martedì 12 luglio 2011

Il mio senso insensato dello Stato

Uno Stato quando spende per cosa deve spendere? Ovvero, quali sono le spese principali a cui uno Stato democratico (nel nostro caso: una Repubblica parlamentare) deve far fronte?
Per sommi capi: sanità, sicurezza, scuola, tutela dell'ambiente e poi tutto il resto.
Su cosa si fonda, insomma, il patto sociale che tiene uniti i cittadini allo Stato?
Sul fatto che un cittadino debba essere curato e assistito nel momento del bisogno.
Sul fatto che un cittadino debba sentirsi sicuro di vivere nel luogo dove vive.
Sul fatto che un cittadino debba avere diritto allo studio e alla conoscenza.
Sul fatto che un cittadino possa bere acqua potabile e respirare aria salubre.

Ora, date queste premesse minime, se uno legge questo post di Luca De Biase rimane a bocca aperta cinque minuti e poi si chiede: se la sanità, la scuola, l'ambiente e - in parte - anche la sicurezza (ogni tanto ci sono anche dei poliziotti che protestano per i tagli) hanno già visto ridursi, drasticamente, la loro capacità di spesa, dove diamine dovrà risparmiare ancora il ministro dell'Economia?
Nelle consulenze esterne o interne?

Oppure.

Oppure lo Stato prova a prendere seriamente in considerazione di dismettere qualcosa delle sue competenze. Per esempio:
che ogni cittadino divenga medico di se stesso (visto anche il futuro senza medici, anche se la Gelm. vorrebbe ridurre di un anno il corso di laurea in medicina): via, dunque, ospedali, pronti soccorsi e medici di base. Oppure:
che ogni cittadino impari ad alfabetizzarsi da solo e la società sia descolarizzata (Ivan Illich dixit).
Oppure ancora: che ogni cittadino si difenda da solo eccetera.
In poche parole: lo Stato dismetta le sue funzioni di Stato.
E se lo Stato resta senza fare una sega cosa esisterebbe ancora a fare? Già. Ma lo Stato è, di per sé, un insieme di cittadini che vive riconoscendosi in certi valori, in una lingua comune, in una storia, in una Costituzione...
Ecco, ci siamo quasi allora. Visto che dopo tanti anni la politica non è stata capace di governare lo Stato, venga dimessa la politica.Vale a dire: venga sperimentato un vuoto di potere  dove i cittadini continuano a vivere senza un politica che li governi.
La mattina uno si alza e non c'è più il governo. Che fine ha fatto? È caduto? Bene, resti in terra, nessuno lo risollevi. Si provi a camminare da soli.
- Attento, c'è Grillo fuori della porta...
Oddìo, D'Alemaaaa........

2 commenti:

sirio59.mm ha detto...

Com'è vero che "tutto ritorna": pare quasi, in questa necessaria e purgante riconsiderazione del nostro presente, data la deriva di un intero gigantesco sistema economico, filosofico, politico, che Rousseau, con il suo "buon selvaggio", ci avesse quasi azzeccato. Non lo penso completamente -è la disperazione che m' induce a dirlo-, ma sono convinta che la lettura attenta del "Contratto sociale" avrebbe aiutato più di quella della Bibbia i cittadini, in particolar modo laddove si esprime sul tema "democrazia". Ma forse, per la bestia umana,a causa della sua intima natura, scivolare nel sordido e nella contraddizione, non è davvero evitabile...

Mario Piccirillo ha detto...

stiamo già sperimentando, mi pare. La politica è un bel po' che non ci governa. E non si sta granché bene. Serve qualcuno che ci amministri, e che non siano politici, e che non si trasformino in politici. Serve un esecutivo di danesi, mi sa.