«Nessun meccanismo verbale può creare verità. Nessun pensiero reale può esprimersi in parole se non è stato vissuto. Ma l'uso costante del linguaggio parlato nei rapporti umani crea l'illusione che il linguaggio possa contenere in se stesso una conoscenza. Se un forestiero, nella città in cui abito, mi chiede la strada, gliela indicherò usando parole. Ma egli non percorrerà quella strada che per il fatto di avere già una ragione o un desiderio di recarsi in quel dato posto della città. Ora, da sempre, gli uomini giunti a vivere una conoscenza hanno visto venire a sé altri uomini che domandavano loro la strada; coloro che avevano una meta e un desiderio di andare ricevevano le indicazioni e si mettevano in cammino. Ma la maggior parte restava lì, accontentandosi di imparare a memoria le spiegazioni del maestro, di abbellirle con la retorica, di disporle in forme logiche, infine di tracciare delle mappe; e, ciò facendo, immaginava di viaggiare».
René Daumal, I poteri della Parola, Adelphi, Milano 1968 (trovato nella postfazione di Claudio Rugafiori a Il Monte Analogo).
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