domenica 9 dicembre 2012

Alzate a testa di cazzo

«Non sono uno snob, piac­ciono anche a me le alzate di testa*, la follia di pancia [arte dello scorreggiare] è costi­tutiva della politica, non avrei perso mesi faticosi nel Mugello [contro Di Pietro, se non ricordo male] e non avrei fatto una lista suicida per distruggere il muro di sordità verso l’abor­to di una società occidentale come l’Italia e di un mondo in cui hanno posto eminente e ri­spettato le follie dell’eugene­tica moderna o dello stermi­nio asiatico delle bambine. Ma spero sempre che in certe mattane scorra il filo di una lo­gica e un ésprit de finesse [il sibilo di un peto] , che lo si veda bene o no è un altro discorso. Qui non lo trovo.»
Giuliano Ferrara non lo trova perché, dopo tanti anni di amore incondizionato (e forse a senso unico), non sente più la puzza di chi l'ha sempre fatta fuori dal vaso. Non trova la logica perché ce l'ha sotto i piedi, la merda, e ci cammina sopra senza accorgersene: solo dopo ne ravvisa il puzzo. Berlusconi si ripresenta come candidato principe del suo partito (e della Lega schifa che gli andrà dietro scodinzolante come ha sempre fatto) perché lo esige la logica de' suoi interessi. Berlusconi non è un imprenditore sul mercato e Mediaset sarebbe un'azienducola del cazzo se il padrone non avesse da sempre avuto le mani in pasta nella politica, prima come uno dei sostenitori principali degli statisti Craxi e Andreotti (e del sottobosco clientelare in odor di mafia che si estende, come macchia mediterranea, dal Lazio alla Sicilia), e poi - dopo il disfacimento pentapartitico causato da Mani Pulite - fondando lui stesso un partito.
Come anno scorso si dimise perché i suoi fidi presidenti di qualcosa di suo gli supplicarono di farlo, pena il baratro delle aziende, così Berlusconi si ricandida anche questa volta perché se esce dal Palazzo si taglia definitivamente fuori da ogni possibilità di controllo e di azione politica volta ai suoi esclusivi interessi, dacché, se uscirà una maggioranza parlamentare a lui invisa, è molto probabile che il prossimo parlamento e il prossimo governo farà, finalmente, la legge sul conflitto di interessi e sull'incandidabilità non solo di chi è condannato ma altresì di chi opera sul mercato grazie a delle concessioni statali (oh, magnifiche frequenze!). 
Berlusconi si è sempre vantato delle sue doti di bravo e impareggiabile imprenditore: ma di che? Che cazzo d'intrepresa è quella che, da sempre, opera in regime di monopolio? Quella che sul nascere è stata fatta decollare a colpi di decreti legge perché contravveniva alle leggi dello Stato?
Il problema principale è, a questo punto, quanto Berlusconi riuscirà a nascondere questa sua innascondibile motivazione agli occhi dell'elettorato, ovvero quanto riuscirà a far credere che i suoi interessi siano coincidenti con quelli di chi lo voterà (donne e uomini già sul suo libro paga a parte). I mezzi per una massiccia e incontrollata propaganda sono sempre a sua disposizione. La bocca impastata della milf B. D'Urso già prova coi suoi più ammiccanti sorrisi a convincere i telespettatori di quanto è buono e bravo e bello Silviuccio. Le trasmissioni di Ricci maschereranno come al solito la sua infamia. Fede non c'è più, c'è quel Funari in minore con accento fiorentino che dà la voce al popolo caciaro. C'è anche altro che non ho voglia di rammentare: lo schifo di sempre.

*Il titolo si ispira a questo passo, dato il viagra.

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