venerdì 13 maggio 2016

Dal clementino alla furfuraldeide

«Si va dai mandarini (clementini compresi) ai tubi d’acciaio saldati, dalle biciclette alle stoviglie, passando per aspartame, furfuraldeide, piastrelle e pannelli solari. Ad oggi, sono in tutto 52 i prodotti cinesi su cui la Ue – in base al protocollo del 2001 sull’accesso nella Wto della Repubblica popolare cinese – ha imposto dazi doganali. L’unica arma di difesa in mano a Bruxelles per riequilibrare le asimmetrie commerciali di beni prodotti e venduti sottocosto all’estero sono i dazi anti-dumping. E sebbene – secondo la Commissione Ue – riguardino appena l’1,3% del totale dei prodotti importati nella Ue da Pechino, non averli più – conseguenza diretta del riconoscimento, al Paese, dello status di economia di mercato – potrebbe costare caro. In particolare all’Italia, che rischierebbe di perdere, secondo uno studio Ue, sino a 400mila posti di lavoro.» Laura Cavestri - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/P0Sv0D

Il mondo potrebbe essere un Bengodi se non fosse tenuto per le palle da un sistema economico che impone alla produzione di merci, dal clementino alla furfuraldeide, l'esclusiva finalità di aumentare il capitale investito per produrla (senza parlare donde magicamente deriva ’sto capitale iniziale).

In mezzo a tutto ciò, triturata come la roccia in una cementeria, ci sta una merce speciale, la forza lavoro umana, sfruttata sino al midollo in ognidove, secondo le modalità consentite dalla legge (anche in Cina esisterà sicuramente una legge che regola il “mercato” del lavoro). Purtuttavia, non esiste legge al mondo che preveda la restituzione del pluslavoro al lavoratore.

Questo accade perché tale sottrazione rimane un'operazione fantasma, un incantesimo con il quale coloro che detengono i mezzi di produzione riescono, tramite la vendita, a far lievitare il capitale iniziale che sarebbe destinato alla stasi se non avesse il magico ingrediente del plusvalore.

Il lavoro umano produttivo ha come principale finalità la creazione di valore, che non è il valore d'uso, ossia la semplice soddisfazione dei bisogni umani compresi quelli accessori e praticamente indispensabili per vivere come oramai siamo abituati a vivere. No. Il valore d'uso potrebbe, per certi versi, risultare irrilevante, perché la merce (il prodotto) non è il fine della produzione, bensì  il mezzo per ottenere qualcos'altro che la trascende. 

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