domenica 28 dicembre 2014

Senza traccia


È successo qualcosa là fuori? Non vedo tracce di passi, tutto è fermo, c'è soltanto silenzio. Anche i motori sono silenziosi, a parte il puzzo degli scappamenti che stordisce l'olfatto. La sciarpa come filtro non è sufficiente. Trattenere il fiato non fa bene quando è freddo, perché dopo, quando devi recuperarlo a pieni polmoni, ti butti dentro tropp'aria diaccia tutta insieme - e c'è un rischio: tropp'aria al cervello fa vedere chiaro il termine delle cose. Non saprei dire quali cose. Sto sul vago apposta. Comunque, una volta abituato il respiro al freddo, sovente accade l'euforia dell'ossigenazione, che purtroppo non serve a capire, ma a illudersi di capire come stanno le cose. Non saprei dire quali cose. Le cose che accadono, suppongo, e che sono tante, disordinate, irriducibili, in parte avvilenti. La rigidità è avvilente, indispone, respinge, a tratti ferisce. 
Sono quasi ubriaco. Per scaldarmi, prima ho bevuto un vino dell'Etna. Aveva il fuoco dentro. Adesso lo erutto: fonde la neve.


«È come se a comunicarci qualcosa fosse chi emette la frase per dare un'informazione, ma anche la frase stessa, a titolo di mero esempio.» 
Ludwig Wittgenstein, Osservazioni (cit.)


2 commenti:

melusina ha detto...

Sto sul vago apposta è ADORABILE.

Luca Massaro ha detto...

Anche tu lo sei, cara Mel.
Grazie.