mercoledì 20 giugno 2012

Il capotribù dipende ancora dallo stregone

Da tempo, ma in forma meno chiara e più vacua, mi chiedo come Olympe de Gouges perché noi umani d'occidente difettiamo di immaginazione, perlomeno le cosiddette élite intellettuali oggi oramai pienamente intruppate dentro le magnifiche sorti e progressive del capitalismo.
E, suppongo, esse difettino d'immaginazione - o meglio: la trattengano e/o non la diffondano - perché il capitalismo paga bene i suoi servitori, con benefit di vario tipo. È difficile resistere alle tentazioni del lusso, della comodità, della vita facile. Un bello stipendio risolve tanti problemi esistenziali, indubbiamente.

Ma chi sono nella nostra epoca le vere élite intellettuali?
Gli imprenditori (veri, non i Della Valle e i Colaninno, i Berlusconi e i De Benedetti), gli scienziati, i tecnici, i medici, gli ingegneri, i fisici, i chimici, i biologi, gli agronomi eccetera: tutti coloro che non sanno cantare, ma fare. Non io, dunque, non Rondolino et similia (a proposito, Fabrizio: non sei diventato di destra, lo sei sempre stato, indi ciapa i danè a vada via i ciap in Arizona).

Ancora una volta valga il seguente principio:
«Lo Stato [il Capitalismo] può vivere, combattere e potenziarsi solo con i mezzi offertigli dalla cultura [scienza compresa]. Esso lo sa perfettamente; il capotribù dipende dallo stregone» (Giorgio Colli, 7 luglio 1957, La ragione errabonda, Adelphi, Milano 1982). 
Ma liberare la scienza dal capitale sarà mai possibile? A una condizione, forse: che gli scienziati (vorrei dire: i sapienti), non si accontentino di farsi pagare di più, ma che pretendano di essere liberi.
Liberi, sì, di cercare (leggasi: immaginare) altri mondi possibili.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse a loro (agli scenziati) farebbe piacere anche solo essere pagati per svolgere bene e in indipendenza il loro lavoro. Ma questo dipende dalla volontà politica e in questo paese, oggi più che mai, la volontà politica è totalmente scollata dagli interessi della popolazione, mentre è espressione di interessi molto più particolari e di casta.
Dagli interessi, nota bene, non dalla volontà, giacché la volontà del popolo... è determinata sempre più dagli interessi del capitalismo. Tornando alla tua domanda: "liberare la scienza dal capitale sarà mai possibile?", la risposta sembrerebbe doppiamente e tristemente ovvia. Ma quelli come me non demordono. Mai.

bag ha detto...

Mah...
tanto per dire la mia:

- nel post e nei commenti al post di Rondolino ci sono delle confusioni: i liberali non sono la stessa cosa dei libertari. I liberali classici erano dei borghesi progressisti (certo, borghesi con lavori tipo nella Compagnia delle Indie, quindi se ne può sempre dir male volendo), i libertari sono una versione Far West del pensiero di Locke+Rousseau (alla faccia del commie) che sono conservatori (la mia terra, la mia casa, le mie cose, i mieisoldi...). Sia Rondolino che i suoi commentatori invece li confondono. Peraltro è vero che il liberalismo e il libertarismo non fanno parte della normale dicotomia sinistra-destra. Sono alternative.

- Per fortuna le élite stanno diventando (ancora non lo sono, ci sono resistenze) quelli che sanno fare, piuttosto che quelli che sanno cantare. Ok, preferisci i romantici visionari. Ma non è mica detto che un tecnico sia privo di visione. Anzi. Il problema è che non li abbiamo noi in Italia, questi tecnici qui con la visione. In Italia li uccidiamo da piccoli con il nostro programma scolastico ultrazeppo di letterature e ultracarente di scienze. D'altronde siamo il paese della borghesia snob: se in UK la borghesia era la classe che si dedicava alla scienza (basta guardare anche solo la loro letteratura, piena di borghesi che sognano di esporre qualcosa di scientifico di fronte alla selezionata platea di membri della Royal Society. Questo è il top della vita di un uomo, secondo quel punto di vista), in Italia (ma diciamo sul continente tutto, tranne forse rare eccezioni come la Polonia ma non tutta) la borghesia è storicamente la classe che dirige la cosa pubblica e basta. Per questo lo Stato non funziona e abbiamo la piaga dello statalismo (e io sono uno decisamente favorevole allo Stato come concetto!), del nepotismo, del baronismo e così via. Per dirigere la cosa pubblica, parve ai nostri letterati (ovvero quelli che erano abbastanza ricchi da arrivare a certe posizioni acquistandone i voti necessari, tramite clientelismo e altri magheggi) che fosse necessaria un'educazione letteraria (perché l'importante è fare i cicisbei nei salotti, mica far funzionare la macchina). Abbiamo una cultura da snob. Abbiamo un Vattimo che dice che puoi leggere quel nazista antisemita (questa era la vulgata) di Nietzsche anche se sei di sinistra - ma il problema è che adesso tutti leggono solo Nietzsche, che è pur sempre uno morto con gravi turbe psicologiche. L'eroe filosofico italiano è un malato di mente.

- Ecco il finale. Secondo te gli stregoni sono gli scienziati. Secondo me gli stregoni sono quelli che citano Nietzsche come se fosse l'autorità definitiva, o se non lui qualcun altro di quel genere (e ne ho in mente un sacco, che scrivono in tedesco, francese e italiano. Perché non me ne vengono in mente altri che scrivono in inglese? Nemmeno Charles Taylor, nemmeno gli ultracomunitaristi sono così - boh, non ho nemmeno un aggettivo abbastanza degradante). Lo stregone è quello che parla di magie, non quello che offre dimostrazioni e si espone alla possibilità della controprova.

Luca Massaro ha detto...

Intanto, grazie Francesca.
E grazie Alex del tuo "corposo" intervento che nobilita i miei tentativi di cattura filosofica del reale (si può dire così?)
Sui tre punti:
il primo concordo in pieno sulla tua distinzione (ma io non ho letto i commenti al post di Rondolino: 320, caspita!);
il secondo: mi hai frainteso. Io non preferisco chi sa cantare, anzi: annovero in pieno - gramscianamente - tutti il mondo della produzione, del fare, della ricerca tra coloro che sono degni intellettuali. Però concordo sulla tua analisi dello Stato italiano e le sue storture di una borghesia assolutamente non illuminata.
Riguardo a Nietzsche, è a lui che mi riferivo nel post precedente con questa frase: «Abolire Dio è un po' abolire se stessi - perché se si deve negare Dio per idolatrare l'uomo si rischia d'impazzire o di far impazzire gli altri.» Quindi, lungi da me considerarlo "un eroe".
Infine: ho ripreso il termine "stregoni" usato da Colli proprio come fa lui: in forma ironica, così come è ironico considerare il politico il capotribù.
Nonostante io abbia - appunto! maledetta scuola, e voglia! - una cattiva educazione scientifica, mi rendo conto che essa debba essere messa al centro delle attività intellettuali, perché solo grazie alla scienza che non abbiamo più bisogno - almeno si spera - di stregoni né di capitribù.

Massimo ha detto...

In Italia abbiamo avuto un Giuseppe Rensi (1871 - 1941), che pur gravitando inizialmente intorno a Nietzsche e Schopenhauer ha sviluppato un suo pensiero laico, una sorta di ateismo religioso. Dio non c'è, non può esistere, ma lo possiamo inventare. In ogni atto di compassione nasce quel Dio che nella natura crudele non esiste.
Ma la "creazione" di questo Dio non sfocia nell'esaltazione superomistica. Non c'è redenzione, ma prassi.
Eppure Rensi non viene minimamente c****o da nessuno. Eppure è un grande del 900.

Nietzsche viene condito in tutte le salse, ieri come oggi. Per lo più viene frainteso. Lui era realmente reazionario, razzista e convinto assertore della divisione in caste dell'umanità, dal punto di vista scientifico. Come abbia potuto essere usato a sinistra è un mistero della fede.

Ormai le neuroscienze galoppano verso scenari sempre più complessi. Il vero mistero è il pensiero conscio.
Ciao

Luca Massaro ha detto...

Grazie Massimo del tuo commento e di aver ricordato il pensiero di Giuseppe Rensi del quale lessi "La filosofia dell'assurdo" con molto 'piacere'.
Non sono in grado di dirti perché egli venga poco studiato, certo è che va dato in questo caso ad Adelphi il merito di averlo riproposto: essere nel suo catalogo è una buona garanzia di ricordanza. Certo, questo non basta.