sabato 2 giugno 2012

Re alla sessantamilionesima


Stamani ero a Roma, alla parata de' Fori Imperiali. Ero lì in quanto re alla sessantamilionesima (circa), per ricordarmi il giorno in cui lo divenni, alla facciaccia della monarchia infame che s'era compromessa col fascismo.
È stato bello vedere sfilare in modo dimesso le truppe delle varie forze armate e altri Corpi dello Stato. Marciavamo alla bell'e meglio,
senza sistemi d'arma, senza cavalli, senza frecce tricolore, senza fanfare. Al passaggio davanti alla tribuna presidenziale, le bande hanno interrotto l'esecuzione delle musiche e marciato con il solo rullare dei tamburi. Lo stesso suono sordo che ascolta la terra in Emilia*
Immagino i cultori del genere parate militari, delle scuole dittatoriali e autoritarie del mondo intero, come avranno riso a crepapelle, nemmeno le divisioni del papa sarebbero sembrate così pacifiche ed inermi. È un segno buono, e io sono contento.
Quindi, dopo la rassegna e dopo aver stretto la mano anche ad Antonio Tajani che m'ha attaccato un discorso del cazzo che non finiva più, sono salito sulla Lancia Flaminia della Scuderia Quirinale, mi sono messo il berrettino bianco e ho cominciato a salutare a destra e a manca il pubblico festoso, mentre baldi uomini in doppiopetto mi correvano accanto per farmi da scorta, come se mai avessi corso il pericolo oggi di fare la fine di Kennedy - ma è la prassi, che ci vuoi far.
Infine, dopo essermi fatto accompagnare alla Stazione Termini, ho ripreso il treno, in meno di due ore ero a casa, giusto il tempo per farmi una pasta tricolore, pomodoro, mozzarella e rucola.
Ah, dimenticavo: Di Pietro, Alemanno e pure Grillo: andatevene affanculo.

2 commenti:

Kisciotte ha detto...

Abbasso ogni testa coronata.
Abbasso le dittature.

Sempre W la Repubblica!

Luca Massaro ha detto...

soprattutto se democratica e fondata sul lavoro :-)