mercoledì 13 aprile 2011

Gelosie

Totò Modò, alias Giulio Mozzi, ci regala una splendida versione post-moderna della Gelosia di Saffo.
Stimolato, mi cimento anch'io con due versioni simili della stessa, meno post-moderne, più legate al brutto tema del priapismo farmacologico del presidente del consiglio.


Se fosse un dio sarebbe facile
davanti a lui inginocchiarmi
e poi sedermi
sulle sue indomite ginocchia
come fossi una bambina
che dal padre torna per farsi consolare
o sculacciare.
Ma in lui poi sento smuovere qualcosa
che non oso nemmeno immaginare:
ecco il perché di quella pillola cobalto
ingoiata con un bicchiere della mia
orina minerale
Cristo santo come vorrei
essere altrove invece che sentire le sue mani
attraversarmi sudaticcie, e tremo
come foglia morta trema. Ma resisto
per diecimila euro, non sono scema.


versione di Lucas Chiappe
Simile a un dio mi sembra quell’uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell’erba; e poco lontana mi sento
dall’essere morta.
Ma tutto si può sopportare…



versione di Salvatore Quasimodo


Se fosse un dio sarebbe stato
facile sacrificare il proprio amore
sull'altare delle sue basse voglie,
farla sedere delicatamente nel di lui grembo
con sorriso timido e devoto.
Ma vederla ora lì inginocchiata
a usar la lingua non certo per parlare
il cuore mi si spezza: un rogo
vorrei accendere e bruciarmi
come Jan Hus, giacché bruciare
lui non posso. E chiudere gli occhi
mi fa vedere lui che tromba
sudaticcio, il cerone che si scioglie,
sconquassato e rosso come un billo¹.
Strano: questa immagine distorta
non mi getta nella paranoia.
La miseria altrui conforta.

versione di Lucas Bocca
Mi par davvero un foto-
modello o un calciatore
quell’uomo che ti ha chiesta
l’amicizia in FaceBook
e ora sempre ti tagga e ti commenta
e ti manda i poke e i cuoricini
e quasi incantata tu
chatti con lui, un dolce
sorriso in volto…
E mi scoppia il cuore, e non so più
scrivere uno status, le dita
come fossero spezzate:
ho un fuoco sottopelle,
lo schermo mi brucia gli occhi,
e non sopporto più gli auricolari dell’iPod.
Sudo freddo, tremo tutta,
sono grigia come un video spento.
Quasi quasi mi iscrivo a 
Seppukoo.                      
Non ti sopporto più, davvero!..



versione di Totò Modò

¹L'espressione "rosso come un billo" (toscanismo) significa, credo, rosso come un tacchino, o meglio: rosso come il bargiglio dei tacchini.