«Chi
ti dirà delle buone parole potrà essere soltanto un adulatore
troppo basso per muovere fin lo schifo. Che cosa vorreste fare, o
cani, che non amate né la pace né la guerra? Che l'una vi fa
spavento e l'altra vi rende impertinenti? Colui che ripone fiducia in
voi, là dove dovrebbe riconoscervi per leoni, vi riconosce
all'incontro per delle lepri e dove ci vorrebbero delle volpi si
ritrova delle oche. No, voi non siete più sicuri di quanto non lo
sia un carbone acceso sul ghiaccio o un chicco di grandine esposto al
sole. La vostra virtù consiste tutta nel rendere meritevole colui
ch'è oppresso dalle sue stesse colpe e nel maledire alla giustizia
che l'ha condannato. Chi merita di essere considerato grande, è come
se meritasse, invece, il vostro odio; e i vostri affetti sono come
l'appetito di un malato, che desidera soprattutto di mangiare quel
che più accresce la sua malattia. Colui che dipende dai vostri
favori è come se nuotasse con delle pinne di piombo o volesse segare
delle querce con de' giunchi! Andate a farvi impiccare! Fidarmi di
voi? Mutate d'opinione a ogni minuto e chiamate nobile colui che pur
dianzi detestavate, per dar del vigliacco a chi era il vostro idolo.
Per quale ragione andate ora gridando, in giro per la città, contro
il nobile Senato che, per conto degli dèi, vi tiene a freno, voi,
che altrimenti vi cibereste l'uno dell'altro?»
William Shakespeare,
Coriolano, traduzione di
Gabriele Baldini, Rizzoli (BUR), Milano 1986.
È sin troppo facile riconoscere, in questo brano shakespeariano, il ritratto di molta fauna berlusconiana.
Adulatori troppo bassi per muovere fin lo schifo.
Esagererò, ma io vi ravvedo una notevole convergenza coi repubblichini di Salò - e senza la scusante di salvare l'onore della patria tradita dall'armistizio. Forse anche per questo sono fiducioso nel vederli destinati a fare la stessa fine, combattenti irriducibili di una causa fallace, che resistono perché oramai sono talmente compromessi con l'assurdo che riconoscerlo equivale a un harakiri - e figuriamoci se questa è gente capace di suicidio per lavare la vergogna. Purtuttavia, non mi preoccupa tanto il loro presente, quanto la loro futura memoria. Ci sarà un giorno in Parlamento un nuovo Violante che farà lo stesso discorso del cazzo di comprensione assolutoria? Io temo fortemente questo, giacché
«sarò un azionista, un giustizialista ma questo ecumenismo mi fa cadere in depressione, mi fa pensare che non saremo mai un paese normale, che saremo sempre un paese pretesco.» Giorgio Bocca.
Non so come andranno le elezioni, ovvero non so di quanto Berlusconi perderà: troppe le variabili, soprattutto se le mafie torneranno alle urne. Ma se putacaso Berlusconi avrà poco peso in Parlamento, non ci dovranno essere più scuse per mettere in atto tutti quei provvedimenti che impediscano il ripetersi del fenomeno.
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