giovedì 23 ottobre 2008
Due chiacchere con Dio
Insisto: ci vorrebbe più poesia, ci vorrebbe più poesia. Nella poesia, tutto. Pensa a Dante, pensa a Shakespeare, pensa e basta e scrivi. Devo sfuggire la realtà, devo dimenticarla qui, provarci, per far finta di non esserci qui. Per cui: poesia: e giù endecasillabi. Poesia: e giù rime, terzine, strofe, versi sciolti. Bisognerebbe che venisse la diarrea a tutti in questo Paese. Tutti al cesso, ora! Tutti a tirare lo sciacquone ripetutamente nello stesso momento. Tutti a far scendere nelle fogne urbane la realtà. Questa realtà di merda. Dio merda. Ecco, l'ho detto. Mi piacerebbe ci fosse Dio, mi piacerebbe davvero. Mi piacerebbe parlarci due o tre minuti, così, casomai le parole mi venissero fuori davanti a cotal Essere. Eppure, se penso a quand'ero bambino e pregavo, chessò, che non m'interogassero a matematica e gli chiedevo la grazia, avevo davvero qualcuno a cui rivolgermi. E ora invece, no. Dio torna. Torna che ho da dirti qualcosa, torna soprattutto in Italia, qualche minuto. Torna nella realtà, vedi come siamo ridotti, vedi lo sconforto da una parte e il pacchiano godimento dall'altra. Torna, sennò t'invento. Ti riprongo. Ti riscrivo. Torna e dimmi se tutto è normale, se tutto è un copione già scritto e irreversibile. Torna e piglia con te tutti i pezzi di merda di questo mondo. Tutti. Tira lo sciacquone, scarica nel cesso tutta la merda d'uomo che ammorba questa Penisola di pena. Ma quanto ci mette la deriva de' continenti a comprimerci, a schiacciarci su verso l'Europa?
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