince la Palma. Spero l'olio.
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¹ Vale anche per Berlino, Venezia, Roma e anche (e soprattutto) per gli Oscar.
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