Ma jeunesse ne fut qu'un ténébreux orage, Voilà que j'ai touché l'automne des idées, Et qui sait si les fleurs nouvelles que je rêve - Ô douleur ! ô douleur ! Le temps mange la vie, | Mia gioventù non fosti che tempesta nera |
giovedì 12 agosto 2010
L'Ennemi 2
Giulio Mozzi mi ha regalato, in un commento a questo mio precedente post (consiglio di leggere anche le sue note in merito), una sua preziosa versione del sonetto di Baudelaire. Non posso che “pubblicarla” per darle, per quanto sta in me, lo spazio che merita.
P.S.
Spero che anche Luigi Castaldi si cimenti (lui sa perché).
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2 commenti:
Altro non fosti che buia tempesta,
gioventù mia, e qua sprazzi di sole
e là rabbiose raffiche, funesta
furia che devastò le mie aiuole,
lasciandole sventrate in terra pesta,
fosse allagate dove le parole
aspettano ch’io dreni e faccia presta
bonifica d’autunno… Ma chi vuole?
E a che serve? E come posso osare
speme che tutto rifiorisca ancora?
Dov’è la forza? Dove cominciare?
Oh, che strazio! Il tempo ruba l’ora
e un oscuro nemico forte pare
farsi del mio sangue e mi divora.
[Traduzione molto libera, naturalmente. Ma di fronte a un sonetto io sento l'irrefrenabile bisogno di rispettare l'endecasillabo e la rima.]
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