domenica 24 giugno 2012

I mercati finanziari siamo tutti noi un cazzo

Fa bene Pietro Ichino, prendendo spunto da un'Amaca di Michele Serra, a rispondere alle “illustri firme” di Repubblica (oltre a Serra, Scalfari e Lerner compresi). Fa bene, sì, e - a mio modesto avviso - è anche convincente a spiegare «chi diavolo sono questi “mercati finanziari” che sequestrano la nostra economia».
In effetti, la crisi economica delle società occidentali è dovuta al fatto che non si può vivere a debito all'infinito e che, prima o poi, il conto da pagare ai debitori va pagato.
Ora, fatto salvo che uscire dal debito non è cosa che si rimedia con un semplice default (come vorrebbero i grillisti per esempio), dato che lo Stato, ogni stato, ha estremo bisogno che qualcuno acquisti ancora debito per funzionare - e questo qualcuno sono i mercati finanziari che
costituiscono l’unica entità a cui possiamo rivolgerci, quando non siamo in grado di pagare i nostri debiti, per trovare qualcuno che sia disposto a tornare a prestarci il denaro di cui abbiamo bisogno per pagare gli stipendi agli statali, le pensioni a tutti quanti, i costi della sanità, della scuola, della polizia, e così via
Fatto salvo questo, è chiaro che per ridurre il debito occorre procedere a un sostanzioso taglio della spesa pubblica affinché lo Stato abbia in futuro meno bisogno dei soldi in prestito per campare.
Ma ogni taglio è sinonimo di sacrificio. E sacrificio è una parola, è parola prettamente rituale, quindi religiosa - e per questo non è del tutto sbagliata la similitudine di Michele Serra nel ritenere i mercati finanziari un'entità metafisica, religiosa - dietro la quale sembra non vi sia alcuno.

E qui viene prezioso l'intervento di Ichino, il quale spiega che, in realtà, i mercati finanziari non sono il diavolo ma
Siamo tutti noi, ogni volta che ci chiediamo se sia meglio investire i nostri risparmi prestandoli a Tizio o a Caio; per esempio, ponendoci questa domanda: “sarà meglio investirli in buoni del tesori greci, con i loro interessi altissimi ma con il dubbio se alla fine verremo rimborsati, oppure in quelli tedeschi, con i loro interessi bassissimi ma con la certezza che alla fine riavremo i nostri soldi?”. Molti di noi non si sono mai posti questo problema? D’accordo, ma se lo sono posto e se lo pongono quotidianamente i gestori dei fondi-pensione dei lavoratori americani o giapponesi, o dei fondi di investimento nei quali hanno messo i propri risparmi la casalinga di Voghera o l’artigiano di Sao Paulo.
Ora, pur essendo convincente, Ichino mi sembra un po' avventato a dire che i mercati finanziari siamo noi. Noi chi? Io no, per esempio, perché non sono un risparmiatore. Ma anche i risparmiatori, che si fidano dei gestori dei fondi pensione, presi singolarmente, cosa rappresentano in realtà se non carne da macello? Perché pensate che la casalinga di Voghera o l'artigiano di Sao Paulo, per far fruttare i loro piccoli risparmi, siano disposti a mandare a puttane un'intera nazione, la Grecia per esempio?
È la grande massa di denaro che provoca le crisi, e il movimento della stessa è determinato dalle abili mani dei gestori dei fondi pensione, funzionari che rispondono ai comandi delle banche d'affari, dietro le quali si cela - ecco il mysterium tremendum - l'innominato potere del Capitale.
Già, perché i mercati finanziari sono solo in minima parte composti di capitale parcellizzato, del risparmio diffuso dei piccoli benestanti. La grande massa di denaro che i mercati finanziari muovono appartiene ai famosi parassiti dell'umanità (pdu), che tengono buone le masse a seconda della latitudine e dei costumi, vuoi comprando squadre di calcio, vuoi bastonando chi protesta. Sono, i pdu, gente in apparenza dabbene, soprattutto in occidente, visto l'uso diffuso del politicamente corretto. Quasi tutti sono religiosi e hanno flotte aeree e navali. I più saggi non si mostrano tanto in giro. I più sbruffoni fanno anche i capi di governo. Quasi tutti hanno la crème de la crème di servitori e puttane, presentatori televisivi e calciatori. Guardie del corpo che li seguono ovunque, segretari di partito di facciata, domatori di leoni, addetti stampa.

Attenzione: io non sono un nemico religioso della ricchezza. Se uno è ricco per il suo lavoro, tanto di cappello, nessun risentimento, nessuna invidia, massimo rispetto e cortesia. 
Ma quanti ne conoscete che sono diventati miliardari con il solo lavoro senza mai sfruttare il lavoro altrui?
Queste cose vanno dette egregio Ichino. Sennò sembra, appunto, che siano la casalinghe e gli artigiani a farci andare in pensione più tardi, a tagliare fondi pubblici a cazzo di cane, ad aumentare le tasse e a farci avere gli stipendi da fame.

2 commenti:

Weissbach ha detto...

Bravo. Altrimenti sembra che non faccia una piega.
PS: ogni tanto mi sembra che certe categorie, dichiarate ormai defunte, tornino a brillare per adeguatezza. Come quella di "conservatore".
Che possiamo assegnare a tutti quelli che ci raccontano sempre che "le cose stan così, bellezza".
Si vede che non ci stan poi tanto male.

Luca Massaro ha detto...

Grazie W.
Bentornato (nel senso da queste parti).