domenica 29 maggio 2016

Teoria del romanzo

Quante storie, quanta narrativa, quanti personaggi inventati, quanta aggiunta di vita alla vita, come se la seconda non bastasse.

La seconda non basta.

La trama, gli intrecci, il tessuto, l'ordito, la tela: tutte coperture. In realtà, ogni narrazione è svelamento e, insieme, nascondimento di sé. E dato che ogni coperta narrativa è corta, qualcosa resta scoperto.

Mi raccomando non i piedi, la testa.

Prendi un nome di donna e ci metti dentro una donna, la rivesti di vissuti, le appioppi stati d'animo, la muovi come una marionetta sui fili del discorso. La atteggi. Le assegni un ruolo, a seconda delle esigenze narrative.

Prendi un nome di uomo e ci metti dentro un coglione, lo ignudi nei vissuti, lo scortecci, lo assesti, lo imbalsami in una posa tale che si pensi abbia da dire qualcosa, ma, nonostante il vaniloquio, resta muto.

Prendi una città, tre palazzi, due strade, una piazza, un bar. Gente che passa e fa sentire ancora più soli i protagonisti. Negozi pieni di gente, negozi vuoti di gente.

Commercio di gente.

Qualche telefonata, l'incontro casuale con un amico non visto da molti anni, un paio di scene di sesso spinto, una colazione, due pranzi, la cena al ristorante dopo la quale si ha una terza scena di sesso trattenuto. 

È tutto una simulazione.

Tra le molteplici finzioni, è raro siano descritte le funzioni corporali. Nei romanzi e nei racconti, i protagonisti difficilmente vanno d'intestino, od orinano almeno un decimo di quanto accade nella realtà. Ma io sono un lettore pigro, non faccio testo. Tuttavia, mi ricordo che in Ada o dell'ardore di Nabokov, Van - il personaggio maschile principale, all'alba di un duello all'arma bianca o nera non mi ricordo - dopo essersi rasato, «produsse un escremento perfettamente strutturato». 

Il problema generale della letteratura è che è un'arte anti-memetica, difficilmente una frase si incrosta nella mente collettiva come il ritornello di una canzone o il particolare osceno di un quadro o di una statua. Ho detto una cazzata? Può darsi.

Però, a mio avviso, niente come una frase ben composta, perfettamente strutturata, rende compartecipe il lettore dell'intelligenza altrui, dell'altrui interiorità - budella comprese.

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P.S.
La storia dei due bancari è in cassaforte. Ritardata.

2 commenti:

siu ha detto...

Concordo nell'apprezzare entrambe le... perfette strutturazioni.
P.S.
Essendo domenica, la storia dei due bancari ci sta che sia in cassaforte. Ritardata... spero non troppo! ;-)

Anonimo ha detto...

Caro Luca,

spero che la storia dei tuoi "bancari", venga arricchita da un po' di "pathos".
In un romanzo è come il "prezzemolo".
Che so, che la Lei, è stata per un certo periodo di tempo l'amante di Vittorio Sgarbi, tanto per citare un "nome" a caso.
Vedi ,questa mattina ,ho avuto il tempo per girovagare per un mercatino locale, cosa che non faccio di solito.
Non amo infatti sentire i discorsi della "gente".
Tipo : ma non vedi quanti sono ? tra un po' obbligheranno ognuno di noi a prenderne uno in casa.
Poco più in là un collega della prima, sbaraccava già alle 10,30 , vista la desolazione di "pubblico "comprante", per la serie si può essere prevenuti e razzisti, questo sì, ma anche economicamente ignoranti, questo no.
Sorgono paurosi dubbi, ma oltre a non leggere "Liala" ,possibile che non si sappia fare nemmeno più due più due , nel proprio mestiere.
Eppure è così ,pare.

un caloroso saluto

caino