domenica 17 luglio 2011

Un'attesa notturna


[...]
E adesso io qua in questa veglia di secoli
seduta nell'angolo della stanza presso all'uscio
dietro la finestra illuminata nella notte
aspetto l'ora del tuo ritorno a casa.


Non posso lasciarmi al sonno, finché tu tardi.
Voglio riaverti qua vicino, sentire il tuo fiato
e medicarti della lebbra impossibile
che ha sfigurato l'allegria dei tuoi occhi.


Spio dai vetri, sto in ascolto, Nella distanza scorre
il tetro rumore delle vie, come una striscia dentata.
tutte le città della terra sono un'unica, maledetta congrega
contro i ragazzetti celesti.

[...]

Senza requie mi aggiro dall'uscio alla finestra.
Tendo l'orecchio a ogni passo della strada.
E la lunga notte avanza. Si dirada lungo gli asfalti
il fruscio delle ruote. Le insegne si spengono.


Le ultime finestre illuminate si sono chiuse.
Più nessun passo sui marciapiedi.
Nessun cancello più stride. Cessato ogni tardo sussulto
dell'ascensore coi suoi rauchi ingranaggi per tutti i piani.


Finché nel declino ormai dell'ora silenziosa
un sopore mi piega le palpebre. La mia fronte si abbatte
sul piano del tavolino quasi in un  urto
fra i capelli canuti in disordine.
[...]
Elsa Morante, “Addio” (cap. II) Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima questa poesia e poi anche col sottofondo, vuoi viziare chi ti segue? Grazie
Ania