A prescindere dal fatto che da qualsiasi fronte vengano gli attacchi contro Berlusconi essi sono per me benvenuti, questa volta però (assolutamente non per difendere l'indifendibile) sento un po' di fastidio nell'attacco che Famiglia Cristiana sferra al premier. Certo, è da un po' di tempo che il settimanale dei paolini si dimostra critico nei confronti del berlusconismo, ma in questa occasione sembrano aver colpito duro. Leggiamo un pezzo di tale editoriale:
«La discesa in campo di Berlusconi ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato: di spaccare in due il voto cattolico (o, per meglio dire, il voto democristiano). Quale delle due metà deve fare “autocritica”: quella che ha scelto il Cavaliere, o quella che si è divisa fra il Centro e la Sinistra, piena di magoni sui temi “non negoziabili” sui quali la Chiesa insiste in questi anni? A proposito. Ivan Illich, famoso sacerdote, teologo e sociologo critico della modernità, distingueva fra la vie substantive (cioè quella che riassume il concetto di “vita” mettendo insieme, come è giusto, e come risponde all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale) e ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, a cui un sistema sociale e politico deve provvedere.
Il berlusconismo sembra averne fatto una regola: se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il “metodo Boffo”(chi dissente va distrutto) è fatto apposta.»
Alcuni rilievi. A me sembra che non fu Berlusconi a dividere il voto cattolico, bensì fu il crollo della Democrazia Cristiana a dividere l'elettorato cattolico. Un amico, negli anni successivi alla scomparsa della DC, mi diceva: «Tanto prima o poi rifaranno la palla». Ancora non è avvenuto che i democristiani abbiano rifatto la palla, e forse mai avverrà. Ma è davvero questo che alcuni cattolici, Famiglia cristiana in testa, vogliono? Se sì, perché non lo dicono chiaramente? Se invece no, non è abbastanza pacifico che vi siano cattolici diversamente stronzi (Bossi dixit) o diversamente santi?
Cioè, uno va a votare con la fede in tasca: cosa mai vuoi che voti se non quello che va bene alla sua fede? Ché deve andare contro la sua fede per il bene comune, per la nazione (fede diversa)?
Quello che promette (ha promesso) Berlusconi alla Chiesa, e cioè difesa dell'embrione, posizioni integraliste sui temi bioetici, è quello che la chiesa ufficiale chiaramente vuole da qualsiasi governo. La sinistra, i democratici non glielo possono promettere, sono più cazzoni, indecisi, hanno meno pelo sullo stomaco, e non hanno nemmeno più la Binetti (hanno però ancora persone come Fioroni e Castagnetti a tenere la barra ferma sul cattolicesimo democratico).
Il metodo Boffo è un metodo che la Chiesa ha attuato più volte nel corso della sua storia secolare (anche se questo certo non ne giustifica l'uso da parte delle guardie del corpo mediatiche berlusconiane).
Poi non si devono toccare i veri santi come Ivan Illich senza dire per bene chi essi furono: Illich fu un prete spretato, un sacerdote che per protesta abbandonò la Chiesa di Roma. Se me lo si cita a rinforzo della propria tesi senza far notare al lettore cristiano questo particolare, a mio avviso si commette una piccola frode.
Infine, il voto cattolico: cosa distingue per esempio il cattolicesimo ciellino da quello paolino?
Ma forse la vera domanda da porre a Famiglia Cristiana (e ai cattolici in genere) è questa: che tipo di cristianità hanno in mente?
«La chiesa è oggi incerta tra due modelli opposti: il modello tradizionale della chiesa come cristianità, come ordo christianus al quale ritornare dopo la ribellione moderna (a questo inclina anzitutto il bisogno di sicurezza psicologica che spinge la gerarchia verso l'illusione di rinnovati trionfi, e introno ad essa suscita consensi), e il modello della fine della cristianità, del fermento cristiano ancora sparso, come all'inizio, nell'oscura pasta del mondo (a questo obbliga la consapevolezza critica, ma manca una teologia capace di pensarlo adeguatamente)».
Sergio Quinzio, La croce e il nulla, Adelphi, Milano 1984
Quinzio divide bene i due modelli di “chiesa”. Il punto è: se si sta dentro la prima tipologia cristiana, secondo me, Berlusconi va benissimo, anzi. È il prototipo del principe cristiano per eccellenza, farabutto dentro alla Costantino, che pur di conservare il potere e sopravvivere concede spazio all'ordo christianus fino a farsi suo migliore interprete e garante supremo dei “valori” cristiani. Paradossalmente, però, Berlusconi è il principe (o la potestà) migliore anche per il secondo tipo di cristianità, quello della fine del cristianesimo nella storia, dacché egli è la rappresentazione più manifesta che la religione cristiana (e il cattolicesimo in particolare) è una religione che per sopravvivere ha un fottuto bisogno di appoggiarsi al potere; di più, che è essa stessa potere mondano in perpetua ricerca della modalità più efficace per conservarlo ed estenderlo. Per questo, anche ai cristiani della fine della cristianità, Berlusconi rende un servizio egregio perché rende evidente, agli occhi di vuol semplicemente vedere le cose come sono, che la religione cristiana, la cattolica in particolare (come tutte le religioni in fondo) è un potere che ritarda l'Apocalisse, la venuta del Regno, la Rivelazione. Come Gesù Cristo ha dimostrato al mondo che anche un Dio può morire (dato che non c'è o se anche ci fosse a nessuno è dato sapere chi Egli sia né è dato credersi suo eventuale tramite o intercessore) adesso sta alla Chiesa, sua figlia prediletta, dimostrare che la Religione può e deve morire per lasciare libero l'uomo nel mondo. Crocifiggere il religioso per liberare l'umano, per lasciarlo al suo destino, alla sua totale responsabilità, alla sua ineluttabile immanenza. L'uomo, il mondo è qui, si gioca qui la vita di tutti, dentro i propri corpi che resistono al corrosivo passare del tempo – inutile tentare di respingere i propri limiti in un aldilà di cui pochi chierici conserverebbero le chiavi.
Ma il problema è: esistono questi secondi tipi di cristiani? E se anche ci fossero, Famiglia Cristiana intende rappresentare la loro voce? O forse, nel tipo di cattolici che essa rappresenta, c'è la percezione che tale tipo di rapporto tra Chiesa e Potere (leggi: Chiesa & Berlusconi) sia veramente una sciagura per la Chiesa stessa e si cerchi di porre riparo non per allontanare il religioso dal mondo, ma per tenerlo incollato bene per terra?
Mah, questo post mi sembra un po' storto. Domani vo a Pisa per raddrizzarlo. Intanto leggete questo meraviglioso post di Popinga che ci lancia sulle costellazioni vangoghiane.
4 commenti:
Sono uno sciocco, un perverso, un pivello, un samurai un qualsiasi cosa tu possa immaginare e come te ogni tuo lettore. Allora cosa è che mi porta a dire che tutto questo discorso non avrebbe luogo, se, semplicemente si tenesse conto della carta costituzionale. Stato è chiesa, in essa sono due entità distinte. Se nel voto del "paese", come è normale che sia si tiene conto delle tendenze religiose o meno dei suoi elettori, allora è normale, che chi più chi meno ci faccia leva. Il risultato è questo. La soluzione sta scritta, nell'ingerenza stessa di famiglia cristiana, che, per giunta pare del tutto legittima. Che guaio!
Grazie, Luca. Se vai a Pisa occhio al portafoglio, non si sa mai.
Cos'è che vai a raddrizzare, a Pisa?
Purtroppo il problema vero sta nel non saper coniugare indipendenza e appartenenza.
A molti cattolici vorrei dire che si può appartenere a quella confessione senza per questo perdere la vis civica.
Anche io credo che esista questa contrapposizione: difesa della vita (quasi) prima ancora che nasca e "metodo Boffo".
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