giovedì 26 gennaio 2017

Un'interminabile lagna

Via posta, mi è arrivato oggi il numero di Internazionale uscito in edicola giovedì scorso (questa è la ragione principale per cui non rinnoverò l'abbonamento cartaceo). 
In tale numero, il 1188, dedicato all'insediamento di Trump (Dio, come l'hanno presa a culo), c'è un'articolessa di Ta-Nehisi Coates (chi sia non so ma non importa, o meglio l'ho saputo poi, ma vi spiego dopo) dal titolo evocativo (parecchio evo) Il mio Presidente era nero. Era meglio negro.



Mi son provato a leggerlo: m'è saltato addosso un reflusso politicamente scorretto (una sperpetua?) che non immaginavo. La prima cosa che ho pensato è a Mario Carotenuto: «Ma te l'immagini se me nasceva un fijo scrittore come Ta-Nehisi? Mejo fascista» (sto scherzando: è perché non potevo dire come Carotenuto,  «Mejo frocio», ché forse - di questi tempi - un augurio del genere è cosa correttissima).

Di conseguenza, dopo tale avvilimento intellettuale, ho pensato che, per ripicca, non rinnoverò l'abbonamento a Internazionale, neanche alla versione pdf che arriva immediatamente. 36 colonne di scrittura patetica, oltre a non andarmi giù, mi ritornano tutte in su. Soprattutto l'epilogo è stata la goccia, lo schizzo, lo sputacchio catarroso di melassa struggente che m'ha rivoltato lo stomaco.



Peggio che con la coca cola, ho emesso un rutto durato trentasei secondi che ha permesso pure a me di sfidare la storia e la gravità. Gesùcristo, meno male ero solo.

Per rimettermi in sesto, ho cercato qualche rimedio allopatico che contrastasse il piagnisteo post-obamiano e ho trovato, qui, un articolo che poi ho trovato, in versione originale, anche qua.
In esso ho scoperto che 
the American writer, Ta-Nehisi Coates, the recipient of a "genius" grant worth $625,000 from a liberal foundation. In an interminable essay for The Atlanticentitled, "My President Was Black", Coates brought new meaning to prostration. The final "chapter", entitled "When You Left, You Took All of Me With You", a line from a Marvin Gaye song, describes seeing the Obamas "rising out of the limo, rising up from fear, smiling, waving, defying despair, defying history, defying gravity". The Ascension, no less
Oltre a questo coriandolo rivelatore, l'articolo di John Pilger riassume in modo egregio gli otto poco gloriosi anni di Obama alla Casa Bianca. Se l'avessi letto su Internazionale non l'avrei fatta lunga con questo post inutile.


P.S. O.T.
Il Messo non l'ho dismesso ma l'ho messo solo in pausa. Promesso.

3 commenti:

Marino Voglio ha detto...

gatto bianco, gatto nero, l'importante è se...

e te lo dico dar punto de vista der sorcio. fidate.

Luca Massaro ha detto...

certo che mi fido di te, come der cinese de Nick Carter.

UnUomo.InCammino ha detto...

Razzistianti

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