mercoledì 27 luglio 2011

Inquietudini democristiane

Il ragionamento del professor Galli Della Loggia è più complesso, con implicazioni storiche su cui voglio intenzionalmente sorvolare. Cerco di riassumere il contenuto del suo editoriale di lunedì facendolo rispondere con parole più o meno sue (quelle "sue" sono tra virgolette) a delle domande che evinco facilmente dal suo stesso articolo:

Avrebbe bisogno l'Italia della rinascita di una nuovo partito cattolico unitario (una nuova Democrazia Cristiana insomma)?
«Sicuramente sì».

Se rinascesse, quale sarebbero i primi problemi che si troverebbe ad affrontare?
«Due problemi decisivi. Il primo è un problema per così dire posizionale», vale a dire il novello «partito cattolico (o cristiano che sia)» dovrebbe stare a destra e contrapporsi a un partito di «sinistra democratica». 

Insomma, sarebbe sbagliato far rinascere una nuova Dc con l'ambizione di riassumere una "posizione centrista"?
Sì, senza dubbio. Il maggioritario va salvaguardato. Ma attenzione: «in un sistema a suffragio universale contrapporsi alla sinistra - in questo senso stare a "destra" - non implica affatto sostenere politiche antipopolari, reazionarie o classiste. Sostiene forse politiche di tal genere la cancelliera Merkel?»

E il secondo problema quale sarebbe?
«Riguarda il rapporto con il mondo cosiddetto laico di cultura in senso lato liberale».

In che senso?
Nel dopoguerra fu facile per la Dc allearsi coi laici e i liberali: il collante era l'anticomunismo. Oggi il PCI non c'è più, ma è necessario «Un rapporto con il mondo laico di cultura liberale basato su un incontro sui programmi ma anche sui valori». 

Sui valori? E su quali valori?
«Su che cosa può e deve essere l' Italia, sulle scelte importanti, talvolta dolorose, che il Paese deve decidersi a fare se vuole uscire dalla crisi in cui si trascina da due decenni. Ma anche sulle risposte da dare alle sfide che l'onnipotenza congiunta della globalizzazione, della tecno-scienza e di un pangiuridicismo sempre più invadente pongono alle società democratiche e all' intera nostra tradizione culturale. Lo spazio per un simile incontro oggi forse c'è o si sta creando nella società italiana. E tanto maggiore esso potrebbe essere, a mio avviso, se la nuova Dc, chiamiamola così, più che un partito stricto sensu cattolico si sentisse e si concepisse - secondo ciò che del resto diceva il suo nome di un tempo - come un partito cristiano: per dissipare qualunque equivoco sulla dipendenza dalle gerarchie ecclesiastiche, e per ribadire esplicitamente la propria proiezione al di là dell' ambito confessionale. Cristiano, del resto, per dire l' essenziale di ciò che va detto, basta e avanza».


***

A.B. Breivik l'ha detto (scritto) in 1500 pagine. 
Sarà che in questi giorni siamo tutti sotto l'influenza dell'eccidio del carnefice cristiano, ma non pare anche a voi che in quest'ultima "risposta" EGDL auspichi la nascita un partito cattolico che sfidi la globalizzazione, la tecno-scienza, il pangiuridicismo, e il multiculturalismo in nome della nostra tradizione culturale? Ma in questo auspicio non avvertite anche voi una sorta di analogia con il programma politico di un Breivik o di un Borghezio? 
L'essenziale, per un partito cattolico (o cristiano) che rinasca, è una politica che anteponga sempre le esigenze della civitas dei a quelle della civitas hominis. E questo cozza inevitabilmente col mondo laico e liberale, almeno di non intendere laici e liberali coloro che si ostinano a chiamarsi tali ma che no, porcamiseriaccialadra, non lo sono.

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